Manifestazioni in tutta Italia
Salvini e il boomerang della precettazione, così lo sciopero diventa politico
Il leader della Cgil non poteva trovare una “spalla” migliore: la mano pesante del vicepremier ha rafforzato lo sciopero, che ora diventa politico
Politica - di David Romoli
La precettazione? “E’ avvenuta tante altre volte. Non è un inedito”. La ministra del Lavoro Calderone, buon ultima, si decide a commentare la inaudita precettazione decisa da Salvini e, come già la premier il giorno precedente, prova a spegnare l’incendio minimizzando: “Il diritto allo sciopero è fondamentale, nessuno lo mette in discussione ma bisogna rispettare norme a tutela dei diritti dei cittadini come la mobilità”.
Giri di parole che servono a poco. Il danno è fatto e, con massima insoddisfazione della premier, del ministro dell’Economia e probabilmente della stessa Calderone, non c’è modo di sanarlo. Landini, dopo averlo giustamente azzannato in pubblico, avrebbe tutte le ragioni per ringraziare di cuore, in privato, Matteo Salvini.
“Spalla” migliore sul palcoscenico dello sciopero non poteva trovarla. Senza la Cisl, in una temperie sociale fondamentalmente rassegnata, strutturato senza troppe pretese guerresche, lo sciopero sarebbe stato un evento se non minore neppure deflagrante, le manifestazioni di oggi più o meno d’ordinanza. La mano pesante del vicepremier leghista ha cambiato tutto.
Lo sciopero, dimezzato nei suoi effetti dalla minaccia di multare pesantemente i precettati che non avessero obbedito al diktat, è stato in compenso moltiplicato nella sua importanza. Le manifestazioni saranno per forza battagliere. Landini e il leader della Uil Bombardieri questa mattina saranno a Roma in Piazza del Popolo.
La protesta di oggi non è più contro una modestissima legge di bilancio ma contro l’attentato al diritto di sciopero, e non è la stessa cosa. La natura politica della mobilitazione dei lavoratori, che era implicita, è ora esplicita e conclamata. E’ lo stesso Landini ad affermare che il sindacato non si fermerà alla protesta contro la legge di bilancio e che nel mirino c’è l’intera politica economica del governo, cioè, fuor di metafora il governo stesso.
Anche sul piano degli equilibri all’interno dell’opposizione, della quale la Cgil è comunque parte determinante, Salvini ha fatto a Landini il regalo di natale con largo anticipo. Il ruolo che la mossa di Salvini, senza precedenti per gravità materiale e a maggior ragione simbolica, assegna al leader della Cgil, è importantissimo: l’ispiratore e il collante, il leader di fatto, dell’intera ancora virtuale ma inevitabile coalizione di centrosinistra, quella composta da Pd, M5S e Avs.
Non era certo quello che voleva la premier che ha fatto il possibile per smarcarsi, prima con un inusuale e prolungato silenzio, poi provando a ridurre la faccenda a una mera questione di legalità e rispetto per le regole. Salvini invece aveva tutto l’interesse nel trovare un campo nel quale mostrarsi come il vero “uomo forte” della destra. Una Meg Thatcher, sia pure in versione casareccia e caricaturale.
Dal suo punto di vista ha messo a segno il colpo perché di umori ostili al diritto di sciopero nella destra, sia alla base che nella rappresentanza politica, ne corrono eccome. Basta leggere le dichiarazioni consegnate dagli ufficiali della maggioranza in questi due giorni per sincerarsene.
Ma se Salvini, in nome del vantaggio personale, ha in realtà dato una mano allo sciopero, il rischio che si profila dopo un passo di questo tipo è reale e pesante. Non una limitazione aperta del diritto di sciopero, o almeno non ancora. Ma una sua erosione dall’interno del resto in corso da lungo tempo e che aveva già trovato un picco, superato ora dalla precettazione, dal divieto per le “categorie essenziali” di aderire allo sciopero generale contro Draghi del dicembre 2021.
Le proteste contro la precettazione oggi e nei prossimi giorni saranno moltissime e rumorose. Non serviranno a molto senza la capacità e il coraggio soprattutto da parte del Pd e della sua nuova leadership di rimettere in discussione un’intera logica, in buona parte condivisa dal centrosinistra: quella che da decenni mirava e mira a circoscrivere sempre più i margini della conflittualità sociale, condannando le manifestazioni a svolgersi dove non le vede nessuno, moltiplicando le condanne in nome della sicurezza, smussando gli spigoli degli scioperi con l’obiettivo di renderli indolori e dunque inutili. Senza quell’avvio di revisione profonda Salvini la sua crociata contro il diritto di sciopero la vincerà davvero.