Mai come in queste ore sembra essere vicino un possibile accordo tra Israele, Hamas e Stati Uniti per una “pausa” nei combattimenti in corso dal 7 ottobre scorso in cambio della liberazione di una decina di donne e bambini in ostaggio nella Striscia di Gaza.
Da più fonti, sia israeliane che statunitensi, si riporta come la trattativa sia vicina ad una conclusione positiva.
L’indiscrezione del Washington Post (smentita)
Il primo media a riportare la notizia è stato il Washington Post citando sue fonti vicine al dossier. Secondo l’autorevole quotidiano della capitale Usa, il rilascio degli ostaggi dovrebbe iniziare nei prossimi giorni.
In base all’accordo, contenuto in sei pagine, tutte le parti si impegnano a congelare le operazioni di combattimento per almeno cinque giorni mentre 50 o più ostaggi verrebbero rilasciati in gruppi ogni 24 ore.
La rivelazione del quotidiano ha spinto Adrienne Watson, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, a smentire via X (l’ex Twitter, ndr) l’accordo preliminare tra le parti. “Non abbiamo ancora raggiunto un accordo, ma continuiamo a lavorare duramente per arrivarci“, ha dichiarato la portavoce.
Le conferme israeliane
Eppure anche da Israele arrivano conferme su una trattativa vicina alla conclusione positiva. La tv israeliana N12, dopo il Washington Post, ha riferito di un possibile accordo sulla liberazione degli ostaggi nella Striscia di Gaza. Secondo la tv, Hamas avrebbe segnalato di essere pronta in linea di principio a rilasciare 87 ostaggi. Tra questi figurano 53 tra donne, bambini e giovani israeliani e 34 stranieri. In cambio, Israele dovrebbe attuare un cessate il fuoco di cinque giorni nella Striscia e rilasciare dalle proprio carceri un numero imprecisato di donne e minori.
Hamas chiede che venga permesso l’ingresso di più carburante nell’enclave palestinese. N12 precisa, tuttavia, che non è ancora chiaro se l’accordo andrà in porto dato che il capo di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya al-Sinwar, non ha ancora dato una risposta chiara e definitiva tramite i mediatori in Qatar.
La sponda del Qatar
Una sponda arriva anche dal Qatar, il Paese arabo che è il maggior finanziatore di Hamas e che ospita i suoi leader politici. “Le sfide che restano nei negoziati sono davvero minori, e sono più logistiche, più pratiche“, ha dichiarato Mohammed bin Abdelrahmane Al-Thani durante una conferenza stampa a Doha accanto al capo della diplomazia dell’Unione europea, Josep Borrell.