Gli exit poll
Paesi Bassi, alle elezioni vince l’estrema destra di Wilders: “Ora nessuno può ignorarci, governeremo”
Esteri - di Redazione
Siamo solo agli exit poll, nulla di definitivo, ma i Paesi Bassi virano fortemente a destra: il Partito per la Libertà di Geert Wilders, di estrema e destra, islamofobico e a favore dell’uscita dall’Unione Europea, è in testa nel voto tenuto oggi con la chiusura dei seggi alle 21.
“Non possiamo più essere ignorati, governeremo”. Sono le prime parole di Geert Wilders, commentando gli exit polls che lo danno in vantaggio nelle elezioni.”Il Pvv non può più essere ignorato”, afferma il leader del partito invitando gli altri partiti a lavorare insieme e a “superare le proprie ombre”.
Non è un caso se tra i primi a complimentarsi con Wilders ci siano da un lato Matteo Salvini e dall’altro Viktor Orban, entrambi leader dell’estrema destra, con il leader della Lega che è alleato in Europa.
Per Wilders, 63enne che nel 2006 ha fondato il Pvv, è una affermazione a sorpresa, merito di un recupero impressionante nelle ultime settimane.
I risultati secondo gli exit poll
Su 150 seggi della Camera bassa, il Partito per la Libertà di Wilders ne avrebbe conquistati 35, contro i 26 andati al cartello elettorale fra Partito Laburista e Sinistra verde di Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea e “padre” del Green deal europeo.
A quota 23 seggi il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, il movimento che ha espresso negli ultimi anni il premier olandese: fino a luglio era Mark Rutte, costretto alle dimissioni dopo la caduta del suo governo per una controversa legge sull’immigrazione. Ora il partito di centrodestra, dopo il ritiro dalla politica di Rutte, è guidato dall’ex ministra della Giustizia, Dilan Yeşilgöz-Zegerius.
Sotto le aspettative della vigilia Nuovo Contratto Sociale, il movimento politico fondato pochi mesi fa dal centrista Pieter Omtzigt e che per lungo tempo è stato in testa nei sondaggi. Gli agri-populisti di BBB, il Movimento Civico-Contadino fondato nel 2019 e improntato alla difesa degli interessi degli agricoltori e degli abitanti delle aree rurali del Paese, passano da 1 a 7 eletti.
I centristi europeisti di D66 dimezzano i consensi scendendo da 24 a 10 seggi mentre è un tracollo anche quello di Appello Cristiano Democratico, l’ex partito di Omtzigt, sceso da 15 a cinque seggi.
Il governo di coalizione
Con questi numeri, Wilders dovrà ovviamente formare un governo di coalizione. Pur avendo ammorbidito almeno in parte le sue posizioni più controverse, per il leader del Partito per la Libertà resta complicato trovare la quadra per guidare il Paese. Il punto a suo favore è sicuramente l’assenza dai giochi di Mark Rutte che, per avendo governato in minoranza grazie all’appoggio esterno di Wilders per un biennio nel 2010, ha poi sempre chiuso ad alleanza col leader dell’estrema destra. Al contrario la sua erede, l’ex ministra Dilan Yeşilgöz-Zegerius, si è mostrata ben più aperta ad un accordo di governo con Wilders, a patto che non sia lui a ricoprire l’incarico di premier.
Escludendo poi qualsiasi tipo di accordo con Timmermans e la sinistra, restono alcuni partiti minori e soprattutto il centrista Omtzigt, che dopo la pubblicazione degli exit poll ha sottolineato che il suo partito è pronto a governare.