Il conflitto in Medio Oriente
Guerra Israele-Hamas: è il giorno della tregua, scatta lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi
Quattro giorni di tregua, niente pace: Netanyahu ha promesso la ripresa degli attacchi, almeno altri due mesi di guerra. Sul valico di Rafah transitano gli aiuti e premono centinaia di persone per attraversare il confine con l'Egitto. 23 thailandesi rilasciati da Hamas senza condizioni con la mediazione dell'Iran
Esteri - di Redazione Web
È entrato in vigore l’accordo per la tregua nella Striscia di Gaza raggiunto nei giorni scorsi da Israele e Hamas. A partire dalle 6:00, ora italiana, di venerdì 24 novembre, si sono fermati i combattimenti e da oggi pomeriggio dovrebbe scattare lo scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi. La tregua durerà quattro giorni e permetterà l’ingresso di aiuti umanitari per i civili nella Striscia di Gaza, ripetutamente bombardata via aria e obiettivo di operazioni via terra condotte dall’esercito dello Stato ebraico in risposta agli attacchi dell’organizzazione terrorista islamica di sabato 7 ottobre. Non si tratta neanche lontanamente di una pace: il premier Benjamin Netanyahu aveva annunciato che dopo i giorni di tregua ripartiranno le operazioni, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha specificato che al termine del breve stop ci saranno almeno altri due mesi di combattimento.
L’intesa è stata raggiunta grazie alla mediazione del Qatar, dove si trovano diversi leader del movimento islamico, e all’assenso degli Stati Uniti. Hamas dovrebbe liberare 50 degli oltre 240 ostaggi rapiti negli attacchi nel sud di Israele e sequestrati nella Striscia di Gaza, Israele in cambio rilascerà 150 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Un rapporto di uno a tre. Si partirà oggi con il rilascio di 13 ostaggi da parte di Hamas, dopo un paio di ore saranno liberati i detenuti palestinesi in Israele. Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che la liberazione degli ostaggi di Hamas dovrebbe partire alle 16:00 locali. L’inizio della tregua era stato posticipato ieri per via di alcuni dettagli da definire.
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Non è chiaro quale sarà il primo gruppo a essere rilasciato, con molte probabilità quello di Avigail Idan, un bambino americano che oggi compie quattro anni. “Tengo le dita incrociate”, ha dichiarato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il bambino secondo il Jerusalem Post è stato rapito dal kibbutz Kfar Aza durante gli attacchi. I genitori, Roee e Smadar Idan, sono stati uccisi mentre i suoi due fratelli maggiori sono sopravvissuti nascondendosi negli armadi. Tra le donne liberate non dovrebbero esserci soldati. Il ministero della Giustizia di Israele aveva pubblicato qualche giorno fa una lista di 300 nomi tra cui sarebbero stati scelti i detenuti rilasciati, la maggior parte uomini di età pari o inferiore a 18 anni, la maggior parte dei quali detenuti per atti di violenza compiuti in Cisgiordania o a Gerusalemme Est, e altri 13 sono donne adulte. Gli ostaggi arriveranno in Egitto attraversando il valico di Rafah.
La vigilia della tregua
I bombardamenti sulla Striscia sono continuati fino a poco prima dell’inizio della tregua. L’esercito israeliano ha fatto sapere di aver fatto esplodere stamattina un lungo tunnel scavato sotto all’ospedale Al Shifa, il più grande di Gaza City, sotto il quale le forze armate avevano dichiarato si trovasse una base di Hamas. La cosiddetta “metro di Gaza”, una rete di tunnel sotterranei scavata dall’organizzazione negli anni, è uno degli obiettivi dell’operazione israeliana nella Striscia. Secondo un portavoce dell’esercito, Hamas aveva allestito sotto al nosocomio “un centro nevralgico per lo svolgimento di attività terroristiche”. I militari ieri avevano arrestato il direttore dell’ospedale Shifa, Mohammad Abu Salmiya.
Sirene antimissile sono risuonate in mattinata anche nelle città evacuate di Kssufim ed Ein Hashlosha, nella zona di confine di Gaza. I giornalisti della CNN hanno riportato che la tregua sembra avere effetto, che il fuoco di armi pesanti sarebbe cessato intorno alle 7:18 locali. La sospensione temporanea delle ostilità dovrebbe riguardare anche il confine settentrionale di Israele, dopo i ripetuti scontri a fuoco fra l’esercito e gli Hezbollah libanesi che si erano verificati dopo gli attacchi di Hamas nel sud di Israele che avevano fatto temere a un’espansione molto pericolosa del conflitto nella Regione.
Le istruzioni dell’esercito israeliano
L’esercito di Israele ha lanciato questa mattina volantini sulla Striscia per avvisare i residenti di non tornare a Nord durante la tregua. Una delle condizioni dell’accordo riguarderebbe proprio la popolazione sfollata, che dovrebbe rimanere a sud. Era stato un aspetto importante del conflitto fin dai primi giorni: la popolazione era stata invitata a recarsi a sud, spesso però non sapeva dove andare o era bloccata da Hamas che si opponeva alle indicazioni israeliane o i convogli erano colpiti dai bombardamenti. I soldati israeliani intanto si preparano ad accogliere gli ostaggi, hanno ricevuto un manuale per gestire il momento delicato messo a punto dagli specialisti dell’Istituto Haruv di Gerusalemme. “Quando i soldati incontrano un bambino”, si legge nel manuale visionato dall’agenzia France Presse, “dovrebbero presentarsi educatamente ed esprimere frasi rassicuranti come ‘Sono qui per prendermi cura di te'”.
Gli aiuti umanitari
Secondo Hamas – dati impossibili da verificare – l’ultimo bollettino di guerra riporta 14.854 vittime da quando è cominciata la guerra, tra le vittime 6.150 minorenni e 4.000 donne, mentre altre 36.000 persone risultano ferite. L’Egitto ha fatto sapere che 130mila litri di gasolio e quattro camion di gas saranno consegnati ogni giorno a Gaza nella tregua di quattro giorni che scatta oggi. I camion con gli aiuti continuano ad attraversare il valico di Rafah dall’Egitto alla Striscia mentre centinaia di persone premono sul valico per oltrepassare il confine. Oltre all’accordo sugli ostaggi mediato dal Qatar con Israele, rilascerà anche i 23 ostaggi thailandesi detenuti a Gaza, senza alcuna condizione, a seguito della mediazione iraniana tra il gruppo terroristico palestinese e il governo thailandese.