Stati Uniti
Derek Chauvin: accoltellato in carcere l’agente che ha ucciso George Floyd, è in gravi condizioni
Avevano fatto il giro del mondo le immagini dell'afroamericano ucciso in strada, soffocato da un ginocchio sul collo. Il poliziotto accoltellato in pausa mensa
Esteri - di Redazione Web
Avevano fatto il giro del mondo le sue immagini mentre bloccava per terra e soffocava George Floyd, l’afroamericano ucciso in un intervento della polizia a Minneapolis nel maggio del 2020. Derek Chauvin è stato condannato per quell’omicidio, sconta la sua pena nella prigione di Tucson, in Arizona. È in condizioni gravi dopo l’aggressione di un altro detenuto che lo ha accoltellato durante la pausa mensa.
Chauvin era stato trasferito nell’agosto dell’anno scorso in Arizona, era stato tenuto in isolamento in Minnesota. Ha 47 anni. La direzione non è entrata nei dettagli dell’aggressione, ha dichiarato di aver neutralizzato subito l’aggressore e di aver soccorso l’ex poliziotto. Le sue condizioni sono state giudicate gravi. Le visite alla prigione sono state tutte sospese.
La morte di George Floyd
Il caso di George Floyd era diventato un caso mondiale, aveva scatenato manifestazioni in tutto il mondo, le piazze si erano riempite di attivisti del movimento Black Lives Matter, a favore dei diritti e contro la violenza sugli afroamericani. Era il 25 maggio del 2020. Chauvin era intervenuto a Minneapolis per arrestare un afroamericano accusato di aver tentato di smerciare una banconota falsa da venti dollari. Floyd era stato fermato, bloccato, immobilizzato a terra, il collo pressato dal ginocchio dell’agente sul selciato.
Chauvin non aveva allentato la presa neanche quando Floyd aveva ripetuto “I can’t breathe” più volte e chiamato “Mamma, mamma”. L’intervento era durato otto minuti e 46 secondi. Le immagini erano state riprese dai passanti. La prima ambulanza era arrivata dopo venti minuti dall’intervento degli agenti. L’uomo era ormai morto. Chauvin è stato condannato e in carcere è stato sempre sottoposto a misure molto rigide di controllo per evitare che potesse essere aggredito da detenuti afroamericani in cerca di vendetta. Era già stato citato 17 volte nell’esercizio delle sue funzioni.