Sulla carta, Filippo Turetta è detenuto nel carcere di Verona perché Montorio dispone di strutture (reparti, celle) idonee per la massima sorveglianza. In teoria, quello veronese, sarebbe un penitenziario all’avanguardia, con la possibilità per i detenuti di lavorare e svolgere diverse attività di reinserimento sociale. In pratica, anche a Montorio come nella maggior parte delle carceri italiane, regnano sovraffollamento e condizioni di vivibilità al limite dell’umanità. La realtà ci sta dicendo altro: dopo Regina Coeli e Terni, che detengono il triste primato di quattro suicidi dall’inizio dell’anno, il penitenziario veronese – con San Vittore, Taranto, Venezia e Opera – si è piazzato ‘al secondo posto’ con tre detenuti che si sono tolti la vita. Lo hanno fatto negli ultimi tre mesi, due negli ultimi dieci giorni.
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La ‘strage di Montorio‘ ha avuto inizio lo scorso mese di agosto. Cristian Mizzon è stato trovato senza vita nella sua cella. Giovane e solo, la vittima sarebbe deceduta per un’overdose di farmaci. Il suo caso non è stato considerato come un suicidio. Quindi, tra le 63 persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane nel 2023, il suo nome non figura. Ma dalle testimonianze provenienti dal penitenziario e raccolte dagli attivisti dell’associazione Sbarre di zucchero, pare proprio che sia accaduto il contrario e che Mizzon abbia preso più farmaci del previsto con lo scopo di farla finita. Poco più di dieci giorni fa il secondo episodio: Farhady Mortaza, 30 anni, si è tolto la vita impiccandosi. Di origini afgane ma con cittadinanza austriaca perché detentore dello status di rifugiato, il 30enne non ce l’ha fatta nonostante il tentativo degli agenti della Polizia penitenziaria di salvarlo. Il 30enne era in cella da solo in quanto affetto da problemi psichiatrici. È evidente che come tanti altri nelle sue stesse condizioni, non sarebbe dovuto stare in prigione.
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Lo scorso 20 novembre si è tolto la vita Giovanni Polin. Di origini indiane e italiano di adozione, aveva 34 anni ed era detenuto nella prima sezione di Montorio dal 28 ottobre. Anche in questo caso le comunicazioni da parte dell’amministrazione penitenziaria sarebbero state quasi nulle e poco trasparenti. Dei decessi di Mortaza e Polin si è venuto a sapere solo grazie al lavoro dei volontari di Sbarre di zucchero. Quando ad agosto abbiamo contattato, via mail e telefonicamente, il Direttore del carcere veronese per avere più informazioni ed eventuali conferme o smentite sulla vicenda relativa a Mizzon, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Filippo Turetta in carcere: è a Verona a Montorio
Ci ha raccontato l’attivista Micaela Tosato: “A Montorio sono due le emergenze che meriterebbero particolare attenzione. La prima è quella dell’assenza di lavoro. La cooperativa che si occupava di organizzare le attività professionali nel carcere è stata fatta fuori dopo tanti anni di collaborazione. Il motivo? Anomalie fiscali emerse, così, improvvisamente. Poi c’è l’abuso della terapia, con la somministrazione troppo facile di farmaci pesanti. Ma non è da trascurare la questione igienico – sanitaria: sono solo due le sezioni che hanno la doccia in cella. Immaginiamo 20-25 persone che in un’ora devono farla e condividerla“. Ed è qui che Filippo Turetta è detenuto come sorvegliato speciale.