L'ultima provocazione
Corea del Nord, l’annuncio del regime di Kim Jong-un: satellite-spia ha fotografato Roma, Casa Bianca e basi militari
Esteri - di Carmine Di Niro
Roma, ma anche la Casa Bianca e il Pentagono, oltre a Washington. Sono alcuni dei luoghi “sensibili” che, secondo la Corea del Nord, sono stati spiati tramite un satellite mandato in orbita da Pyongyang la scorsa settimana.
Una notizia da prendere con le molle, perché non è chiaro se sia la solita propaganda del regime di Kim Jong-un o una reale minaccia per i Paesi Occidentali. Al momento infatti alle dichiarazioni che arrivano da Pyongyang non sono seguite prove, ovvero le foto degli obiettivi sensibili spiati.
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Per ora vanno registrare dunque le parole che arrivano dalla Corea: “Il rispettato compagno Kim Jong-un ha visto le foto satellitari di Roma, in Italia, scattate alle 17:56:28 del 25 novembre (ora di Pyongyang) e della base aerea di Andersen, scattate sopra Guam nel Pacifico alle 09:17:07 del 27 novembre e le immagini satellitari pilota di altre regioni”, scrive l’agenzia di stampa ufficiale del regime Kcna. “Ha anche ricevuto in dettaglio le foto satellitari della Norfolk Naval Station, del Newport News Dockyard e di un campo di aviazione della Virginia, negli Stati Uniti, scattate alle 23:35:53 del 27 novembre e della Casa Bianca e del Pentagono di Washington e di altri oggetti alle 23:36:25 del 27 novembre”.
Nelle foto, continua la Kcna, “sono state avvistate quattro portaerei nucleari della Marina statunitense e una portaerei britannica”. Il satellite-spia che avrebbe scattato le immagini ha effettuato il lancio di ricognizione lo scorso 21 novembre: in risposta la Corea del Sud ha annunciato una parziale sospensione dell’accordo militare con il Nord, che a sua volta ha affermato che non rispetterà più l’intero accordo.
Il Consiglio di sicurezza Onu spaccato
Di fronte alle minacce nordcoreane va rilevata anche l’impotenza dell’Onu. Lunedì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è diviso sull’opportunità di condannare il lancio del satellite spia militare effettuato la scorsa settimana dalla Corea del Nord. Sin da dicembre 2017 il principale organo di sicurezza dell’organizzazione mondiale non è riuscito ad adottare azioni tangibili, come l’approvazione di una risoluzione o dichiarazione di sanzioni, in risposta all’impiego da parte di Pyongyang della tecnologia per missili balistici.
Il problema è dovuto ovviamente a Russia e Cina, che detengono il diritto di veto e che sono sostanzialmente gli unici alleati del regime di Pyongyang. A dirlo senza mezzi termini è stata l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield: la Corea del Nord, ha spiegato la diplomatica Usa, “sta cercando spudoratamente di sviluppare i suoi sistemi di consegna di armi nucleari. Eppure, ci sono due membri permanenti che si sono rifiutati di condannare questo pericoloso lancio e altri simili”, ha aggiunto con chiaro riferimento a Mosca e Pechino.
I movimenti nella zona demilitarizzata
La rinnovata aggressività di Kim Jong-un, che lo scorso agosto ha fatto lanciare alcuni missili che hanno lambito il Giappone e che a settembre ha incontrato il leader russo Vladimir Putin, si sta manifestando anche al confine della zona demilitarizzata con la Corea del Sud.
Secondo fonti di Seoul, truppe del Nord avrebbero ripristinato alcuni posti di guardia al confine. Soldati nordcoreani avrebbero portato armi pesanti al confine della zona demilitarizzata e hanno allestito alcuni posti di guardia: di questi movimenti ci sarebbero foto e filmati dalle telecamere della zona demilitarizzata.