Si è detto “affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato”. Sono queste alcune delle parole utilizzate, con voce bassa e occhi lucidi, da Filippo Turetta, il 22enne studente universitario in carcere con l’accusa di omicidio per la morte dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin.
Nel corso del suo primo interrogatorio di garanzia, tenuto questa mattina alle 10 nel carcere Montorio a Verona alla presenza del suo legale, l’avvocato Giovanni Caruso, del gip Benedetta Vitolo e del pm Andrea Petroni, Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee.
Il giovane ha sostanzialmente ammesso le sue colpe e responsabilità per l’omicidio della fidanzata, uccisa lo scorso 11 novembre e trovata senza vita soltanto una settimana dopo, in un vallone nei pressi del lago di Barcis, in provincia di Pordenone.
Cosa ha detto Turetta
“Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro“, ha detto Turetta nelle dichiarazioni spontanee al gip.
Turetta non ha poi fornito alcun elemento nuovo e utile a ricostruire quanto accaduto la sera dell’11 novembre, quando secondo la Procura di Venezia ha sequestrato e ucciso Giulia dopo aver trascorso la sera con lei. Giulia, che lo aveva lasciato ad aprile di quest’anno e che in alcuni audio alle amiche aveva raccontato del disagio che provava nel rapporto morboso di Turetta nei suoi confronti, sarebbe stata aggredita due volte: la prima a poche decine di metri da casa, come testimoniato anche da un vicino che per primo ha dato l’allarme; la seconda invece in un parcheggio nella zona industriale di Fossò, quando l’ha spinta da dietro facendo cadere la studentessa a terra e facendole sbattere la testa, una violenza ripresa dalle telecamere di sorveglianza di una ditta. Da lì Turetta l’ha caricata in macchina esanime ed è fuggito: il 22enne è stato catturato soltanto dopo una settimana, nella serata di sabato 18 novembre, mentre era in auto, fermo e senza benzina sull’autostrada A9 nei pressi di Lipsia.
I due magistrati sono usciti poco più di mezz’ora dopo il colloquio con Turetta. Il 22enne, come confermato dal suo avvocato Giovanni Caruso, “non ha risposto al gip ma ha ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee nelle quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca”. Le dichiarazioni rese in Germania alle quali ha fatto riferimento l’avvocato non hanno valore in Italia, ma ai poliziotti tedeschi Turetta aveva ammesso di aver compiuto l’omicidio dell’ex fidanzata e di aver cercato “di farla finita” ma di non aver avuto il coraggio.
La perizia psichiatrica
Secondo quanto appreso dall’Agi, non è stata presentata nessuna richiesta al gip da parte del difensore di Filippo Turetta, l’avvocato Giovanni Caruso: né di domiciliari e nemmeno per una perizia psichiatrica con la formula dell’incidente probatorio o di una consulenza di parte sempre per accertare eventuali disturbi psichiatrici.
Invocare una perizia psichiatrica per ottenere un eventuale valutazione di vizio totale o parziale di mente è una scelta difensiva sensata nell’ottica della difesa di Turetta: l’infermità parziale funge da circostanza attenuante e può portare alla diminuzione di un terzo della pena. L’infermità totale invece porterebbe all’esclusione dell’imputabilità: in questi casi però di solito poi il soggetto può essere valutato come socialmente pericolo e inserito in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, la Rems.
Con l’ammissione dell’omicidio e la scelta di non rispondere agli inquirenti, il prossimo passo decisivo nelle indagini è l’autopsia sul corpo di Giulia, che si terrà venerdì primo dicembre: il medico legale dovrà stabilire la sequenza dei colpi e le modalità dell’aggressione avvenuta in più momenti.
L’aggravante dello stalking
Intanto il legale di fiducia della famiglia Cecchettin, l’avvocato Nicodemo Gentile, con una nota contesta la definizione di omicidio per Turetta, considerando il delitto di Giulia “aggravato dallo stalking”.
Secondo il legale infatti Filippo Turetta “ha dimostrato di essere un “molestatore assillante“, infatti, il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono “fame di possesso” verso la nostra Giulia”. Gentile parla di un “assedio psicologico” che “aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria”.