I Cecchettin: "Uno stalker"
Filippo Turetta, interrogatorio in carcere senza rispondere al gip: il 22enne in lacrime ammette l’omicidio di Giulia
Cronaca - di Redazione
È durato circa mezz’ora il primo interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, trovata senza vita nei pressi del lago di Barcis sette giorni dopo la sua scomparsa. Il gip Benedetta Vitolo e il pm Andrea Petroni sono entrati alle 10 nel carcere Montorio di Verona, dove Turetta è recluso da sabato scorso dopo il trasferimento dalla Germania, dove è stato catturato, sorvegliato a vista dalla polizia penitenziaria.
Filippo ha ammesso l’omicidio
I due magistrati sono usciti poco più di mezz’ora dopo il colloquio: trenta minuti in cui Turetta ha ammesso di aver ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il 22enne, come riferito dal suo difensore Giovanni Caruso, ha reso dichiarazioni spontanee, scegliendo di non rispondere alle domande, e ha confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca.
Turetta, ha riferito Caruso, “non ha risposto al gip ma ha ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee nelle quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca“. In Germania, dove Turetta è stato fermato nella serata di sabato 18 novembre mentre era in auto, fermo e senza benzina sull’autostrada A9 nei pressi di Lipsia, il 22enne aveva ammesso di aver “ucciso Giulia”e di aver cercato “di farla finita”ma di non aver avuto il coraggio.
In un primo momento le tempistiche dell’interrogatorio, così breve, avevano lasciato intendere che Turetta avesse deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del gip che il 20 novembre scorso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per “l’inaudita ferocia” e la “manifesta disumanità” degli atti compiuti dallo studente. Una scelta che sarebbe stata anche ovvia, così da consentire al suo avvocato, recentemente nominato dai familiari, di studiare gli atti dell’inchiesta che Caruso ha ottenuto soltanto lunedì.
Secondo quanto si apprende, al termine dell’incontro col magistrato, Turetta ha lasciato la stanza in lacrime. Come anticipato già ieri dal legale, non è stata invece avanzata alcuna richiesta di misure meno afflittive del carcere.
L’aggravante dello stalking
Intanto il legale di fiducia della famiglia Cecchettin, l’avvocato Nicodemo Gentile, con una nota contesta la definizione di omicidio per Turetta, considerando il delitto di Giulia “aggravato dallo stalking”.
Secondo il legale infatti Filippo Turetta “ha dimostrato di essere un “molestatore assillante“, infatti, il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono “fame di possesso” verso la nostra Giulia”. Gentile parla di un “assedio psicologico” che “aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria”.
La perizia psichiatrica e l’autopsia
Intanto in questi giorni Turetta si trova nell’infermeria psichiatrica dal carcere di Montorio, guardato a vista dalla polizia penitenziaria: il giovane ha parlato con uno psicologo e un educatore del carcere, ha chiesto di parlare con i genitori e secondo il suo legale “sta bene”. Il 22enne nei giorni scorsi ha chiesto libri per poter studiare e ansiolitici per dormire: nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.
Proprio le “condizioni mentali” del 22enne potrebbero essere la chiave del processo nei confronti di Filippo. Il suo ex avvocato, Emanuele Compagno, aveva spiegato alcuni giorni fa in tv di essere pronto a chiedere una perizia psichiatrica, “non per esonerare il ragazzo dalle sue responsabilità” ma per “capire fino in fondo cosa c’è stato nella sua mente”.
Non sfugge poi che nell’intervista concessa nei giorni scorsi dai genitori di Filippo al Corriere della Sera, il padre Nicola Turetta abbia fatto riferimento al figlio come ad un ragazzo che ha perso improvvisamente il lume della ragione per arrivare a compiere un omicidio. “È scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato”, le sue parole.
Invocare una perizia psichiatrica per ottenere un eventuale valutazione di vizio totale o parziale di mente è una scelta difensiva scontata: l’infermità parziale funge da circostanza attenuante e può portare alla diminuzione di un terzo della pena. L’infermità totale invece porterebbe all’esclusione dell’imputabilità: in questi casi però di solito poi il soggetto può essere valutato come socialmente pericolo e inserito in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, la Rems.
Con l’ammissione dell’omicidio e la scelta di non rispondere agli inquirenti, il prossimo passo decisivo nelle indagini è l’autopsia sul corpo di Giulia, che si terrà venerdì primo dicembre: il medico legale dovrà stabilire la sequenza dei colpi e le modalità dell’aggressione avvenuta in più momenti.