Si è tenuta ieri alla Camera una conferenza stampa del capogruppo di AvS nella commissione Giustizia, Devis Dori, sulla misura contenuta nell’ultimo pacchetto Sicurezza del Governo che elimina l’obbligo di differimento dell’esecuzione carceraria per le donne incinte o con figli con meno di un anno d’età.
Per Dori, “non c’è ancora la bollinatura del testo, non è stato ancora annunciato al Parlamento quindi c’è la possibilità di fare pressione sul Governo affinché espunga questa parte dal provvedimento”. “A chi dice che stiamo ingigantendo la cosa, diciamo che anche se riguardasse una sola donna, le vanno garantiti i diritti soggettivi. Farò un appello ai colleghi, alle personalità della cultura, delle discipline sanitarie, a tutti quelli che ritengono incostituzionale la norma affinché si associno nella richiesta al Governo”.
Hanno aderito all’iniziativa tutti i partiti di opposizione. Per il Pd è intervenuta la responsabile giustizia, Debora Serracchiani: “Siamo in presenza di un vero attacco all’infanzia. Basti guardare il decreto Caivano, quello sull’immigrazione e quello sulla sicurezza. Non si può dunque non aderire all’appello del collega Dori, per una sorta di missione collettiva che metta al centro l’interesse del bambino e della donna madre. Intanto sul carcere continuiamo a registrare l’assenza di investimenti e strategie”.
Per il M5S è intervenuta l’onorevole Valentina D’Orso che ha criticato il sistema degli Icam, dove verrebbero collocate le detenute madri: “sono solo 4 – Milano, Venezia, Lauro, Torino – . Si verrebbe a verificare un vero sradicamento delle madri dal loro ambiente familiare. Stiamo in pratica dicendo che nel primo anno di vita la madre e il bambino non avranno alcuna relazione con la famiglia. Si tratta di una violazione dei diritti della donna e dei bambini. Gli Icam non sono una soluzione adeguata e non ci si può lavare la coscienza dicendo che sono diversi dalle carceri. Per noi avere dei bambini in carcere non è degno di un Paese civile”.
Intervenuto Roberto Giachetti per IV: “Vengo dall’Aula dove si sta approvando il decreto sull’immigrazione che prevederà che i minori non accompagnati potranno essere collocati negli stessi istituti dove sono gli adulti. Il tema di questa conferenza rappresenta poi il punto finale più crudele del nostro sistema penitenziario dove, non dimentichiamolo, un terzo dei detenuti è in custodia preventiva. I detenuti sono in aumento, i suicidi aumentano e in questa situazione sarebbe fondamentale avere un Garante dei detenuti all’altezza. Invece i membri della nuova terna non sono mai entrati in un carcere”.
Ha aderito all’appello dell’onorevole Dori anche il deputato Riccardo Magi di +Europa: “Si tratta di una norma di stampo razzista e classista che si abbatte con crudeltà su bambine e bambini anche piccolissimi”.
Ha fatto sapere di aderire altresì Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione. Durante la conferenza è intervenuta anche l’avvocato Giulia Boccassi, membro di Giunta dell’Unione Camere Penali: “l’Unione si è sempre impegnata per i ‘bambini galeotti’. La norma del pacchetto sicurezza è un pericolosissimo arretramento giuridico. L’abolizione del differimento obbligatorio non può essere una norma del nostro ordinamento. Far nascere bambini in carcere è critico anche sul piano sanitario. Non scordiamoci ad esempio che una detenuta ha partorito d’urgenza in carcere aiutata da un’altra detenuta incinta. Gli Icam sono inadeguati: dovrebbero essere istituti attenuati ma ci sono comunque le sbarre, le guardie, il rumore delle chiavi che i bambini sentiranno”.
Su questo ultimo punto hanno parlato anche Laila Simoncelli e Giorgio Pieri, della Comunità Papa Giovanni XXIII: “gli studi accademici ci dicono che i bambini dietro le sbarre svilupperanno malattie psichiatriche: si tratta in una vera e propria ingiustizia legalizzata. . Lanciato anche un video in cui è intervenuto Luigi Manconi, Presidente di A buon diritto: “quei bambini sono gli innocenti assoluti. Vivono però i primi giorni in cella, mortificati, senza il diritto ad essere liberi. Rappresentano il punto più infame di un sistema penitenziario infame”.