Il caso
Casapound e Filippo Turetta: il poster delle polemiche
La risposta della Cgil Roma e di Elena Cecchettin, sorella di Giulia uccisa dal giovane ora detenuto: "È spaventoso"
News - di Redazione Web
Poster di Filippo Turetta e la scritta “Questo è il vostro uomo rieducato” sono state affisse da Casapound in merito all’omicidio di Giulia Cecchettin. “In questi giorni stiamo sentendo continuamente parlare di Turetta come ‘figlio sano del patriarcato’ e di ‘rieducazione’ nelle scuole. Turetta è invece la conseguenza di una società che non fornisce più valori né, tanto meno, esempi – spiega Casapound in una nota – Dopo anni di decostruzione di genere, di deresponsabilizzazione del cittadino, a partire dalla scuola, cosa ci si può aspettare se non individui non in grado di affrontare una benché minima difficoltà?“.
Casapound e Filippo Turetta: il poster delle polemiche
Si parla “di rieducazione ma nelle aule scolastiche si ha addirittura paura nel dare voti negativi ai ragazzi per il rischio di ‘turbarli’ – si legge ancora nella nota del movimento di estrema destra – Che rieducazione ci potrà mai essere in una scuola che non rende ragazzi e ragazze in grado di affrontare difficoltà, superarle e prendersi responsabilità?“. La sorella di Giulia, Elena Cecchettin ha commentato: “È una cosa spaventosa“.
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Casapound e Filippo Turetta: la replica di Elena Cecchettin
In merito è arrivata anche la reazione della Cgil Roma: “Sono apparsi dei manifesti deliranti di Casapound. Manifesti che offendono e dileggiano le donne vittime di femminicidio e in particolare di Giulia Cecchetin. L’immagine di Turetta, colui che è accusato di aver ucciso Giulia, è strumentalmente utilizzato contro la sacrosanta critica mossa al modello di patriarcato. Il vero problema, per i neo fascisti di Casapuond è, in realtà, il fatto che Turetta sia colpevole di non esser uomo con ‘coraggio e virtù’, in un delirio machista che riporta al trittico valoriale di ‘patria, onore e famiglia’.
Casapound e Filippo Turetta: la reazione della Cgil Roma
Questo brodo culturale, tanto caro anche alla nostra Presidente del Consiglio, non accetta di essere messo in discussione dal movimento femminista che si batte per la libertà di tutte le donne e dall’idea che la donna non sia solo madre procreatrice – continua la nota del sindacato – Se ne facciano una ragione i fascisti vecchi e nuovi. La Piazza del 25 novembre le ragazze, i ragazzi le donne e gli uomini che hanno scelto di esserci li hanno già cancellati con la loro richiesta di libertà e diritti per tutte. La vera domanda da porci è perché è consentita ancora l’esistenza in vita di Casapound che si rifà esplicitamente al fascismo in barba alla nostra Costituzione e come sia possibile che ancora oggi occupi abusivamente un intero palazzo nel centro di Roma?“.