Come si fa a non fotografarli? A riprendere una nipote appena nata, tutte le sue piccole e grandi prime volte? Pubblicando sì, ma non sempre. Per la giornalista Anna Capasso la chiave sta tutta nella “moderazione”. La sua posizione è quella della zia, di chi non è padre o madre ma comunque educatore, un esempio più informale, nella posizione di chi dovrebbe rispettare l’atteggiamento dei genitori davanti al dilemma dello sharenting. Riceviamo e pubblichiamo il suo intervento sul tema. Anna Capasso è giornalista professionista, specializzata in politica sanitaria. Ha collaborato con l’AdnKronos Salute, Milano Finanza, Avvenire e Libero. Attualmente è redattrice business unit di Edra Spa.
Quello di Anna Capasso è il secondo intervento della rubrica “Bambini social – Un giorno questo like sarà tuo”, un dibattito sullo sharenting de L’Unità.it.
È dal 23 giugno 2022 che la galleria del mio cellulare è invasa dalle foto di mia nipote. C’è Giorgia mentre dorme, mentre mangia, mentre gioca. Vuoi non immortalare i primi passi o le prime parole? È un susseguirsi di prime volte che non puoi evitare di filmare, fino al punto di essere costretto a pagare un abbonamento per aumentare la memoria del telefono perché lungi da me cancellare il minimo scatto.
A questa mania di fotografare, non corrisponde però una diretta condivisione social. Pubblico sulle piattaforme social le foto di mia nipote, ma non con la frequenza con cui le scatto. Se c’è un momento, per me, particolarmente significativo, perché non condividerlo? Tutto sta nel farlo nella giusta misura e con le dovute attenzioni. La tutela della sfera intima e familiare rappresenta una priorità, non tutti i momenti sono fatti per essere condivisi con i propri followers. Credo sia errata l’esposizione massiccia dei minori, ma finché la divulgazione social si limita a qualche foto in momenti di svago, circoscrivendo la visibilità delle immagini ai proprio seguaci, nel mio caso ho un profilo privato, non reputo che possa danneggiare il minore.
I genitori di Giorgia non mi hanno mai limitata nella pubblicazione degli scatti della figlia, di rado lo fanno anche loro. La chiave credo stia nella moderazione, evitandone un utilizzo improprio legato all’impulso irrefrenabile di collezionare like. Vedo in giro la creazione di account social pubblici dedicati al minore, in questo caso, ad esempio, si sfocia in una compulsiva dipendenza dai social che rischia di essere particolarmente dannosa per il bambino.