Il classico
Fairytale of New York: il capolavoro di Shane MacGowan e dei Pogues, la canzone di Natale “più bella di tutti i tempi”
È la canzone più famosa dei Pogues, il gruppo di Shane MacGowan, morto a 65 anni. I fan vogliono farla arrivare al numero 1 in classifica. Il Natale degli ultimi, dei disperati, dei perdenti in un duetto memorabile con Kristy McColl anche bersagliato dalla censura
Cultura - di Antonio Lamorte
Lui chiuso in una cella, un alcolista. Lei con la vita a pezzi, una tossica. È un Natale dai sogni infranti, una favola di strada, sulla nostalgia per i tempi in cui ancora si poteva sognare. Dopo la morte di Shane MacGowan, cantante inglese di origini irlandesi frontman e autore dei The Pogues, a 65 anni, da tempo sofferente per un’encefalite cerebrale, con il cordoglio unanime del mondo della musica e dei fan, è partita l’iniziativa: l’obiettivo è portare Fairytale of New York al numero uno della classifica la settimana di Natale: non dovrebbe essere così difficile visto che ogni anno il pezzo entra almeno nella top20. È per molti ascoltatori e sondaggi la canzone di Natale più bella di tutti i tempi. MacGowan era nato il 25 dicembre 1957.
Fairytale of New York non parla di Natale: almeno non come le altre canzoni di Natale. Non ci sono gli alberi, Babbo Natale, la neve, le renne, i regali, i campanelli. Leggenda vuole che l’autore ci abbia messo due anni a scriverla e che si sia ispirato a C’era una volta in America di Sergio Leone. Altra leggenda metropolitana: a sfidarlo – “vediamo se sei in grado di scrivere un canzone di Natale in forma di duetto” – fu Elvis Costello, che aveva prodotto il secondo album dei Pogues Rum, Sodomy & the Lash e che aveva sposato Cait O’Riordan, la bassista del gruppo che doveva cantare il pezzo salvo poi abbandonare la band nel 1986. La voce femminile del duetto è quella di Kristy MacColl, moglie del produttore Steve Lillywhite. L’attore Matt Dillon, fan dei Pogues, entrò nel video della canzone nella parte del poliziotto che sbatte MacGowan in carcere. A firmare il pezzo, entrato nell’album If I should fall from Grace with God del 1988, Jem Finer e MacGowan. È stata arrangiata da Fiachra Trench e pubblicata nel 1987.
La canzone “Fairytale of New York”
Parte lenta, una ballata in stile folk irlandese. L’uomo in cella sente un altro intonare la ballata The Rare Old Mountain Dew e ricorda: ricorda la sua donna. “Fu una botta di fortuna”. Due immigrati irlandesi arrivati a New York, la voglia di spaccare il mondo, lui che le aveva promesso Broadway. Si baciavano all’angolo di una strada la sera di Natale e ballavano tutta la notte. E invece tutto andava a farsi benedire. La canzone accelera nella seconda parte: innesca un litigio feroce, quei due che si rinfacciano tutto il possibile come possono fare soltanto due persone che sono state insieme, due innamorati. Lei che lo chiama: mantenuto, teppista, piccolo fr*cio da quattro soldi. Lui che la chiama: vecchia pu*tana drogata. “Buon Natale, stronzo. E spero sia il tuo ultimo”. Il ritornello mette d’accordo la nostalgia di entrambi per il tempo in cui sognavano: i ragazzi del coro NYDP (il coro della polizia di NY, che non esiste) cantano Galway Bay mentre le campane annunciano il Natale. È saudade all’irlandese, la nostalgia degli esuli.
Shane MacGowan non c’era neanche mai ancora stato a New York quando cominciò a scrivere la canzone. Il racconto riprende un aspetto essenziale dell’autore: punk nella Londra degli anni ’70, figlio di irlandesi che con la sua nostalgia per la terra dei padri aveva portato a un altro livello di notorietà e successo una tradizione, aggiornandola. Un pezzo che è un’epitome della poetica di MacGowan: il racconto degli ultimi, dei perdenti. È il Natale degli ultimi, dei disperati, dei disadattati, dei diseredati, degli outsider, di a chi le cose potevano andare bene, comunque meglio: e invece. Il fallimento che travolge tutto. Le aspirazioni – “I could have been someone” dice lui e lei che risponde “well so could anyone” – e le relazioni, i sentimenti. È la felicità destinata a diventare a un certo punto sofferenza, rimpianto, ricordo: la felicità di un tempo, delle cose destinate a finire, che si ripaga in dolore. Finale aperto, forse. Malinconico, romantico. “I’ve built my dreams around you”.
Le polemiche e la censura
Il capolavoro – uno dei capolavori – di Shane MacGowan è stato bersaglio della censura. La BBC nel 2007 trasmise la canzone eliminando le parole “faggot” (fr*cio) e “slut” (put*ana). “Abbiamo trasmesso una versione modificata perché alcuni ascoltatori potrebbero trovare l’originale offensivo”. La sera stessa, dopo le critiche degli ascoltatori, l’emittente fece marcia indietro. Una censura simile venne attuata da MTV. Il dj del canale irlandese RTE Eoghan McDermott nel 2018 aveva sollecitato il boicottaggio del pezzo. Era nato un dibattito su NME. L’ultima volta nel dicembre 2019: un dj di BBC Radio Solent, Alex Dyke, disse di non voler più trasmettere la canzone. “’Pu*tana, feccia, disgustoso fr*cio taccagno’: sono queste le parole che i nostri figli dovrebbero cantare sul sedile posteriore delle nostre auto?”. MacGowan aveva replicato al Late Late Show su RTE. “Mi è stato detto che è offensivo per i gay; non capisco come possa esserlo”. Il litigio scurrile dei due immigrati irlandesi è disperato, senza sconti. Come se una coppia esplosa, due vite distrutte, badassero al politicamente corretto mentre se ne dicono di ogni. Altra questione pensare a chi, ancora oggi, usa tutti i dispregiativi per riferirsi agli omosessuali.
Quando Nick Cave difese Fairytale of New York
“Cari Joseph e Roy”, rispose Nick Cave tramite la sua newsletter “Red Hand Files”, attraverso la quale il mito del rock d’autore mantiene una corrispondenza stabile e costante con i suoi fan, due dei quali gli avevano chiesto nel 2020 della decisione della BBC di censurare alcuni versi del pezzo. “Canzoni davvero grandi che sono così emotivamente potenti come Fairytale Of New York sono molto rare. Fairytale è un atto lirico di portata e potenza vertiginose, e giustamente si prende il suo posto come la più grande canzone di Natale mai scritta. Si trova fianco a fianco a qualsiasi grande canzone, di qualsiasi epoca, non solo per la sua audacia o la sua profonda empatia, ma per la sua sorprendente brillantezza tecnica. Uno dei tanti motivi per cui questo brano è così amato è che, più di quasi tutte le altre canzoni che mi vengono in mente, parla con profonda compassione agli emarginati e ai poveri. […] non ha un tono paternalistico, ma dice la sua verità, nuda e cruda. È un dono magnifico per gli emarginati, gli sfortunati e i cuori spezzati. Noi empatizziamo con le difficoltà dei due personaggi ribelli, che vivono le loro vite solitarie e disperate contro tutte le promesse natalizie – casa e focolare, cibo, abbondanza e gratitudine. È un testo pieno di verità, e mi sono sempre sentito privilegiato ad essere amico del suo creatore, Shane MacGowan”.
“Adesso, ancora una volta, Fairytale è sotto attacco. L’idea che una parola, o un verso, in una canzone possano semplicemente essere cambiati senza fare danni significativi è un pensiero che possono avere sono persone che non sanno niente della fragile natura del songwriting. La sostituzione della parola ‘faggot’ con la parola senza significato ‘haggard’ distrugge la canzone sgonfiandola nel suo momento essenziale e più coraggioso, spogliandola del suo valore. Diventa una canzone che è stata manomessa, compromessa, addomesticata e castrata, e non può più essere definita una grande canzone. È una canzone che ha perso la sua verità, il suo onore e la sua integrità – una canzone che si è inginocchiata e ha permesso alla BBC di fare i suoi affari tristi e appiccicosi. Non sono nella posizione di commentare quanto possa essere offensiva la parola ‘faggot’ per alcune persone, in particolare i giovani – può essere profondamente offensiva, non lo so, nel qual caso Radio1 avrebbe potuto prendere la decisione di non trasmettere semplicemente la canzone, e permetterle di conservare il suo spirito fuorilegge e la sua dignità. Per finire, mi dispiace per Fairytale, una canzone così gloriosamente problematica, come sono spesso le grandi opere d’arte, eseguita da una delle band più scurrili ed eversive dei nostri tempi, i cui concerti migliori sono completamente e trionfalmente fuori di testa, da vedere per crederci. Tuttavia, l’integrità di questa magnifica canzone è messa alla prova più e più volte. La BBC, questa guardiana della nostra fragile sensibilità, che agisce sempre nel nostro miglior interesse, continua a mutilare un artefatto di immenso valore culturale e nel farlo ci porta via qualcosa questo Natale, impossibile da misurare o sostituire”.
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