L'addio a 103 anni
Chi era Marisa Rodano, uno degli ultimi pezzi del PCI che strinse la mano ad Ingrao dissidente
Marisa era l’ultima rimasta di tutti i deputati eletti nella prima legislatura. Di loro, cioè di quei politici con la P maiuscola che avviarono la ricostruzione di questo paese non è rimasto più nessuno in vita.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Sabato scorso è morta Marisa Cinciari Rodano. Aveva 103 anni e di questi ne aveva dedicati circa 85 alla lotta politica. Non ho scritto politica: lotta politica. Perché Marisa Cinciari Rodano concepiva così l’impegno politico: battaglia.
Aveva cominciato da ragazzina, credo addirittura al tempo del liceo Visconti, che era frequentato da diversi ragazzi che poi diventarono dirigenti del Pci. Bufalini, Trombadori, Salinari. Che però erano più grandi di Marisa di quattro o cinque anni.
Poi c’era Luca Pavolini che aveva un anno meno di lei, e penso che si conobbero lì. Pavolini e la Cinciari, insieme a tanti altri ragazzi, tra i quali Ossicini e Franco Rodano, si organizzarono nel gruppo dei comunisti cristiani.
È in quel gruppo che Marisa svolse il suo ruolo nella Resistenza romana e in quel gruppo conobbe Franco, che poi sposò, col quale fece cinque figli e del quale assunse il cognome, come si usava in quegli anni. Marisa Rodano è nata il 21 gennaio del 1921.
Data celebre perché quel giorno insieme a Marisa nacque anche il Pci, a Livorno, con Bordiga, Gramsci, Togliatti e Terracini. È stata deputata nella prima legislatura ed è rimasta parlamentare fino a metà anni ‘70 e poi consigliere provinciale a Roma e poi parlamentare europea.
Fa parte di quel gruppo piccolo e molto combattivo di donne che fondò nel 1945 l’Udi (l’Unione delle donne italiane) in un periodo della nostra storia nella quale il femminismo non era ancora arrivato e le donne di sinistra combattevano ugualmente le loro battaglie, e ottenevano dei successi.
Marisa era l’ultima rimasta di tutti i deputati eletti nella prima legislatura. Di loro, cioè di quei politici con la P maiuscola che avviarono la ricostruzione di questo paese (loro dicevano così: paese. Di solito non dicevano nazione….) non è rimasto più nessuno in vita. Marisa Rodano detiene un altro record. E’ stata la prima donna a ricoprire la carica di vicepresidente della Camera, nel 1963.
L’ho conosciuta metà degli anni settanta. Lei era la capogruppo del Pci che era all’opposizione, alla Provincia di Roma, contro la giunta democristiana di Giorgio La Morgia, che credo fosse il padrone della Dc romana. Io invece facevo il cronista dell’Unità, e scrivevo i resoconti delle sedute. Marisa era un personaggio complesso: rigorosa, burbera, preparatissima, intellettualmente molto robusta e parecchio indipendente.
C’è un episodio della sua biografia, credo per niente conosciuto, che mi ha sempre colpito. Me lo raccontò Pietro Ingrao. Nel 1966, due anni dopo la morte di Togliatti, il Pci celebrò un congresso (l’undicesimo) molto difficile. Il partito era diviso in due: da una parte gli amendoliani, considerati la destra del partito e favorevoli a una alleanza organica col Psi, dall’altra gli ingraiani, considerati la sinistra, che pensavano che le alleanze dovessero essere sociali e guardavano con interesse alla Chiesa del Concilio.
Lo scontro fu molto duro. Stravinse Amendola. Gli ingraiani furono epurati. Marisa Rodano era dalla parte di Amendola e Longo. Dovete sapere che nei congressi del Pci, quando un oratore importante parlava dal palco, poi, alla fine dell’intervento, camminava dietro le sedie della presidenza e i dirigenti che sedevano alla presidenza si alzavano per dargli la mano e congratularsi.
Ingrao parlò, dissentì, camminò dietro il palco nella assoluta freddezza della presidenza. Nessuno si alzò a dargli la mano. Tranne una persona: Marisa Cinciari Rodano. Lui so che si commosse. Era così la Rodano. Almeno, io la ricordo così: un po’ dura, molto sicura di sé, burbera, però con quella capacità di rispettare gli altri e di capire quando serve la dolcezza.
Era una dote che probabilmente le veniva dall’origine cattolica ma anche dalla militanza nella clandestinità. E’ un altro pezzo di Pci che se ne va. Un pezzo molto prezioso. Bello. Intelligenza, passione e dedizione. Sì, prezioso, come era prezioso il Pci. Che oggi, almeno a me, manca molto.
P.S. Un grande abbraccio soprattutto a Giulia, e ai suoi fratelli Giorgio, Paola e Andrea.