Il protocollo
Patto Italia-Albania sui migranti, a Tirana solo quelli soccorsi in acque extraeuropee: i Cpr inutili e costosi
Politica - di Redazione
Il via libera del Consiglio dei ministri è arrivato. È stato approvato oggi il protocollo firmato lo scorso 6 novembre tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama per la gestione dei flussi migratori, ma soprattutto per la costruzione di due Cpr, i Centri per i rimpatri, in territorio albanese.
Centri “distaccati” sull’altra sponda dell’Adriatico che, negli obiettivi dell’esecutivo, dovrebbero poter ospitare fino a 3mila migranti ogni mese.
I soccorsi extraeuropei
Un accordo sostanzialmente inutile sin dai suoi presupposti. Questo perché nei centri per i rimpatri albanesi, uno al porto di Shengjin e a l’altro nell’area di Gjader, 20 chilometri nell’entroterra, potranno essere portati solo i migranti soccorsi fuori dalle acque territoriali italiane ed europee dalle navi della nostra marina militare o guardia costiera: un numero esiguo.
Di fatto per “riempire” i Cpr italo-albanesi le nostro motovedette e imbarcazioni dovranno spingersi ben al di là rispetto allo specchio di mare attualmente monitorato, con operazioni che non vengono svolte così lontano da anni, dai tempi dell’operazione Mare Nostrum. Il perché è evidente: spedire in Albania i migranti soccorsi nelle nostre acque (o in quelle europee) farebbe incorrere in violazioni del diritto europeo.
I costi
C’è poi il capitolo costi. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani “i costi annuali dell’accordo sono inferiori ai 200 milioni e saranno ben spesi per affrontare la lotta all’immigrazione irregolare e sono molti di meno di quelli sequestrati dalla Guardia di Finanza per un cattivo uso del superbonus”.
Eppure nel disegno di legge che ratifica il protocollo il reale costo dell’operazione non c’è: nell’intesa le spese già quantificate ammontano a circa 60 milioni, tuttavia si cita anche un fondo “per l’attuazione dei restati oneri” e con “dotazione iniziale per il 2023” e dotazioni per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028, relativamente al quale la quantificazione non è ancora definita. I tecnici dei Ministeri competenti stimano il costo del protocollo in almeno 100 milioni di euro per il 2024, più altri 50 milioni per ognuno dei quattro anni successivi.
Costi spropositati se confrontati con quelli messi a bilancio dal governo per la costruzione di 10 nuovi Cpr sul suolo italiano dall’esecutivo: lo stanziamento previsto è di 32 milioni di euro nel 2023 e 46 per il 2024
Quindi la questione personale. Il ddl prevede l’assunzione di 135 persone con procedure di concorso pubblico: si tratta di personale destinato all’assistenza sanitaria, funzionari amministrativi e da reperire per il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ma occorreranno anche giudici di pace, funzionari e assistenti amministrativi per il tribunale di Roma, che sarà competente come foro giudiziario. I Cpr saranno a tutti gli effetti isole italiane in territorio albanese e verrà istituita una sorta di “super competenza extraterritoriale” degli uffici giudiziari della capitale.
I diritti dei migranti
I migranti avranno garantito il diritto alla difesa, ma solo con incontri a distanza: potranno parlare con i loro difensori d’ufficio esclusivamente in videoconferenza, così come in collegamento video compariranno davanti ai giudici per le udienze di convalida del provvedimento di trattenimento o per qualsiasi ricorso.