Il caso del generale
Perché Vannacci è stato promosso e indagato, così a destra si è aperta una faida
Prima la notizia della nomina a capo di stato maggiore delle forze operative terrestri, poi quella di un procedimento disciplinare per i contenuti del suo libro. Dietro la sorte del generale una contesa tra Salvini e Meloni
Politica - di Paolo Comi
Dalle stelle alle stalle nel giro di 24 ore. È ciò che è accaduto al generale Roberto Vannacci al quale ieri l’amministrazione militare, dopo averlo nominato capo di stato maggiore del Comando delle forze operative terrestri dell’esercito, ha deciso di avviare un procedimento disciplinare che potrebbe, in caso di condanna, stroncare per sempre ogni sua prospettiva di carriera.
Che qualcosa non tornasse in questa vicenda lo si era capito già domenica sera, dopo che si era diffusa la notizia del suo trasferimento. ”E’ un ruolo prestigiosissimo che assumo e porterò avanti con la passione di sempre”, aveva dichiarato euforico il generale, ricevendo in tempo reale, tramite X, il plauso del leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: “Complimenti e buon lavoro al generale Vannacci, leale e coraggioso servitore dell’Italia e degli italiani”.
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Dopo pochi minuti, e in maniera quanto mai irrituale, anche ministro della Difesa Guido Crosetto decideva di intervenire con lo scopo, però, di ‘sminuire’ l’incarico di Vannacci. “Non è stato né promosso né retrocesso”, aveva dichiarato Crosetto, precisando che il vertice dell’Esercito “ha deciso di affidargli uno dei ruoli che gli competevano per grado, esperienza e diritto”.
Una puntualizzazione che non corrispondeva al vero in quanto nelle Forze armate il capo di stato maggiore è il diretto interlocutore del comandante ed è colui che è chiamato a realizzarne gli obiettivi. Non un ‘passacarte’, come affermato da Crosetto, ma un ruolo di primo piano, indispensabile poi per poter aspirare un domani ad altri incarichi di vertice e avanzamenti di grado.
Ieri mattina, dunque, prima che lo sapesse il diretto interessato, una manina da via Venti Settembre, ha voluto far filtrare all’esterno che Vannacci era finito sotto disciplinare per quanto scritto nel libro Il mondo al contrario. Una fuga di notizie a tutti gli effetti che scredita il ministero della Difesa facendolo diventare come una delle tante procure della Repubblica.
In attesa che Crosetto, sempre molto loquace e pronto a vedere ‘complotti’ ovunque, in particolare da parte dell’Anm, intervenga al riguardo, il generale Vannacci rischia di essere stritolato da una faida tutta interna alla destra di governo. Non è un mistero, infatti, che Salvini volesse candidarlo alle prossime elezioni europee.
E non è un mistero che Giorgia Meloni vedesse con il terrore questa prospettiva, ben sapendo che parte del suo bacino elettorale è storicamente composto da carabinieri e militari. Il disciplinare mette tutto in discussione in quanto è destinato a concludersi prima della presentazione delle liste ed, in caso di condanna, trasformerebbe Vannacci in ‘impresentabile’.
L’azione disciplinare del Ministero, comunque, sa anche di beffa. Il generale, sul punto, aveva infatti dichiarato di non avere mai “avuto dubbi sul fatto di non aver commesso mancanze disciplinari o violato codici militari. Anche il ministro Crosetto dopo il nostro incontro si era espresso chiaramente dicendo che avrei avuto un nuovo incarico. Lo scorso agosto sul mio libro è stata aperta un’inchiesta sommaria che penso si sia già chiusa, visto che per prassi le inchieste sommarie si chiudono entro novanta giorni”, aveva detto Vannacci.
In realtà, visto ciò che è successo, l’inchiesta ‘sommaria’ non si era chiusa proprio per nulla ed il suo avvio ufficiale ha evitato di far perdere la faccia al ministro della Difesa il quale, quando era uscito il libro, era stato durissimo, parlando di “farneticazioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”.
Da parte sua il generale, da ieri in licenza, ha fatto sapere che proseguirà il tour promozionale del libro, giunto un mese fa a 207mila copie vendute. Inevitabile la polemica politica.
“Vannacci dovrebbe decidere se continuare a fare l’editorialista sovranista o il militare. I due mestieri evidentemente sono fortemente incompatibili. Impensabile che continui a scrivere quello che scrive, come capo di stato maggiore delle forze operative terrestri”, ha affermato in una nota la deputata di Italia viva Isabella De Monte.
Per il segretario di +Europa Riccardo Magi, invece, il nuovo incarico di Vannacci è “indegno”. “E’ la conferma che con questo governo la xenofobia, l’omofobia e le farneticazioni complottiste sono meriti e non demeriti”, ha sottolineato Magi.