La protesta
Sciopero medici e infermieri, 5 dicembre di lotta contro il taglio delle pensioni: e in Italia cresce la povertà sanitaria
Medici, dirigenti sanitari e infermieri si fermano per 24 ore. Dalla mezzanotte di martedì 5 dicembre è in corso lo sciopero nazionale dei professionisti del settore sanitario, protesta che potrebbe portare alla cancellazione di 1,5 milioni di prestazioni sanitarie.
La stima arriva dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, in cui si precisa che sono a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180mila) e gli esami radiografici (50mila).
Saranno comunque garantite le prestazioni d’urgenza: resteranno in funzione pronto soccorso, terapie intensive, unità coronariche, emodialisi, assistenza ai malati oncologici e studi di medici di famiglia che non aderiscono allo stop.
Lo sciopero per le pensioni
Al centro della protesta proclamata da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, e per il comparto dal sindacato Nursing Up ci sono cinque grandi temi: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni.
Sono inaccettabili infatti per i sindacati i tagli fino al 25 per cento delle loro pensioni, deciso nell’ultima Manovra del governo Meloni all’articolo 33. Un taglio retroattivo perché colpisce medici, infermieri, personale sanitario che hanno contributi tra 1981 e 1995: per i 732mila lavoratori coinvolti e penalizzati l’esecutivo ha previsto infatti un ricalcolo dei rendimenti applicati ai versamenti di quegli anni. In questo modo, è la stima del governo, le casse dello Stato potranno risparmiare fino a 21 miliardi di euro entro il 2043.
Cresce la povertà sanitaria
Lo sciopero odierno non è l’unica notizia preoccupante che arriva dal settore della sanità. Secondo il rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci” nel 2023 in Italia quasi 430mila persone si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria, e hanno dovuto chiedere aiuto a una delle realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure.
Un numero allarmante, dato che la crescita è stata del 10 per cento rispetto allo scorso anno, quando le persone in situazioni di povertà sanitaria erano state 386mila.
Ma è l’intera concezione del Sistema sanitario nazionale che è in evidente difficoltà: se nel 2022 la spesa sanitaria totale è pari a 22,46 miliardi di euro, 2,3 miliardi in più (+6,5%) rispetto al 2021, di questi solo 12,5 miliardi di euro (il 55,9%) sono a carico del Ssn. Restano 9,9 miliardi di euro (il 44,1%) pagati dalle famiglie, povere e non solo. Rispetto al 2021, le famiglie hanno coperto spese sanitarie per 704 milioni di euro in più, mentre in sei anni, dal 2017 al 2022, la spesa sanitaria e farmaceutica carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%).
Nel presentare il rapporto Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets, ha denunciato che “tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari”.