Secondo gli scienziati di Copernicus, il programma sui cambiamenti climatici dell’Agenzia spaziale europea gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea (EMA), il 2023 potrebbe essere l’anno più caldo mai registrato. Anche novembre, come i cinque mesi precedenti, ha fatto registrare temperature record. Ed è rimasto soltanto un mese alla fine dell’anno. “L’ultimo semestre è stato davvero scioccante. Gli scienziati stanno esaurendo gli aggettivi per descrivere la situazione”, ha dichiarato Samantha Burgess, vicedirettrice di Copernicus.
A novembre è stata misurata una media di 14,22 gradi Celsius, ovvero di 0,85 gradi in più rispetto alla media degli ultimi trent’anni. Per l’anno solare in corso, da gennaio a novembre, la temperatura media globale del 2023 è la più alta mai registrata, 1,46 °C al di sopra della media preindustriale del 1850-1900 e 0,13°C in più rispetto alla media degli undici mesi del 2016, attualmente l’anno solare più caldo mai registrato. La temperatura media della superficie a novembre è stata la più alta mai registrata per questo mese, con 0,25 °C in più rispetto al secondo novembre più caldo, quello del 2015.
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“La temperatura continuerà ad aumentare, così come gli effetti delle ondate di caldo e della siccità. Raggiungere lo zero netto il prima possibile è un modo efficace per gestire i nostri rischi climatici”, ha dichiarato Burgess aggiungendo che questa tendenza si tradurrà con molte probabilità in “inondazioni catastrofiche, incendi, ondate di caldo e siccità [che] continueranno. A meno che non facciamo qualcosa per risolvere la nostra dipendenza dai combustibili fossili”.
Record di siccità in Europa
Copernicus lo scorso settembre aveva pubblicato i dati e un video composto da una serie di immagini acquisiti dai satelliti Sentinel-2 tra il primo luglio e il 31 agosto dell’anno scorso. Secondo il programma europeo la siccità che ha colpito il continente nell’estate del 2022 è stata la peggiore degli ultimi 500 anni. Le immagini hanno mostrato come ampie regioni siano passate da un colore verde acceso a un marrone arido. I dati sono stati confrontati con un altro studio del 2014 sulla siccità del 1540. Le immagini indicavano come i danni più gravi alla vegetazione abbiano interessato le aree sud-orientali della Gran Bretagna, quelle della Francia settentrionale, in Germania, Polonia e in Europa orientale. Effetti evidenti anche in Italia, soprattutto con la secca del Po che ha raggiunto minimi storici.