Il caso dell'ex Pac
Assalto di Repubblica contro il permesso a Cesare Battisti
Il quotidiano ha fatto trapelare le carte con le quali l’ex esponente dei Pac ha richiesto il beneficio per condizionare la decisione dei giudici
Giustizia - di Frank Cimini
Su Battisti e Cospito il terrorismo dell’antiterrorismo. L’altro ieri mattina il quotidiano Repubblica ha dedicato una intera paginata per cercare di bloccare l’iter di una richiesta di permesso inoltrata da Cesare Battisti sulla base del fatto che il giudice di sorveglianza di Ferrara aveva riconosciuto all’ex esponente dei Pac 540 giorni di detenzione scontati in più.
Il dato sommato alle detenzioni già subite tra Francia, Brasile e Italia cumula una reclusione di 10 anni che permette di accedere ad alcuni benefici tra i quali la possibilità di chiedere un permesso premio. La richiesta sarà valutata prossimamente e saranno i giudici a decidere la lunghezza e le modalità del permesso.
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L’articolo del quotidiano fondato da Scalfari ovviamente fa riferimento al fatto che l’eventuale concessione del permesso sarebbe una beffa per i parenti delle vittime. E al TgUno inevitabilmente c’è stata la passerella dei familiari. La repubblica del vittimario. Con un gioco di parole, in tutti i sensi.
Va ricordato che Battisti nel percorso di giustizia riparativa (un modello per molti versi oscurantista e reazionario) che ha intrapreso ha chiesto di incontrare i familiari delle vittime anche se questa circostanza non è indispensabile per accedere ai benefici nell’ambito della mediazione penale.
Dal carcere di Massa dove Battisti di recente è stato trasferito in modo che i parenti residenti a Grosseto possano fargli visita sono state fatte uscire le informazioni che Repubblica ha utilizzato per “scandalizzare” la pubblica opinione nella prospettiva che Battisti, condannato all’ergastolo per fatti di lotta armata avvenuti oltre 40 anni fa possa trascorrere qualche ora, perché di questo si tratta, fuori dalla prigione, nell’ambito del principio di risocializzazione per i detenuti.
Con ogni probabilità nel carcere di Massa c’è qualcuno che cerca di fare carriera e si vende le notizie. In questo allarmismo generale in materia di terrorismo vanno ricordate le parole usate dal ministero della Giustizia per motivare sulle informazioni comunicate al sottosegretario Andrea Delmastro in merito alla detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito.
I funzionari del Dap spiegavano che quelle informazioni era state rubricate “a divulgazione limitata” in relazione a conseguenze di ordine pubblico. Addirittura era stato esplicitato il pericolo di attacchi alle strutture del ministero nell’ambito delle manifestazioni a favore di Cospito.
Queste manifestazioni con la partecipazione di qualche centinaio di persone avevano portato a qualche scontro con le forze di polizia e alla rottura di qualche vetrina. Ipotizzare altri fatti molto più gravi e indubbiamente lontanissimi dalla realtà odierna, una repressione senza sovversione, è da irresponsabili e da persone in mala fede che mistificano anche al fine di accrescere il proprio ruolo e sentirsi più importanti.