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Gabbie salariali, il governo Meloni ci riprova: blitz della Lega per dare più soldi ai dipendenti pubblici del Nord

Gabbie salariali, il governo Meloni ci riprova: blitz della Lega per dare più soldi ai dipendenti pubblici del Nord

La vecchia ossessione della Lega, quando a guidare il Carroccio era ancora il “SenaturUmberto Bossi, rispolverata a oltre 20 anni di distanza. Parliamo delle gabbie salariali per il pubblico impiego, ovviamente con l’obiettivo di premiare i lavoratori del Nord Italia.

Dopo averci riprovato durante il governo giallo-verde con i grillini di Giuseppe Conte, con la proposta ritirata frettolosamente per le barricate dei 5 Stelle, questa volta il partito di Matteo Salvini ci riprova all’interno di un governo più “amico”.

Il blitz sulle gabbie salariali

Lo scrive oggi Repubblica, che evidenzia come il Carroccio con un blitz notturno martedì ha fatto approvare un ordine del giorno alla Camera sulla questione.

Gabbie salariali “nascoste”: all’interno della proposta di legge che ha demolito il salario minimo delle opposizioni, il provvedimento-delega a firma Walter Rizzetto contiene un odg della Lega che chiede al governo di introdurre una “quota variabile” di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare “nel mondo della scuola”, da calcolare in base “al luogo di attività”. Tradotto: gabbie salariali per premiare/aiutare i dipendenti pubblici del Settentrione.

A presentare l’ordine del giorno, spiega ancora Repubblica, sono stati i deputati leghisti Andrea Giaccone e Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione ai tempi del governo Draghi. L’odg è stato affrontato intorno alle 23 di martedì. E col parere favorevole del governo, rappresentato dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, è stato considerato approvato senza discussione o voto.

Eppure dalla maggioranza, e in particolare proprio da Rizzetto, si nega l’introduzione del tema delle gabbie salariali. “Noi andiamo a sottolineare un punto molto importante che è quello della contrattazione di secondo livello – spiega il presidente della Commissione Lavoro della Camera – che non significa, come ho sentito molto spesso, parlare di gabbie salariali”.

Sempre da Fratelli d’Italia arrivano le parole di Marco Cerreto, che si dice “non a favore delle  gabbie salariali ma riteniamo che il governo debba approfondire il serissimo problema dei contratti pirata ma allo stesso tempo debba continuare a sostenere quella contrattazione decentrata che favorisce una concertazione che, se basata su livelli di civiltà giusvaloristica e di buon senso sicuramente, porteranno a risultati maggiori”.

Eppure, come ricorda Marco Sarracino, deputato e responsabile Sud nella segreteria di Elly Schlein, “la destra torna a sdoganare il principio delle gabbie salariali, perché con l’ordine del giorno presentato dalla Lega e approvato in piena notte, si punta esplicitamente a classificare i cittadini del Meridione e delle aree interne quali cittadini di serie B”.

Il precedente di Valditara

La questione delle gabbie salariali era stata cavalcata già lo scorso gennaio dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che propose “maggiore equità” nelle retribuzioni dei professori “dove il costo della vita è più alto”, salvo poi fare marcia indietro.