È cosa eccellente possedere la forza d’un gigante, ma usarla da gigante è tirannia! (W. Shakespeare)
Quasi ovunque le politiche conservatrici, e restauratrici, tendono ad affermarsi a scapito delle forme di democrazia rappresentativa. Di questa viene conservato l’involucro, ma a mutare è la sostanza. Più o meno velocemente il “potere del popolo” – la democrazia, appunto – si sta trasformando nel “potere sul popolo”, che è ben altra cosa.
Il passaggio avviene in modo soft, con l’ovattata sicumera di chi promette una democrazia più efficiente, più decidente. Non è dunque un caso che in Italia, secondo i sondaggi, l’ “uomo forte” cominci a piacere a 6 cittadini su 10. La “riforma”, volta a introdurre il premierato, va proprio in quella direzione.
L’idea dell’uomo forte – e, da noi, della “donna forte”, che è lo stesso – trova un terreno scivoloso su cui prosperare. Larga parte dei ceti proletari e intermedi, dopo l’arricchimento di pochi e il relativo impoverimento di massa provocato dalla globalizzazione selvaggia – che ha determinato un precariato planetario – non crede più nelle “liturgie” della democrazia rappresentativa.
Da una parte molti non vanno più a votare, dall’altra sono sensibili al richiamo dell’uomo solo (o della donna sola) al comando. E non è un caso che l’uomo forte piace in Italia come in Francia, a Washington come a Mosca a Pechino a Kiev, al Cairo come ad Ankara, a Vienna e ad Amsterdam, a Varsavia e a Buenos Aires, a Berlino come a Tokyo (Germania e Giappone si stanno riarmando: attenzione!).
Da sempre, nelle varie epoche storiche, il leader politico si costruisce come uomo forte praticando l’ “oclocrazia”: finge di dare potere alla “moltitudine”, alla “folla”, alla “massa”, alla “turba” (sono questi i significati del termine greco “òklos”).
Sbandierando specchietti per le allodole, l’oclocrate occulta la verità e maschera le vere emergenze: i salari fermi da 30 anni e impoveriti dall’inflazione, il precariato dilagante, la corruzione, l’evasione fiscale, la disoccupazione, i mutamenti climatici, la pace contro la guerra ecc.
L’efficacia e l’insidia dell’oclocrazia stanno nella semplificazione (esempio: l’ “invasione”, che non c’è, degli immigrati), con cui dice alla “massa” ciò che essa ama sentirsi dire, e che questa poi rilancia, tramite i social e altro, con intima goduria e aspro rancore, con la foga della “turba” pronta a impalare chiunque dissenta.
È ovvio che l’oclocrazia è molto pericolosa per la democrazia. Il suo gradino successivo, diceva Polibio (200-120 a.C.), è infatti la tirannide, e la storia è ricca di esempi in proposito. Di fronte a tutto questo, che fanno le “sinistre”?