La guerra in Medioriente
Netanyahu affonda nei sondaggi e trascina con sé Biden
Il settanta per cento degli israeliani vuole mandare a casa Netanyahu. E negli Stati Uniti è rivolta tra i democratici per il veto Usa alla risoluzione Onu che chiedeva il cessate il fuoco.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La guerra di Gaza fa due vittime politiche eccellenti: Benjamin Netanyahu e Joe Biden. “Annienteremo Hamas” ripete il primo ministro israeliano. Ma Israele gli ha voltato le spalle.
A due mesi dall’inizio della guerra a Gaza sette israeliani su dieci ritengono che il premier Benjamin Netanyahu dovrebbe rassegnare le dimissioni, secondo un sondaggio di opinione condotto dalla televisione commerciale Canale 13 su un campione rappresentativo della popolazione.
Il 31 per cento vorrebbero che si facesse subito da parte, mentre il 41 per cento pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti sul terreno. Tuttavia Netanyahu può ancora trovare conforto nelle risposte di quanti si sono dichiarati sostenitori del Likud, il 70 per cento dei quali ritiene che debba restare in carica.
Il 20 per cento pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti e nessuno di loro ritiene che debba andarsene subito. E le cose non vanno meglio per l’inquilino della Casa Bianca. Una valanga di critiche hanno accompagnato il veto Usa alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco.
Il vice rappresentante americano all’Onu, Robert Wood, ha affermato che la risoluzione «contrasta con la realtà». «Non sosteniamo gli appelli per un cessate il fuoco immediato» ha detto Wood. La risoluzione per il cessate il fuoco che il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aveva sottoposto al Consiglio di sicurezza aveva ottenuto 13 su 15 voti a favore, con l’astensione del Regno Unito.
Durissima la reazione interna. «Mentre le bombe continuano a cadere sui civili palestinesi e a causare una distruzione diffusa, gli Stati Uniti hanno usato ancora una volta il loro potere per bloccare il tentativo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Ponendo il veto a questa risoluzione, gli Stati Uniti sono gli unici a votare contro l’umanità, diventando inoltre complici della carneficina a Gaza».
A dirlo è Avril Benoît, direttore generale di Medici Senza Frontiere (Msf) negli Stati Uniti. «Il veto degli Stati Uniti è in netto contrasto con i valori che professano di sostenere. Continuando a fornire copertura diplomatica alle atrocità in corso a Gaza, gli Stati Uniti lanciano due segnali chiari: il diritto umanitario internazionale può essere applicato in modo selettivo e le vite di alcune persone contano meno di altre – prosegue -. Israele sta continuando ad attaccare indiscriminatamente persone e strutture civili e a imporre un assedio che equivale a una punizione collettiva per l’intera popolazione di Gaza, costretta a sfollamenti di massa. Israele nega inoltre l’accesso a cure mediche e assistenza umanitaria, oggi più che mai vitali a Gaza. Gli Stati Uniti continuano a fornire sostegno politico e finanziario a Israele che porta avanti le sue operazioni militari senza curarsi del terribile costo per i civili. Affinché gli operatori umanitari siano in grado di rispondere agli immensi bisogni, MSF chiede un cessate il fuoco adesso».
Una critica durissima: «Il fatto che l’amministrazione Usa abbia posto da sola il veto a un cessate il fuoco, mette un altro chiodo nella bara della credibilità degli Stati Uniti in materia di diritti umani». Lo afferma Abby Maxman, presidente e ceo di Oxfam America.
«L’amministrazione Biden ha avuto l’ennesima opportunità di essere all’altezza della sua alta retorica a sostegno dei diritti umani e di un ordine internazionale basato sulle regole. Il mondo è pronto a porre fine alla terribile carneficina di Gaza e a concentrarsi sul rilascio degli ostaggi e sull’aiuto ai palestinesi per ricostruire le loro vite», si legge nella dichiarazione pubblicata sul sito di Oxfam, in cui Maxman sottolinea che «questa risoluzione era importante perché chiedeva un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi».
A insorgere sono anche gli arabi americani. Stando all’ultimo sondaggio dell’Arab American Institute. secondo il centro d’analisi, il sostegno della comunità araba americana al presidente è crollato rispetto al 2020, passando dal 59% al 17%
. Il motivo è da ricercare, secondo lo studio delle tendenze, proprio nella decisione di Washington di rimanere accanto allo storico alleato nell’area mediorientale, nonostante i bombardamenti indiscriminati sulla Striscia abbiano provocato oltre 17mila morti, tra i quali oltre 6mila bambini.
E’ la prima volta dal 1997 che la maggioranza degli arabi americani non si definisce Democratica. Il 32% si dichiara Repubblicano e il 31% indipendente. Il 40% degli intervistati ha dichiarato, inoltre, che voterebbe per l’ex presidente Donald Trump, il 5% in più rispetto al 2020.
Anche la deputata Democratica Rashida Tlaib ha accusato il presidente di “appoggiare il genocidio del popolo palestinese”: “Il popolo americano non ci sta. Ce lo ricorderemo nel 2024“.
Una linea condivisa da molti giovani Dem. I musulmani americani sono 3,5 milioni e secondo le previsioni sono destinati a diventare nel 2040 la seconda più importante comunità religiosa dopo quella cristiana, scavalcando proprio quella ebraica. Tutti voti che il presidente deve cercare di mantenere per rimanere alla guida del Paese. Impresa sempre più ardua.
Come arduo è il recupero di un rapporto proficuo con l’Autorità Palestinese di Abu Mazen, quella che, nei piani dell’amministrazione Biden, dovrebbe essere il perno di un governo di Gaza nel dopoguerra (ipotesi peraltro affossata da Netanyahu).
Gli Stati Uniti sono «responsabili del bagno di sangue» nella Striscia di Gaza. A denunciarlo, in una nota, è il presidente dell’Autorità palestinese (Anp), Abu Mazen, dopo il veto americano alla risoluzione per un cessate il fuoco immediato, votata ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Lo riporta l’agenzia palestinese Wafa.
«La decisione costituirà una vergogna che perseguiterà gli Stati Uniti per molti anni», ha aggiunto Abu Mazen. Descrivendo la posizione americana come «immorale», il presidente dell’Anp ha affermato di ritenere Washington «responsabile dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi nella Striscia di Gaza per mano delle forze di occupazione israeliane». Per Joe Biden quello con Benjamin Netanyahu appare sempre più come un “abbraccio mortale”.