Il testo
Cop28: perché è scattata la protesta per la bozza finale, niente eliminazione delle fonti fossili
Polemiche sulla bozza finale. "Inaccettabile" per l'Unione Europa, bocciatura anche dagli Stati Uniti. La protesta degli attivisti a Dubai. Proroga dei negoziati
Ambiente - di Redazione Web
A protestare senza mezzi termini, già nel pomeriggio, era stato il ministro dell’Ambiente delle isole Samoa Cedric Schuster, presidente dell’Alleanza dei piccoli Stati. “Non firmeremo il nostro certificato di morte”. Il bozza finale della COP28, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che dal 30 novembre scorso si sta tenendo a Dubai, negli Emirati Arabi – alla fine è riuscita a scontentare tutti. Per l’Unione Europea è “insufficiente”, per l’inviato degli Stati Uniti John Kerry “non mantiene in vita l’obiettivo di 1,5°C”. Il documento ha scoperchiato ancora una volta le controversie dell’appuntamento. A questo punto sono aperte le trattative verso un testo condiviso. Secondo alcuni osservatori è difficile che si raggiunga oggi un accordo condiviso sul documento.
Il presidente della Cop28, l’emiratino Sultan Al Jaber, aveva messo ieri sul tavolo la sua proposta per il cosiddetto Global Stocktak. Una bozza di 21 pagine che a differenza delle precedenti bozze non contiene alcun riferimento al “phase out”, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Si legge invece della “riduzione sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, per raggiungere le emissioni zero entro, prima o intorno al 2050, come raccomandato dalla scienza”. Espressione troppo vaga secondo i Paesi che contestano il documento.
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Le polemiche sulla bozza
198 i Paesi partecipanti alla manifestazione. Fronte OPEC silenzioso ma compatto. Arabia Saudita, Iran, Iraq, Russia vorrebbero eliminare qualsiasi riferimento alle energie fossili. C’è poco da stupirsi considerando che Sultan Ahmed Al Jaber, tra l’altro amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale emiratina, aveva dichiarato come non ci sia “nessuna scienza, o scenario, che dica che l’abbandono graduale dei combustibili fossili permetterà di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C”. Posizione opposta rispetto a quella espressa dal rapporto sul clima dell’ONU del 2022. La bozza invece non parla di “phase out”, eliminare gradualmente, come molti si aspettavano. Si limita a citare una serie di politiche facoltative per abbassare le emissioni entro il 2050.
“Dobbiamo ancora fare passi in avanti in molte aree, incluso il linguaggio sui combustibili fossili”, aveva detto ieri Al Jaber in plenaria. “Ho bisogno che tutti i Paesi mostrino più flessibilità”. Il testo raccoglieva diversi “desiderata” dei Paesi produttori ed esportatori di petrolio e menzionava la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). E iniziative condivise: come l’impegno a triplicare le rinnovabili e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Il via libera alla tecnologia CCS, al momento ancora molto costosa e poco efficace, è stato voluto sia dai Paesi produttori che dagli Stati Uniti che da alcuni Paesi europei.
Le reazioni alla bozza del documento finale
Il commissario Europeo per il clima, Wopke Hoekstra ha definito la bozza “deludente e inaccettabile”. Gli Stati Uniti hanno chiesto un rafforzamento della parte relativa alla mitigazione. Al Gore, ex vicepresidente degli USA e attivista, ha definito la bozza “ossequiosa”, come se fosse stata “dettata parola per parola dall’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio”. Per Teresa Ribera, ministra spagnola per la transizione ecologica che rappresenta i governi dell’UE nei negoziati nella bozza “ci sono elementi inaccettabili”.
Schuster rappresentava la preoccupazione dei quei stati colpiti dall’innalzamento del livello degli oceani. “Non possiamo sottoscrivere un testo che non contenga impegni forti sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili. E ve lo ricordiamo ancora una volta: i nostri piccoli stati insulari in via di sviluppo sono in prima linea in questa crisi climatica, ma se continuate a dare priorità al profitto rispetto alle persone, state mettendo in gioco il vostro stesso futuro”.
Centinaia di partecipanti, in segno di protesta hanno accolto i delegati in fila e tenendosi per mano. La fila si è formata all’esterno della sala delle riunioni. “Se non otteniamo una graduale eliminazione delle fonti fossili in questa COP, c’è un’alta probabilità che supereremo i 1,5 gradi di riscaldamento, il che garantirà un futuro completamente invivibile”, ha detto l’attivista Emma Buretta. I negoziati sono stati prorogati. Non è la prima volta, già in altri casi simili era stata estesa di qualche giorno la fine dell’evento per concordare il testo finale.