Su tutte le elezioni degli Stati Uniti d’America: le elezioni in grado di influire anche sul resto del mondo, nonostante il grande periodo di crisi della politica estera americana, le sfide del multipolarismo. E quelle Europee, il prossimo giugno, banco di prova per tutte le formazioni politiche occidentali e per i partiti italiani. Le elezioni più seguite e mediatiche al mondo saranno parte delle consultazioni del 2024, che tra voti nazionali, comunitari e locali sarà un anno ricchissimo di appuntamenti alle urne. 76 Paesi, il 51% della popolazione mondiale. L’Economist lo ha definito “il più grande anno elettorale della storia”.
Più di quattro miliardi di cittadini convocati alle urne. I continenti più coinvolti saranno l’Europa e l’Africa. Circa 400 persone chiamate alle urne dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Al voto otto dei dieci Paesi più popolosi al mondo: Bangladesh, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti. Al voto anche 18 Paesi dell’Africa per circa 300 milioni di aventi diritto. Ci saranno importanti appuntamenti elettorali, a livello locale o municipale, in Paesi come il Brasile e la Turchia. “Nel 2024 voteranno più persone che in qualsiasi anno precedente – si legge sull’Economist – ma questa grande marcia verso le urne non significa necessariamente un’esplosione della democrazia”.
- Elezioni europee, al voto tra il 6 e il 9 giugno 2024: primo vero banco di prova per Meloni e Schlein
- Perché non si terranno le elezioni in Ucraina nel 2024, Zelensky: “Non è il momento, è tempo di guerra”
- Il gruppo della Lega è un pericolo per l’Europa: l’ultimo sondaggio SWG su partiti politici ed elezioni
- Paesi Bassi, alle elezioni vince l’estrema destra di Wilders: “Ora nessuno può ignorarci, governeremo”
Le elezioni e la democrazia
Stando a quanto scrive il settimanale, su 71 Paesi considerati dal Democracy Index soltanto 43 avranno elezioni pienamente libere e democratiche, 27 dei quali membri dell’Unione Europea. Gli altri 28 non soddisfano secondo l’Index delle condizioni essenziali per considerare il voto pienamente democratico. “Diverse elezioni non saranno del tutto libere ed eque. Alcune di queste non avranno alcuna influenza significativa sui governi”. Si voterà, per esempio, nel 2024 nella Russia di Vladimir Putin e nella Bielorussia di Alexander Lukashenko. Saltata quella in Ucraina, dove vige la legge marziale dopo l’invasione russa: “Fuori luogo” secondo il Presidente Volodymyr Zelensky.
Secondo le classificazioni dell’Economist Intelligence Unit (EIU) il Brasile, l’India, l’Indonesia e gli USA sono considerate democrazie imperfette: tengono elezioni libere, legali, consentono il cambiamento, tuttavia i loro sistemi politici presenterebbero dei punti deboli. Il parametro tiene conto di cinque aspetti essenziali della democrazia: processo elettorale e pluralismo; funzionamento del governo; partecipazione politica; cultura politica; libertà civili. Il punteggio complessivo più alto è riportato nella media dei Paesi dell’Europa Occidentale, 8,4; quello più basso è riportato da Medio Oriente e Nord Africa, 3,3.
Dove si voterà nel 2024
Le elezioni nazionali saranno 56, circa il 40% del Prodotto Interno Lordo globale. Appuntamento soltanto all’apparenza minore è quello di Taiwan, alle urne il prossimo gennaio per le presidenziali e le parlamentari: in ballo gli equilibri con la Cina, favorito per la vittoria il Partito Democratico Progressista che mantiene posizioni filo-indipendentiste. Quasi certa la vittoria dell’African National Congress, colpito da diversi scandali di corruzione, in Sudafrica. A marzo si terranno le parlamentari in Iran, Paese cruciale negli equilibri mediorientali.
A febbraio si vota invece per le presidenziali e per il cambio del Parlamento in Indonesia, il Paese più popoloso del sud-est asiatico. L’India, la più popolosa democrazia e il Paese più popoloso del mondo, andrà al voto tra aprile e maggio. Si vota per le presidenziali e per il cambio del Parlamento anche in Messico, a giugno. 720 i parlamentari europei che saranno eletti tra il 6 e il 9 giugno 2024. Sugli Stati Uniti, al voto il 5 novembre, incombe l’ombra di Donald Trump: il punto debole per i democratici sarebbe proprio il presidente in carica Joe Biden, dato per sfavorito dai sondaggi.