Il processo
Alex Cotoia, condannato a 6 anni per l’omicidio del padre violento: madre e fratello indagati per falsa testimonianza
Cronaca - di Redazione
Nella sentenza che ha condannato a 6 anni e due mesi Alex Cotoia (il cognome della madre, ndr) per l’omicidio del padre Giuseppe Pompa c’è una sorpresa. La Corte d’Assise di Torino ha ordinato la trasmissione degli atti in Procura: i pm dovranno valutare se la madre Maria e il fratello Loris abbiano mentito a favore di Alex durante le loro testimonianze.
Alex Cotoia e l’omicidio del padre
Alex nel 2020 uccise nella casa di famiglia a Collegno il padre Giuseppe per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite in famiglia. La sera di quel 30 aprile il ragazzo sferrò 34 coltellate con sei coltelli diversi contro il genitore.
“Alex deve essere assolto perché ci ha salvato la vita. Se vogliamo che qualcosa cambi, se vogliamo evitare che le donne continuino a morire e che non ci siano più casi come quello di Giulia (Cecchettin, ndr), la sentenza non può essere questa”, aveva detto la madre ai cronisti subito dopo la sentenza di condanna del figlio.
Il procuratore generale Alessandro Aghemo aveva chiesto sei anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione. Una pronuncia della Corte costituzionale aveva permesso l’applicazione della prevalenza di alcune attenuanti rispetto alle aggravanti. La richiesta originale del pg era stata, infatti, di 14 anni.
La possibile indagine su madre e fratello di Alex
Dunque la Corte d’Assise ordina la trasmissione degli atti in procura per valutare le testimonianze di Maria Cotoia e del figlio Loris. Secondo l’edizione torinese di Repubblica, nel mirino vi sarebbero alcune dichiarazioni dei due, che risulterebbero frutto di una strategia comune per minimizzare le accuse nei confronti di Alex.
A madre e figlio i giudici contesterebbero l’uso della stessa “immagine” per descrivere la rabbia di Giuseppe Pompa durante le udienze del processo: “Era come un toro che vede rosso”, avrebbero detto entrambi. In caso di condanna rischiano a loro volta da uno a sei anni di carcere.
L’atto, spiega a LaPresse il legale di Alex, Claudio Strata, è automatico, Avvocato che ha definito però “incomprensibile” la decisione di inviare gli atti alla procura.
La difesa della mamma di Alex
In una intervista al Corriere della Sera invece la madre Maria Cotoia ripete che il figlio Alex “non è un assassino” e che ha agito quella notte per salvarle la vita. Del marito Giuseppe invece sottolinea la gelosia ossessiva: “Negli ultimi dieci anni, in modo patologico. Era ossessionato. Si arrabbiava per ogni cosa e perdeva il controllo: insulti, bestemmie e minacce. Mi urlava addosso, afferrandomi i polsi e le braccia. Mi spingeva. Era un violento”.
La donna racconta poi il clima di terrore in casa generato dal marito: “In alcune occasioni li ha riempiti di botte perché secondo lui non avevano giocato bene a pallone. Ogni volta mi ripetevo che dovevo resistere e ai miei ragazzi dicevo che dovevano estraniarsi. Non meritavano un padre così, loro sono dei bravi ragazzi. Prima o poi ci avrebbe ucciso”.