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Emergenza suicidi nel carcere di Montorio, la lettera dei detenuti e l’interrogazione del deputato Tosi

Emergenza suicidi nel carcere di Montorio, la lettera dei detenuti e l’interrogazione del deputato Tosi

Tre suicidi in un mese, due avvenuti in soli dieci giorni. I casi sarebbero quattro se sarà considerato suicidio anche quello del giovane Cristian Mizzon che ha perso la vita lo scorso mese di agosto. Il comune denominatore di questi decessi è il luogo dove essi sono avvenuti: il carcere di MontorioVerona. Lo stesso penitenziario dove dovrebbe sentirsi al sicuro Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. Farhady Mortaza, Giovanni Polin e Oussama Saidiki: oltre Mizzon, sono le tre persone decedute dietro quelle maledette sbarre. Due italiani e due stranieri, tutti e quattro giovani, tutti – a loro modo – con problemi psicosociali. Ma invece di essere recuperati, così come previsto dalla Costituzione, sono stati sbattuti in cella e abbandonati dallo Stato. Fino alla loro morte. Intanto, sia dall’amministrazione del carcere che dal Garante per i diritti dei detenuti, l’unica risposta che l’opinione pubblica ha ricevuto è stata il silenzio.

Emergenza suicidi nel carcere di Montorio a Verona: la lettera dei detenuti

Proprio la scomparsa di Saidiki ha spinto gli altri detenuti a scrivere una lettera, inviata all’autorità giudiziaria. La pubblichiamo integralmente:

Spett.le Tribunale di Sorveglianza di Verona,

i detenuti della sezione quinta corpo 3 della Casa Circondariale di Montorio (VR) vogliono porre alla cortese attenzione del Vostro illustre Tribunale i fatti relativi al suicidio del nostro amico e compagno di sezione, Oussama Sadek, avvenuto presso la sezione isolamento matricolo il giorno venerdì 08 dicembre 2023 intorno alle ore 16, in quanto riteniamo doveroso e rispettoso della memoria del deceduto che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto, trattandosi di una persona rispettosa, che era amata e benvoluta da tutte le persone della nostra sezione in modo unanime, senza distinzione di razza, di etnia, di provenienza e di credo religioso.

Oussama lamentava apertamente e dichiaratamente un grave disagio psicologico, fortemente aumentato da alcune settimane, e lo aveva posto all’attenzione del corpo penitenziario di turno, che a sua volta lo aveva prontamente e ripetutamente segnalato ai responsabili sanitari della nostra casa circondariale che evidentemente non sono intervenuti nei tempi e nei modi necessari, tant’è che il disagio è divenuto per lui sempre più insopportabile, nonostante fosse risaputo e certificato che vi erano già stati precedenti tentativi di suicidio, in particolare uno di rilevante gravità presso l’ospedale di Rovigo circa un anno fa, durante il quale si era gettato nel vuoto dal quarto piano della struttura ospedaliera dopo aver inoltre ingoiato lamette ed altro, ma fortunatamente si era salvato; a seguito di ciò aveva tentato più volte di impiccarsi e di darsi fuoco, ma era sempre stato salvato in tempo da noi detenuti della sezione e dalle guardie.

In quest’ultima infausta occasione di tentato suicidio, andata purtroppo a buon fine e trasformatasi in suicidio, era invece completamente solo ed era stato “gettato” in una disperazione ancora maggiore tramite la reclusione nella sezione di isolamento matricola, dove era approdato nella giornata di martedì 05 dicembre, su ordine proprio del responsabile sanitario psichiatrico, al quale per altro era stata sconsigliata tale ipotesi di isolamento in quanto era preferibile che rimanesse nella sua abituale cella nella nostra sezione dove poteva essere guardato a vista da noi detenuti, come era avvenuto fino al giorno prima, lunedì 04 dicembre 2023, a seguito della relativa autorizzazione della polizia penitenziaria responsabile della sezione, in quanto trattandosi di sezione chiusa non era possibile vigilarlo in via ordinaria.

Da quanto abbiamo appreso la scelta del medico psichiatrico di inviare Oussama presso l’isolamento matricola e non presso un più adeguato reparto psichiatrico di ospedale o, alla peggio, presso l’infermeria psichiatrica del carcere, è scaturito dopo una visita che ha riscontrato una certa aggressività del detenuto, ma questo a noi risulta alquanto improbabile in quanto non ha mai tenuto comportamenti violenti con noi ed anzi si è sempre comportato in modo corretto e rispettoso, ed immaginiamo che questo sia facilmente verificabile in quanto senz’altro non ha mai avuto rapporti negativi, per quanto di nostra conoscenza; noi stessi detenuti senza titoli medici specialistici ci rendevamo palesemente conto del forte disagio emotivo del nostro defunto compagno come poteva confermare anche la polizia penitenziaria, andava solo trattato e compreso diversamente, immaginiamo secondo i canoni della “buona prassi medico sanitaria psichiatrica”, se ciò fosse avvenuto non ci troveremmo oggi a piangere l’ennesimo compagno che nella disperazione ha fatto la peggiore scelta possibile, ossia la morte.

Per tale motivo chiediamo un intervento incisivo da parte dell’autorità giudiziaria, e di tutte le Istituzioni della Repubblica Italiana, per fare la massima chiarezza e scongiurare futuri episodi simili, evitando di “bollare” questo ennesimo suicidio solo come un momento di debolezza e sconforto imprevedibile, come sono stati fatti passare tanti altri nostri compagni deceduto, visto che Oussama era una persona normale e con la testa a posto, quanto accaduto era prevedibilissimo e si poteva evitare, anziché incrementare ulteriormente il macabro contatore di morti per disperazione, nella totale indifferenza di tutto e di tutti, in particolare di chi ha la responsabilità delle nostre vite in questa valle di lacrime quotidiane.

Ringraziamo anticipatamente per la cortese attenzione e rimaniamo a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.

Cordiali saluti.

Detenuti sezione 5 corpo 3 – Casa Circondariale di Montorio (VR)“.

Emergenza suicidi nel carcere di Montorio a Verona: l’interrogazione dell’onorevole Tosi

Anche l’ex sindaco di Verona, oggi deputato, Flavio Tosi si è mosso, grazie all’attivismo dei volontari dell’associazione Sbarre di zucchero. Questa la sua interrogazione parlamentare rivolta al ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio:

Al Ministro della Giustizia – Per sapere – premesso che:

la pena riveste secondo il nostro impianto costituzionale una funzione rieducativa del condannato, propedeutica ad un suo futuro reinserimento in società. In tal senso tendono secoli di storia giuridica occidentale, oltreché lo stesso Art. 27 della nostra Costituzione;

secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a fine novembre, il numero di detenuti nelle carceri italiane ha raggiunto quota 60,116, superando di gran lunga la capienza regolamentare dei posti disponibili, fissata a 47,000. In particolare, l’aumento è significativo se considerato rispetto all’inizio dell’anno, fotografando una crescita di 3,920 unità e raggiungendo così i livelli precedenti alla pandemia;

Il fenomeno del sovraffollamento non solo impatta negativamente sulla qualità di vita dei detenuti, ma è altresì non in linea con le direttive stabilite dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura delle Pene o Trattamenti Inumani o Degradanti. Tale divario tra le condizioni reali e gli standard internazionali è motivo di seria preoccupazione, esponendo il nostro Paese a costose procedure d’infrazione, generando altresì un elevato rischio per la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari;

a riprova dell’importanza e della delicatezza del fenomeno in parola, particolare preoccupazione destano i recenti fatti di cronaca relativi ai suicidi nella casa circondariale di Verona. Nei soli mesi di novembre e dicembre infatti, qui si sono tolti la vita Farhady Mortaza (10 novembre), Giovanni Polin (20 novembre) e Oussama Saidiki (8 dicembre), quest’ultimo a cui mancavano solo 3 mesi di detenzione;

il conteggio dei suicidi in carcere aumenta di continuo. Solo lo scorso anno, sono stati 84 i detenuti a togliersi la vita, tra uomini e donne. Le statistiche dicono che dentro le quattro mura di una cella ci si toglie la vita con una frequenza 19 volte maggiore che fuori. La casa circondariale di Montorio non è purtroppo nuova a questo genere di avvenimenti, anche a causa di una situazione di sovraffollamento dei detenuti e di sottodimensionamento nel numero di personale di polizia penitenziaria;

quali iniziative il Ministro intenda intraprendere, per quanto di competenza, ai fini evitare il ripetersi di tragedie come quelle verificatesi recentemente nella casa circondariale di Verona di cui in premessa, anche alla luce del fenomeno del sovraffollamento carcerario.

Presentatore
On. FLAVIO TOSI“.