Ecco cosa scrive Haaretz, il più autorevole giornale israeliano, in un editoriale: “Nei suoi sforzi per sfuggire alla responsabilità degli eventi del 7 ottobre, il primo ministro Benjamin Netanyahu sta cercando di dare la colpa della catastrofe a Yitzhak Rabin.
Netanyahu sta cercando di impiantare l’idea nella coscienza collettiva che l’unica politica che è alle origini della immane tragedia del 7 ottobre, sono stati gli accordi di Oslo degli anni ‘90. Guai che si dica che sia stata una qualsiasi delle politiche che Netanyahu ha perseguito durante il suo mandato da record come primo ministro.
Durante i suoi molti anni al potere, Netanyahu ha respinto tutti i tentativi di compromesso territoriale e l’obiettivo di separare Israele dai palestinesi. Eppure, non si vergogna di vantarsi degli accordi di Abramo e di fantasticare sulla normalizzazione con l’Arabia Saudita, come se tutto questo sarebbe stato possibile senza Oslo. Lo stesso vale per la crescita economica per la quale si prende il merito personale.
Cosa l’ha resa possibile se non gli accordi di Oslo e l’accordo di pace con la Giordania (che non si sarebbe mai raggiunto senza Oslo)? Invece di dimettersi per la vergogna e assumersi la responsabilità della catastrofe di ottobre e del crollo delle sue politiche, continua spudoratamente a fare sermoni diplomatici.
È come se la morte di 1.200 israeliani e il rapimento di altri 240 non fossero la prova definitiva che il conflitto israelo-palestinese non può essere cancellato dall’agenda, che non paga alimentare un’organizzazione terroristica e permettere che cresca enormemente al fine di emarginare i moderati palestinesi che hanno abbandonato il percorso del terrorismo e si sono impegnati nel coordinamento della sicurezza con Israele per decenni.
E il tutto con l’obiettivo di garantire che la Cisgiordania e la Striscia di Gaza rimangano entità separate, dividendo la leadership palestinese e impedendo una soluzione due Stati. Netanyahu non ha interesse a definire cosa sarà lo Stato di Israele o Gaza il giorno dopo la fine della guerra.
Tutto è finalizzato all’orientamento di un’eventuale commissione d’inchiesta statale sulla debacle del 7 ottobre e a nuove elezione. Da esperto nel dirottare le responsabilità, Netanyahu sa che affinché la “giuria” dell’opinione pubblica lo scagioni, deve trovare un altro colpevole.
È così che dovrebbero essere lette le sue osservazioni di questa settimana davanti alla commissione per gli affari esteri e la difesa della Knesset: “L’accordo di Oslo è un disastro che ci ha portato lo stesso numero di vittime dell’attacco a sorpresa di Hamas alla Simchat Torah, per un periodo di tempo più lungo”.
In quel dibattito, spiega anche il suo attacco all’Autorità palestinese: “L’unica differenza tra Hamas e l’Autorità palestinese è che Hamas vuole distruggerci qui e ora, e l’Autorità Palestinese vuole farlo a tappe”.
Basta con la menzogna e lo stravolgimento della storia. Basta con la sottomissione e la radicalizzazione della società israeliana e palestinese. Netanyahu deve andarsene, e Israele deve adottare la strada diplomatica onesta – colpire coloro che scelgono di combatterci con mezzi violenti, e allo stesso tempo dialogare con coloro che rinunciano alla violenza a favore della diplomazia”.