Le bugie al Senato

Meloni, il Mes e il fax sull’approvazione che diventa un autogol: il documento contro Conte e Di Maio la smentisce

Politica - di Redazione - 14 Dicembre 2023

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Il fax mostrato da Meloni nell’intervento al Senato
Il fax mostrato da Meloni nell’intervento al Senato

Un coup de théâtre che le si è rivolto contro. La sceneggiata messa in scena mercoledì in Senato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante le consuete comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Europeo, in programma oggi e venerdì a Bruxelles, si è rivelata un clamoroso autogol per la premier.

Oggetto del contendere il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia deve ancora ratificare, uno Paesi tra quelli dell’Eurozona che tiene l’istituzione europea, che ha il compito di aiutare gli Stati in difficoltà economica, in un limbo. Una opposizione non tecnica ma politica, quella del governo Meloni: come ormai chiaro l’esecutivo vorrebbe utilizzare il sì alla ratifica come merce di scambio europea in sede di approvazione di un Patto di stabilità più “soft” per i Paesi dal forte debito, come il nostro.

Le accuse di Meloni a Conte

Mercoledì nel suo discorso al Senato la presidente del Consiglio ha utilizzato toni forti, quasi come se fosse ancora all’opposizione. In particolare ha accusato il secondo governo di Giuseppe Conte di aver approvato nel 2021 la riforma del Mes “col favore delle tenebre”, citando proprio una espressione dell’ex premier utilizzata durante una conferenza stampa nel pieno del periodo pandemico per il Covid-19. Meloni in particolare ha accusato Conte di aver approvato il Mese senza passare dal parlamento e quando l’ex premier era già dimissionario dopo la caduta di quel governo.

A sostegno della sua tesi Meloni ha sventolato di fronte ai senatori un documento, un fax, che in realtà la smentisce. A far notare la sostanziale bufala presentata all’Aula dalla premier è stato Il Foglio: in particolare il fax mostrato da Meloni contiene sì l’ordine di approvazione della riforma del Mes da parte del governo italiano, ma la data ben evidente sul documento (20 gennaio 2021) è antecedente di 6 giorni alle dimissioni del governo di Conte.

Meloni invece nel suo discorso a Palazzo Madama accusava così l’attuale leader del Movimento 5 Stelle: “Questa firma è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, questa firma è stata fatta quando il governo Conte era dimissionato, in carica solamente per gli affari correnti”. Si tratta, come appare ovvio, di una balla.

Le bugie della premier

Ma non è l’unica. Nel proseguire la sua invettiva la premier ha accusato il suo predecessore a Palazzo Chigi di aver approvato la riforma del Mes “contro il parere del parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre. Capisco la vostra difficoltà, capisco il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce”. Anche qui, si tratta di parole al vento: il Parlamento italiano approvò a maggioranza la riforma del Mes un mese e mezzo prima, con due risoluzioni del 9 dicembre 2020 alla Camera e al Senato.

C’è poi da sottolineare come il fax mostrato in Aula dalla presidente del Consiglio abbia un valore burocratico o poco più: quel documento firmato dall’ex titolare della Farnesina, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, autorizzava il il rappresentante italiano in sede europea Maurizio Massari (citato da Meloni nel discorso), a formalizzare ciò che il parlamento aveva già deciso.

La storia del Mes

Se poi si vuole contestualizzare la storia del Mes a livello “storico”, il Meccanismo europeo di stabilità nella sua versione pre-riforma fu istituito nel lontano 2011, quando al governo in Italia c’era il centrodestra a guida Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni era ministra della Gioventù, venendo poi approvato dal successivo governo a guida Mario Monti nel 2012 col sostegno del Popolo della Libertà, di cui Meloni faceva parte.

di: Redazione - 14 Dicembre 2023

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