Lo scandalo
La storia dei bambini venduti dalla Chiesa in Belgio, in 30mila strappati alle loro madri: in adozione per 500 euro
Esteri - di Redazione
Lo scandalo è scoppiato e in Belgio ormai non si parla d’altro: secondo il podcast Kinderen van de Kerk (Figli della Chiesa) realizzato della testata nazionale Het Laatste Nieuws , in un periodo temporale che va dalla fine del secondo conflitto mondiale agli anni Ottanta circa 30mila bambini sono stati venduti dalla Chiesa cattolica belga all’insaputa delle loro madri,
I bambini venduti dalla Chiesa in Belgio
Secondo l’inchiesta dell’Het Laatste Nieuws il trattamento riservato alle giovani ragazze madri era a dir poco brutale. Nel “mirino” finivano le giovani donne incinte fuori dal matrimonio: portate in strutture gestite dalla Chiesa cattolica belga, alcune venivano anestetizzate prima del parto, così da non ricordare.
Altre venivano sterilizzate dopo il parto, mentre il trattamento “standard” prevedeva l’indossare maschere per non vedere la nascita del proprio bambino. Quindi venivano fatti firmare documenti di rinuncia al nascituro e alle fine le giovani venivano in istituti cattolici dove subivano umiliazioni e abusi sessuali, oltre a venire sfruttate lavorando gratis.
Le testimonianze delle vittime
Trattamenti disumani raccontati dalle stesse protagoniste di questa storia nel podcast. Una delle vittime, Cyrilla, 67 anni, ha raccontato: “Avevo mal di pancia. Mi chiedevo cosa fossa. È venuta l’infermiera. Le ho detto: “Ho dolori”. Mi ha detto che avevo appena partorito con il cesareo ed ero stata sterilizzata. Le ho detto: “Lo avete fatto senza il mio permesso?”. Poi è arrivata una suora. Le ho chiesto dove fosse mia figlia. Lei mi ha detto che non c’era, non era lì. L’ho cercata per anni”. Lei, racconta oggi Il Messaggero, è finita in un istituto delle suore a Lommel, nel nord est del paese.
Sua figlia non l’ha più vista: secondo l’inchiesta realizzata da Het Laatste Nieuws il prezzo di vendita dei neonati variava tra i 10mila e i 30mila franchi, che al tasso attuale corrispondono a 250-750 euro, ma il costo variava anche in base alla situazione economica della “famiglia adottiva”.
Reati a rischio prescrizione
Oggi però il processo di ricongiungimento con i figli venduti in questo enorme traffico di esseri umani gestito dagli istituti cattolici del Paese è ostacolato dal fatto che i documenti non sono stati conservati o sono stati persino distrutti.
È il caso di Debby Mattys, 57 anni, una vita passata alla ricerca di sua madre. “Mia madre aveva 18 anni quando ha avuto una gravidanza indesiderata“, ha raccontato la donna a Het Laatste Nieuws.
Una commissione parlamentare d’inchiesta ha già indagato sugli abusi sessuali della Chiesa belga e grazie ad un emendamento le madri potranno riconoscere ancora i loro figli in quanto vittime di tratta degli esseri umani. Ma il responsabile della Giustizia belga ha anche detto che si rischia la prescrizione per molti dei reati venuti fuori con le testimonianze.
Le scuse della Chiesa
Debby Mattys, e non solo lei, ha ovviamente puntato il dito contro la Chiesa. “Ha una responsabilità schiacciante e non solo per quello che è successo in passato: ancora oggi abusa del potere permettendo che i fascicoli spariscano o perché non collabora attivamente all’ispezione dei fascicoli“.
Nel 2015 la Conferenza episcopale si è scusata con le vittime di adozioni forzate in istituti cattolici in un intervento al Parlamento fiammingo. Davanti alle nuove rivelazioni, i vescovi belgi hanno espresso il loro cordoglio per il dolore delle vittime e hanno chiesto un’indagine indipendente sulle condizioni descritte nelle testimonianze raccolte.
Belgio dove Papa Francesco ha confermato recentemente uno dei suoi viaggi, previsto nel 2024.