Proteste a Tel Aviv

Israele furioso con Netanyahu: chi erano gli ostaggi uccisi per sbaglio: “Sventolavano bandiera bianca”

Erano tre prigionieri di Hamas che erano riusciti a fuggire. Sventolavano la bandiera bianca e chiedevano aiuto in lingua ebraica. I soldati di Israele ne hanno uccisi due sul colpo e hanno inseguito e ucciso anche il terzo

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 18 Dicembre 2023

CONDIVIDI

Israele furioso con Netanyahu: chi erano gli ostaggi uccisi per sbaglio: “Sventolavano bandiera bianca”

Gli ostaggi uccisi per errore dall’esercito israeliano «sventolavano bandiera bianca, violate le regole di ingaggio»

L’indagine preliminare dell’Idf sull’incidente che ha causato la morte di tre ostaggi a Gaza, ha accertato che Samer Fuad El-Talalka (rapito a Nir Am il 7 ottobre), Yotam Haim ( rapito lo stesso giorno a Kfar Aza) e Alon Shamriz sono stati uccisi perché le truppe non hanno seguito le regole di ingaggio dell’esercito.

Secondo l’indagine, riferisce Haaretz, il soldato che li ha individuati, pur trovandosi in un altro edificio e nonostante i tre sventolassero bandiera bianca, si sarebbe sentito minacciato e avrebbe aperto il fuoco. Due ostaggi sarebbero stati colpiti e caduti a terra subito, mentre il terzo sarebbe riuscito a fuggire in un altro palazzo.

Nel frattempo, il soldato avrebbe riferito a un suo superiore di aver incontrato dei miliziani, il comandante sarebbe quindi arrivato sulla scena, mentre un’altra squadra dell’Idf nelle vicinanze avrebbe seguito il terzo ostaggio. I militari avrebbero iniziato a sentire grida in ebraico che chiedevano aiuto, ma avrebbero creduto che si trattasse di un membro di Hamas che stava cercando di «attirarli» in una trappola.

Hanno quindi proceduto ad entrare nell’edificio, dove hanno ucciso l’ostaggio. Solo quando i soldati sono riusciti a recuperare i tre corpi, avrebbero notato i segni identificativi che hanno poi sollevato il sospetto che fossero effettivamente ostaggi israeliani riusciti a fuggire e non membri di Hamas ostili.

L’annuncio dell’Idf – che ha scosso il Paese all’inizio di shabbat – è arrivato a poche ore di distanza dalla notizia del recupero dei corpi di altri tre ostaggi morti a Gaza in cattività. Il primo si chiamava Elya Toledano, un franco-israeliano di 28 anni catturato dai miliziani al festival musicale di Reim insieme con la fidanzata Mia Schem, liberata il mese scorso nell’ambito della tregua e dello scambio di ostaggi e detenuti palestinesi. Gli altri due sono Nik Beizer e Ron Sherman (anche con cittadinanza argentina) entrambi soldati di 19 anni di stanza in una base a ridosso della Striscia. Secondo le stime, sono meno di 130 gli ostaggi rimasti in prigionia.

Centinaia protestano a Tel Aviv

In centinaia sono scesi in piazza nella notte di venerdì a Tel Aviv per una protesta dopo la notizia della morte nel nord della Striscia di Gaza dei tre ostaggi.

Immagini diffuse dalla tv israeliana hanno mostrato una folla radunata nel centro della città con strade bloccate e la richiesta al governo di intervenire per il rilascio immediato di tutte le persone ancora tenute prigioniere nell’enclave palestinese dal terribile attacco del 7 ottobre in Israele.

La folla era armata di cartelloni e striscioni con foto e nomi degli ostaggi e ha sfilato in corteo dirigendosi verso il quartier generale dell’esercito. I manifestanti hanno gettato vernice rossa lungo la strada, ha riferito il sito israeliano di notizie Ynet.

«Per loro il tempo sta finendo, riportateli a casa adesso», ha intonato la folla, senza risparmiare critiche al governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di non fare abbastanza per ottenere la liberazione degli ostaggi nella convinzione che un accordo come quello di fine novembre avrebbe evitato «incidenti» come quello delle scorse ore.

Le famiglie dei rapiti denunciano il silenzio del gabinetto di guerra

Cresce la rabbia dei parenti degli ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza dal terribile attacco del 7 ottobre in Israele dopo la notizia della morte nell’enclave palestinese di tre persone rapite uccise dai soldati israeliani. “Nonostante il grande disastro, nessuno del gabinetto di guerra ha parlato con le famiglie, nessuno ha spiegato come evitare il prossimo disastro, nessuno -ha denunciato Haim Rubinstein, un portavoce dei familiari degli ostaggi citato dal Times of Israel – Perché le famiglie devono pietire qualcosa che dovrebbe essere scontato”.

Ostaggi uccisi bufera su Netanyahu

Voci di forte critica si stanno alzando in Israele contro il premier per non aver annunciato in prima persona l’uccisione dei tre ostaggi israeliani da parte dell’esercito a Gaza. Lo hanno segnalato i media ricordando che in passato, in casi simili, è stato il premier ad annunciare ad Israele quanto era successo.

Tra le voci riportate, quella del giornalista Einav Schiff di Yediot Ahronot secondo cui «il portavoce militare (Daniel Hagari, ndr) è stato abbandonato l’altra sera. Non era lui a dover guardare negli occhi l’opinione pubblica e informarla della tragedia ma il primo ministro o almeno il ministro della difesa o il capo di stato maggiore. Non è sorprendente ma deludente».

Alla carica contro il governo – dopo aver abbassato i toni dal 7 ottobre scorso – è tornato anche Uri Heitner, storico e figura di spicco del movimento dei Kibbutz.

Ma il più caustico è stato Dan Halutz, un ex capo di stato maggiore dell’esercito. «Bibi – ha detto, citato dai media, ricorrendo al nomignolo del premier – l’unica immagine di vittoria possibile dopo il fallimento del 2023 è quella di te che ci lasci con la bandiera bianca». Una immagine legata al fatto che gli ostaggi uccisi – secondo l’esercito – avevano innalzato un bastone con una pezza bianca.

18 Dicembre 2023

Condividi l'articolo