La vicenda del pensatore
Perché Toni Negri fu arrestato, cosa è il “Teorema Calogero”
La complicata biografia di un grande intellettuale che sul piano politico non mi ha mai convinto. E che è stato travolto dalla persecuzione giudiziaria
Editoriali - di Marco Boato
La storia personale, politica, accademica e giudiziaria, di Toni Negri, morto a Parigi a 90 anni, è molto lunga e complessa, e non può essere ridotta al banale stereotipo giornalistico di “cattivo maestro”, come ha fatto anche il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, insieme a molti altri banali commenti giornalistici di ieri.
Personalmente ho conosciuto per la prima volta Toni Negri quando io ero ancora studente liceale a Venezia nel 1962 e andai ad ascoltarlo per una sua conferenza al centro culturale “Egidio Meneghetti”. All’epoca Negri era ancora un esponente padovano del PSI, mentre in precedenza era stato membro della Gioventù di Azione cattolica (Giac), da cui era uscito in polemica con Luigi Gedda.
Dopo di allora era diventato docente ordinario di Dottrina dello Stato a Scienze politiche di Padova e, contemporaneamente, negli anni ’60, aveva contribuito alla nascita dell’operaismo italiano e poi del movimento extraparlamentare “Potere operaio”, in Veneto, Emilia-Romagna e poi anche a Roma. Sciolto P.O. nel 1973 a Rosolina, confluì nel movimento di “Autonomia operaia”, all’interno del quale si svilupparono anche lotte molto violente, in Veneto e altrove.
Il 7 aprile 1979 Negri e molti altri furono arrestati sulla base del cosiddetto “Teorema Calogero” (pubblico ministero a Padova), che teorizzava la coincidenza politico-organizzativa dei vertici delle Brigate Rosse con il vertice di Autonomia Operaia. Questo “teorema” era infondato, sia sul piano giudiziario che nella dimensione storico-politica. Alla fine Negri venne condannato a 12 anni di carcere per “associazione sovversiva” e altri reati minori, ma l’imputazione originaria cadde.
Nel 1983, quando Negri era in carcerazione preventiva già da quattro anni, il Partito radicale di Marco Pannella gli propose la candidatura alle elezioni politiche, con l’idea di condurre, tramite la sua elezione, una battaglia politica e giudiziaria, come sarebbe poi successo nel 1984 con l’elezione di Enzo Tortora alle europee.
Purtroppo Negri, dopo l’elezione, non accettò questa sfida e fuggì in Francia, dove rimase fino al 1997, quando rientrò in Italia facendosi arrestare. Tornò definitivamente libero solo nel 2003. Nell’arco di molti decenni Negri è stato autore di moltissimi saggi politici, culminati nel volume “Impero” che gli diede fama internazionale.
Personalmente l’avevo incontrato varie volte, specialmente negli anni ’60 e ’70, e mi ero sempre trovato molto distante dalle sue teorizzazioni. Ma, di fronte alla sua morte, credo sia doveroso riconoscergli una capacità culturale, più che politica, di alto livello, anche se assai discussa e discutibile, come è sempre stato.