Svolta dopo 27 anni?
Nada Cella, per l’omicidio di Chiavari chiesto processo per Annalucia Cecere: “Massacrata per rancore e gelosia”
Il cold case di Nada Cella, delitto avvenuto il lontano 6 maggio del 1996, potrebbe essere ad un punto di svolta. La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per la donna che avrebbe ucciso la 24enne nello studio dove lavorava come segretaria a Chiavari: si tratta di Annalucia Cecere, oggi 55 anni, che dalla Liguria si era trasferita in Piemonte pochi mesi dopo il delitto.
Le accuse di omicidio per Annalucia Cecere
Cecere, secondo il pm Gabriella Dotto, avrebbe ucciso Nada “per motivi di rancore e gelosia verso la vittima”, per via della posizione da lei occupata all’interno dello studio di Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava Nada, e la sua vicinanza a costui.
Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi.
Le “bugie” di Sarocco e della madre
Ma a processo rischiano di andare lo stesso Sarocco e la madre Marisa Bacchioni: madre devono rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento, per l’accusa avrebbero mentito nel corso degli interrogatori fatti fino a un mese fa.
In particolare, come riferisce l’Ansa, il commercialista avrebbe detto la mattina dell’omicidio era sceso in studio solo qualche minuto dopo le 9:10 ma risulta “invece provato il suo accesso in studio prima delle 9 e la conoscenza della identità dell’autrice della aggressione”. Inoltre avrebbe mentito sulla sua conoscenza con la Cecere dichiarando “di non aver avuto alcuna relazione, ma solo una occasionale frequentazione, e che la donna non era mai andata in studio, eccetto che in una sola occasione – qualche giorno prima dell’omicidio – in cui l’aveva ricevuta la segretaria Nada Cella”.
La difesa dei tre indagati
Cecere, Sarocco e la madre del commercialista hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento nell’omicidio. “Non vedo perché dovrei coprire una persona e darmi la zappa sui piedi, visto che subito dopo il delitto quello indagato per 18 mesi sono stato io. Mi sarebbe venuto comodissimo accusare qualcuno”, aveva spiegato alcune settimane fa Sarocco a Repubblica.
I punti oscuri
Ma al momento non è scontato che con l’udienza preliminare si spediscano i tre indagati in Corte d’Assise. Come ricorda Repubblica, con l’entrata in vigore della riforma Cartabia serve una “una ragionevole previsione di condanna”.
Il “problema” per la Procura di Genova è che quella che veniva considerata la “prova regina”, delle tracce di Dna sulla camicetta di Nada e altri reperti affidata al genetista Emiliano Giardina, non hanno dato risultati completi e utilizzabili in sede processuale.
Gli inquirenti insomma chiedono di portare in Corte d’Assise un processo indiziario al termine di una inchiesta riaperta grazie anche al lavoro svolto dalla criminologa Antonella Pesce Delfino e dall’avvocata Sabrina Franzone, oltre alla stessa madre di Nada.