Gaza, la bozza della risoluzione Onu chiede “ampie pause umanitarie”, “soluzione a due Stati” e la protezione dei civili
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede “pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi” a Gaza. È quanto si legge nella bozza finale della risoluzione Onu che sarà sottoposta al voto secondo quanto riferito dalla Bbc che ne ha preso visione. Il testo è frutto di un compromesso tra Emirati arabi e Stati Uniti per fare sì che questi ultimi si astengano dal voto e la risoluzione passi.
Da settimane Washington si dichiara contraria ad un cessate il fuoco ma favorevole a tregue umanitarie che permettano di far entrare gli aiuti a Gaza. Nel testo si chiede anche il rilascio immediato di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas.
Nella bozza, sempre secondo la Bbc, la risoluzione ribadisce la richiesta di “una soluzione a due Stati, con la Striscia di Gaza come parte di uno stato palestinese” e chiede alle “parti in conflitto a Gaza di rispettare i loro obblighi verso il diritto internazionale, in materia di protezione dei civili”.
Nel testo si chiede inoltre a tutte le parti di “astenersi dal privare la popolazione civile nella Striscia di Gaza dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria indispensabili alla loro sopravvivenza”.
Usa impegnati all’Onu, speriamo in un risultato soddisfacente»
«L’obiettivo della risoluzione» all’Onu è fissato «dal Paese che la presenta» e in questo caso è facilitare gli aiuti umanitari a Gaza: «noi questo lo sosteniamo fin dall’inizio e continuiamo a essere impegnati» sul testo del progetto, afferma il segretario di Stato Usa Antony Blinken in merito al progetto di risoluzione a cui si lavora all’Onu.
Blinken si è quindi augurato che possa essere raggiunto un risultato soddisfacente, ribadendo che gli Stati Uniti ritengono che «Israele abbia il diritto di difendersi, ma abbiamo anche detto che come lo fa è importante».
Usa, colloqui su una pausa tra Israele e Hamas molto seri
I negoziati per una pausa nei combattimenti tra Israele e Hamas “sono molto seri”. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing a bordo dell’Air Force One.
Netanyahu: «La guerra continuerà fino alla distruzione di Hamas»
«La guerra continuerà fin quando non distruggeremo Hamas, fino alla vittoria». Lo ha ripetuto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso di cui dà notizia il Jerusalem Post. «Coloro che pensano che ci fermeremo non sono connessi con la realtà», ha incalzato.
«Non smetteremo di combattere finché – ha detto in un video postato su X – non raggiungeremo tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati: l’eliminazione di Hamas, il rilascio dei nostri ostaggi e l’eliminazione della minaccia da Gaza». «Stiamo attaccando Hamas con il fuoco, il fuoco infernale. Ovunque, anche oggi. Attacchiamo anche i loro alleati da vicino e da lontano». «Tutti i terroristi di Hamas, dal primo all’ultimo, sono morti. Hanno solo due opzioni: arrendersi o – ha concluso – morire».
Hamas: il bilancio dei morti a Gaza è salito a 20.000
Le autorità di Hamas nella Striscia di Gaza hanno affermato ieri che almeno 20.000 persone sono state uccise nel territorio palestinese dall’inizio della guerra con Israele, lo scorso 7 ottobre. Circa 8.000 bambini e 6.200 donne si contano tra le vittime, ha sostenuto Hamas
Wsj, trattative Hamas-Fatah su futuro Gaza ma Sinwar contrario
I leader di Hamas all’estero, Ismail Haniyeh e Khaled Mashaal, sono in contatti riservati con Hussein Al-Sheikh, esponente di Fatah, la fazione del presidente Abu Mazen), nel tentativo di formare un’alleanza sul futuro di Gaza nel dopoguerra sotto l’ombrello dell’Olp. Colloqui dai quali l’ala militare di Hamas, guidata da Yahya Sinwar sarebbe stato tenuto all’oscuro.
Lo ha riferito il Wall Street Journal – che cita Husam Badran, esponente in Qatar dell’ufficio politico di Hamas – secondo cui ai colloqui parteciperebbe anche Mohammad Dahlan, un ex di Fatah espulso dalla fazione e ritiratosi dalla vita politica ma con stretti contatti con i Paesi del Golfo e con l’Egitto. E anche l’ex premier palestinese Salam Fayyad che è un candidato gradito agli Usa nella possibile successione di Abu Mazen.