L'inchiesta choc
Violentata dai “rampolli” di ndrangheta, fratello e sorella la spingono a ritrattare: “Ucciditi, sei pazza”
Violentata dal fidanzato a da tre suoi amici, già arrestati lo scorso novembre, poi spinta a ritrarre le accuse dal fratello e dalla sorella, anche istigandola al suicidio e costringendola a sottoporsi a una visita psichiatrica per farsi dichiarare non capace di intendere e volere.
È la storia che arriva dalla provincia di Reggio Calabria, nel piccolo centro di Seminara: qui questa mattina gli agenti della Polizia di Stato di Palmi e Reggio Calabria hanno tratto in arresto quattro persone, fratello e sorella più i rispetti compagni, posti ai domiciliari per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia.
Gli arresti di novembre
Indagine che, come detto, è collegata all’operazione “Masnada” della Procura di Palmi che lo scorso novembre aveva portato all’arreso di tre giovani “rampolli” di ‘ndrangheta e il figlio di un amministratore locale. L’inchiesta aveva portato all’individuazione di una ventina di soggetti, alcuni dei quali minorenni, che in qualche modo, stando alle indagini, avevano partecipato alle violenze sessuali di gruppo ai danni di due ragazzine.
Proseguendo le indagini gli investigatori si sono trovati di fronte ad un quadro familiare tremendo. I poliziotti hanno accertato reiterati episodi di vessazione subiti dalla ragazza, minorenne, da parte dei propri familiari che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori cercando di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’autorità giudiziaria.
Le pressioni per ritrattare le accuse
Fratello e sorella della giovane vittima di violenza da parte del branco sarebbe stata “invitata” a suicidarsi dai familiari, che le avrebbero pure disattivato la scheda telefonica del cellulare, simulandone uno smarrimento.
Inoltre, gli indagati avrebbero anche tentato di costringerla a sottoporsi a visita psichiatrica con l’intento di ottenere una certificazione medica attestante la non capacità di intendere e di volere, rendendone inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni in sede di processo contro il branco.