Stallo diplomatico
Israele-Hamas, l’Onu rinvia ancora il voto sulla risoluzione: a Gaza mezzo milione di persone senza cibo
Esteri - di Redazione
Sulla Striscia di Gaza si decide di non decidere. Per la quarta volta è stato infatti rinviato il voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla risoluzione che, se votata senza veti, dovrebbe portare ad un cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Nella seduta tenuta giovedì sera a porte chiuse nel Palazzo di Vetro alcuni Paesi avrebbero infatti espresso insoddisfazione per il testo, risultato di intensi negoziati tra Stati Uniti, Emirati Arabi ed Egitto, ritenuto troppo annacquato sul tema degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza e gli ambasciatori hanno chiesto più tempo per consultarsi con i rispettivi governi.
La bozza della risoluzione, secondo quanto emerso, chiedeva a Israele di permettere immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli a Gaza e si chiede di creare le condizioni “per una cessazione sostenibile delle ostilità“. Quindi era sparito il passaggio sulla “fine immediata” dei combattimenti.
Un testo su cui questa volta non ci sarebbe stato il veto di Washington, come già accaduto invece nel recente passato. “Non vi dirò come voterò, ma ci sarà una risoluzione, se la risoluzione presentata è qualcosa che possiamo sostenere“, aveva detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas Greenfield.
Mezzo milione di persone senza cibo a Gaza
Con 20mila morti sul terreno, nella Striscia la situazione si fa giorno dopo giorno più disperata. Non solo condizioni igienico-sanitarie precarie, che aumentano il rischio di epidemie, ma nel territorio guidato da Hamas ormai manca anche il cibo.
Un rapporto delle Nazioni Unite rileva che più di mezzo milione di persone, un quarto della popolazione, a Gaza stanno soffrendo la fame perché non c’è abbastanza cibo che entra nel territorio dallo scoppio della guerra, più di 10 settimane fa.
L’economista capo del Programma alimentare mondiale Arif Husain afferma che “praticamente tutti a Gaza hanno fame“. Ha avvertito che se la guerra tra Israele e Hamas continuerà allo stesso livello e le consegne di cibo non verranno ripristinate, la popolazione potrebbe affrontare “una vera e propria carestia entro i prossimi sei mesi“.