L'intervista
Praga: le testimonianze dalla strage all’università
Il racconto a l'Unità di Mirka Ferrara, docente di lingua italiana presso l’Università di economia e commercio di Praga, e del traduttore e gestore del blog 'Italia Praga One Way', Tiziano Marasco
Esteri - di Andrea Aversa
Sono passati tre giorni ma le ferite sono ancora fresche. Nonostante la voglia di tornare alla normalità, Praga è rimasta colpita dalla carneficina che lo studente David Kozak ha compiuto lo scorso 22 dicembre. Quindici le persone uccise, 30 quelle ferite. Il luogo della strage è stato la Facoltà di Lettere dell’Università Carlo. Ateneo che sia Miroslava Ferrarova (Mirka Ferrara in italiano) che Tiziano Marasco, traduttore e blogger, conoscono bene. Lei, insegnante, in quell’università si è laureata in scienze politiche e lingua e letteratura italiana. Lui, da studente ha trascorso – tra quelle aule e quei corridoi – tre semestri. “Giovedì scorso, appena rientrata a casa – ha raccontato a l’Unità la Ferrara – ho letto la notizia ed ho subito contattato una collega che insegna in quell’università. Mi ha detto di colleghi e studenti barricati nelle aule. Non avrei mai immaginato che possa essere stato un giovane studente a commettere quella strage. Per fortuna subito dopo si è attivata una rete compatta di solidarietà“.
Praga: le testimonianze dalla strage all’università
Ha invece spiegato Marasco, italiano che vive a Praga dal 2011: “Ero a casa a lavorare quando ho visto su internet ciò che stava accadendo. Il killer sparava dalle finestre dei miei ex professori. Sono stati dei momenti molto gravi. Ero in pensiero per loro. Il problema, molto discusso qui a Praga ma in generale nel paese, è una legge sulla detenzione delle armi troppo soft. E in generale, anche se dal giorno dopo la città ha dimostrato di saper ricominciare subito a vivere nella normalità, è da quando la Russia ha invaso l’Ucraina che l’atmosfera è cambiata in Repubblica Ceca. Il popolo ceco ha già vissuto una volta l’incubo dell’invasione russa“.
Praga: le voci dalla carneficina che Kozak ha compiuto all’Università
Ha spiegato la Ferrara: “Giovedì pomeriggio ho finito di tenere esami nella mia università e tornata a casa ho letto la notizia sugli spari presso la mia alma mater. Questa notizia non mi sembrava verosimile, ho subito contattato la mia collega di letteratura italiana presso questo ateneo che mi ha affermato la gravità della situazione, raccontandomi del nostro collega barricato in ufficio, lei per fortuna era già tornata a casa. Sono stati momenti indescrivibili, di paura e ansia fino alla notizia della morte del killer. Ho continuato a vivere in forte stato di shock non potendomi rendere conto della situazione, di ciò che era accaduto, in quel luogo così amichevole e intelligente. Pensavo ad un estraneo, non al fatto che lo abbia potuto fare uno studente. Ho visto grande solidarietà tra universitari, tra studenti e professori, condividiamo con quasi tutti i colleghi la stessa alma mater, in quel posto ci siamo formati e abbiamo preso la decisione di fare il lavoro che facciamo. Vedere questa compattezza mi ha decisamente rincuorata. Penso che sarà un percorso lungo e faticoso per tutti ritrovare fiducia e sensazione di sicurezza nel luogo che è la nostra seconda casa“.
L’intervista a Tiziano Marasco
Come sta? Immagino sia stato scioccante vivere una situazione del genere
“Scioccante più che altro perché da ex studente di ceco, durante i miei periodi di studio all’estero ho passato in quell’edificio tre semestri. Quindi oltre a vedere la facciata esterna divenuta tristemente famosa in questi giorni, io so anche come sono gli interni. Soprattutto so che le finestre da cui l’attentatore sparava in strada erano quelle dei miei ex professori di letteratura ceca, che non vedo da anni, ma insomma, ho passato delle brutte ore perché ero sicuro che potesse essere successo qualcosa a qualcuno di loro. Per fortuna però, mi pare che sia andata bene“.
Lei gestisce una community importante, dedicata agli italiani che vivono a Praga e in Repubblica Ceca. Come è nata questa idea?
“Appena arrivato a Praga nel 2011 ero stato contattato per collaborare a un quotidiano online in italiano sulla Repubblica Ceca. Quando si è visto che il progetto non aveva futuro, io e altri ci siamo messi in proprio“.
Conosceva qualcuna delle vittime o in generale persone che erano li in quel momento?
“Mi sa che ho già risposto. Non ho più molti contatti coi professori di letteratura ceca, né coi professori di italianistica che hanno gli studi al piano di sotto. Ma come ho detto, dalle notizie che ho sembra che tutti siano sopravvissuti“.
Dov’era quando c’è stata la strage? Come ne è venuto a conoscenza?
“A casa a tradurre, poco prima delle 16:00 ho ricevuto un messaggio su Whatsapp e mi sono messo a seguire la diretta sul sito di ČT24. L’incrocio della FFUK è uno snodo importante per il trasporto pubblico, ma personalmente era parecchio che non passavo di lì“.
Il fatto che la carneficina sia avvenuta in un luogo come l’università e che l’autore sia stato un giovane studente, su cosa dovrebbe farci riflettere?
“Tra gli stranieri che vivono qui il dibattito riguarda il fatto che la legge ceca sulla detenzione di armi sia troppo lasca per gli standard UE (e io sono d’accordo). Tra i cechi ci si lamenta che non ci siano controlli rigidi. Rimane che questo mi sembra più il gesto di uno squilibrato (non il primo da queste parti, ma comunque il primo nella capitale) e non un atto terroristico di qualche tipo. Insomma, da imparare c’è ben poco“.
Che clima si respira a Praga?
“Non mi sembra particolarmente teso. Già ieri andando sui mezzi pubblici ho avuto l’idea che l’atmosfera fosse sensibilmente migliore rispetto a quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Vivo in una città che già una volta è stata invasa dai russi, per cui quell’evento aveva generato – secondo me – un senso di minaccia generalizzata molto maggiore nella popolazione“.