L’immagine utilizzata per l’articolo, una infinita fila di persone in attesa di prendere un taxi, come metafora del nostro Paese, ma soprattutto della sua economia stagnante a causa di problemi che ci portiamo dietro da decenni.
È il ritratto al vetriolo che arriva dalla penna di Eric Sylvers, corrispondente da Milano del Wall Street Journal. In un passaggio del reportage “Perché l’economia italiana non riesce a ingranare? Consideriamo le fila dei taxi”, Sylvers lo spiega bene così: “La lunga attesa per i taxi a Milano e Roma non è solo un fastidio. Molti italiani vedono il problema come un esempio imbarazzante del fallimento del Paese nel dare una scossa alla sua sclerotica economia, che è cresciuta a malapena negli ultimi 30 anni”.
L’economia italiana al rallentatore
I dati, purtroppo per il governo Meloni, non mentono. L’economia italiana stando ai dati più recenti diffusi dalla Banca Mondiale è più piccola dell’1,5 per cento rispetto al 2007, prima della crisi finanziaria globale. In quel periodo l’economia tedesca è cresciuta del 17%, quella francese del 13% e quella degli Stati Uniti del 28%. Non va meglio nel “breve periodo”: secondo l’stat l’economia nostrana dovrebbe crescere dello 0,7% quest’anno e il prossimo.
“L’industria dei taxi è un sintomo di ciò che non funziona in Italia”, spiega al WSJ Gabriele Grea, professore di economia all’Università Bocconi di Milano specializzato in trasporti.
La questione giovanile e di genere
Dopo i taxi come simbolo dell’economia ferma, il quotidiano finanziario statunitense passa a discutere di un altro grande problema del Belpaese, la “questione giovanile”.
Il 21 per cento, quasi uno su cinque dei giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, non ha un lavoro, non studia e non ha una formazione (i ‘famosi’ Neet). Per fare un paragone, a livello dei nostri competitor europei sono il 13% in Francia e il 10 per cento in Germania.
Altro tallone d’Achille è anche quello del divario di genere: “In Italia – spiega il WSJ – il 55% delle donne in età lavorativa è occupato, il livello più basso dell’Unione Europea, secondo il servizio statistico dell’UE. Questo dato si confronta con l’80% della Germania e il 71% della Francia”.
L’evasione fiscale e le startup
Il declino italiano che il quotidiano americano rimarca sottolineando anche la “grande economia sommersa”, l’evasione fiscale cronica e grandi differenze di ricchezza tra il nord e il sud del Paese.
Rispetto ad altre nazioni occidentali, l’Italia ha poche startup di successo a livello internazionale e attrae poco capitale di rischio e figura a malapena nelle classifiche delle 100 migliori università del mondo.
Zero concorrenza, nei taxi e sulle spiagge
A fare compagnia ai tassisti, che per Sylvers “si sono messi al riparo dalla concorrenza facendo pressioni per limitare il numero di licenze per i taxi e per limitare le società di sharing come Uber”, ci sono i balneari.
Per descrivere il settore, il corrispondente del WSJ sottolinea come “anno dopo anno, le stesse aziende pagano alle autorità pubbliche una piccola tassa per ottenere concessioni lucrative per affittare ombrelloni e sedie reclinabili ai bagnanti”.
D’altra parte a Palazzo Chigi Giorgia Meloni non ha alcuna intenzione di fare seguito alle richieste europee di liberalizzare il settore. “I problemi delle spiagge e dei taxi italiani dimostrano che i problemi del Paese sono legati a leggi sbagliate, piuttosto che a una mancanza intrinseca di talento o di imprenditorialità nel Paese”, è il giudizio di Sylvers.