Il ministro in Commissione
Giorgetti sul MES: “Mai detto che l’Italia l’avrebbe ratificato, il problema è il debito, stop alle allucinazioni”
L'intervento del ministro dopo la mancata ratifica e la spaccatura con la maggioranza e la Lega. "Una decisione il Parlamento avrebbe dovuto prenderla, per responsabilità. Abbiamo il sistema bancario più solido credo in Europa"
Economia - di Redazione Web
“Non ho mai detto in nessuna sede che avremmo ratificato il Mes”, ha dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti intervenuto nel pomeriggio in Commissione Bilancio alla Camera. Dopo il voto della Camera di giovedì scorso che ha bocciato la ratifica di riforma del MES, il Meccanismo europeo di stabilità che garantisce un fondo di protezione finanziaria agli Stati europei e alle banche in situazioni di crisi, le opposizioni avevano chiesto le sue dimissioni e la maggioranza aveva dimostrato altre idee rispetto alle sue indicazioni.
L’Italia resta infatti l’unico dei 20 Paesi aderenti al MES che non ha ratificato il nuovo trattato bloccandone l’attuazione che necessita della completa approvazione. “Dopo il quarto rinvio del voto, ho detto che una decisione il Parlamento avrebbe dovuto prenderla, per responsabilità. Il Parlamento ha votato, e l’ha fatto come avevo anticipato io in sede europea, avevo detto che con una larga maggioranza l’esito sarebbe stato il no al Mes”.
La mancata ratifica del Mes
Agli ultimi Ecofin, le riunioni dei ministri dell’Economia europei, e dell’Eurogruppo Giorgetti si era detto sostanzialmente d’accordo con la ratifica anche se con qualche ambiguità. Il suo dicastero in due occasioni aveva fornito al Parlamento pareri tecnici che escludevano effetti negativi sui conti pubblici dopo l’entrata in vigore. Il ministro aveva però anche ribadito che in Parlamento non esisteva una maggioranza a favore della riforma. Dopo la bocciatura della ratifica Giorgetti aveva dichiarato che “il ministro dell’Economia e delle Finanze aveva interesse che il MES fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario” ma che “non c’era aria per l’approvazione”.
Il partito più contrario alla ratifica è stato proprio la Lega, il partito guidato dal segretario e vicepremier Matteo Salvini di cui Giorgetti è vicesegretario. L’opposizione alla ratifica è stata esasperata in particolare dai leghisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai. “Abbiamo il sistema bancario più solido credo in Europa — ha aggiunto Giorgetti in Commissione —, la ricapitalizzazione e la patrimonializzazione delle banche italiane in questo momento è eccezionale, non credo che ci saranno conseguenze. Uno strumento in più rispetto a situazioni di potenziali pericolo sarebbe stato più comodo” ma “il Mes non è né la causa né la soluzione del nostro problema, che si chiama debito. Dobbiamo concentrarci sul fatto che questo debito deve essere tenuto sotto controllo, altrimenti questo Paese non ce la fa”.
Il Patto di Stabilità
Giorgetti si è espresso anche sul Patto di Stabilità, ovvero la riforma che detterebbe nuove regole fiscali e di bilancio europee. L’Italia nella negoziazione spinge per maggiore flessibilità: ovvero affinché alcune spese per investimenti strategici non rientrassero nel calcolo del deficit. Anche questa approvazione richiedeva l’unanimità dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Quando mercoledì scorso il negoziato si è concluso e l’Italia non ha posto il veto, la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva espresso “rammarico” per alcune richieste italiane non recepite nelle trattative, che per Roma sono state condotte principalmente proprio da Giorgetti.
Il ministro ha commentato che “abbiamo fatto un passo in avanti, introducendo tantissime clausole per richiesta di diversi Paesi, ogni Paese ci ha messo il suo, altrimenti non saremmo arrivati alla conclusione. Questo è un compromesso. Se verso il basso o verso l’alto, io ho detto e ribadisco che le valutazioni le faremo tra qualche tempo”. E ancora: “Il successo italiano è la possibilità dell’allungamento” fino a “7 anni per coloro che rispettano il Pnrr. Vuol dire che bisogna rispettare il Pnrr in tutto questa flessibilità è entrata ed è un grande successo del nostro Paese”. Le nuove regole, ha aggiunto, non partiranno dal 2024 ma dal 2025.
La manovra, il Superbonus e il Ponte sullo Stretto
Sulla legge di bilancio Giorgetti ha commentato che “l’esame del Senato ha prodotto una serie di cambiamenti che hanno nel complesso” prodotto “un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica”. Giorgetti ha citato le modifiche intercorse nell’esame di Palazzo Madama e tra l’altro le misure sulla previdenza di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari ma anche le misure a contrasto del disagio abitativo o quelli relativi alle infrastrutture. “È stata mantenuta intatta la quadratura e l’impianto della nostra proposta e il governo lo valuta positivamente”.
Sul Superbonus “è il Parlamento a decidere, ma io so quale è il limite oltre il quale non si può andare, questa è la realtà dei numeri” e il superbonus “è come una centrale nucleare che ancora non riusciamo a gestire”. Anche il bonus al 70%, ha aggiunto, “vi assicuro che visto da fuori è tantissimo, dobbiamo uscire un po’ da questa allucinazione di questi anni in cui ci sembra tutto dovuto” anche perché “quando fai debito lo paghi” e sono “miliardi sottratti agli italiani alle famiglie italiane, di spesa per la previdenza”. Sul Ponte sullo Stretto di Messina ha commentato che “è stata modificata la spalmatura. Non trovo per niente scandaloso che il Fondo di sviluppo e coesione delle Regioni direttamente interessate dia un contributo”.