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L’accusa della Consulta, Stefano Esposito fu intercettato illegalmente: “La mia vita distrutta”

L’ex senatore Stefano Esposito

L'ex senatore Stefano Esposito

“Il mio stato d’animo? Mentirei se dovessi dirle di essere felice. Anche perché non c’è proprio nulla da festeggiare dopo sei anni di gogna”, afferma all’Unità Stefano Esposito, dal 2013 al 2018 senatore del Pd, commentando la decisione della Corte costituzionale di accogliere ieri il ricorso di Palazzo Madama contro la Procura di Torino sull’utilizzo delle sue intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta ‘Bigliettopoli’.

Per la Corte Costituzionale, Esposito venne intercettato illegalmente in quanto i magistrati torinesi sapevano fin dall’inizio che era un parlamentare e che dunque dovevano chiedere preventivamente l’autorizzazione al Senato. Sulla base di tali ascolti, proseguiti per quasi tre anni, Esposito era stato poi rinviato a giudizio nel 2022 con l’accusa di turbativa d’asta, corruzione e traffico d’influenze.

Nel mirino degli inquirenti erano finiti in particolare i suoi rapporti con l’imprenditore Giulio Muttoni, ex patron della società promotrice di spettacoli Set Up Live e amico d’infanzia, ritenuto vicino alla criminalità organizzata calabrese. Nei mesi scorsi la Cassazione aveva trasferito una parte del procedimento a Roma per ragioni di competenza territoriale. A Torino, Esposito restava imputato per un solo capo d’accusa che ora sarà annullato come quelli al vaglio dei giudici della Capitale.

Senatore, e adesso?
Mi hanno distrutto l’esistenza, la mia dignità, ho subito per anni accuse senza potermi difendermi. Gli inquirenti hanno violato tutto il violabile.

Chi?
Certamente non solo i pm Paolo Toso e Antonio Smeriglio, inizialmente titolari del fascicolo, e poi Gianfranco Colace. Una grandissima responsabilità è in capo ai vertici della Procura di Torino dal 2015 al 2023 che hanno avallato tutti gli atti dei loro sostituti. Diciamo che la Procura di Torino ha violato per anni la Costituzione della Repubblica italiana.

Nessuno si è mai posto il problema che lei era un senatore e che quindi non poteva essere intercettato?
Nessuno, nemmeno il procuratore generale Marcello Maddalena che ha difeso la procura di Torino davanti alla Consulta. Mi hanno sommerso di fango.

Chi potrebbe intervenire in questa vicenda?
In un Paese normale, e mi rivolgo affinché lo faccia ad un caro amico, Andrea Orlando, che è stato ministro della Giustizia, si dovrebbe scrivere una nota all’attuale Guardasigilli Carlo Nordio per chiedergli l’invio di una ispezione alla Procura di Torino, dove sono aperte tante questioni anche peggiori di questa. Mandare una ispezione non significa accusare nessuno. Al massimo si scopre che invece è tutto in ordine ed il primo ad essere felice sarò proprio io.

Chi altro ha avuto un ruolo nell’inchiesta a suo carico?
I carabinieri di Torino comandati dal colonnello Luigi Isacchini: è lui che ha firmato tutte le informative e le richieste di proroghe delle intercettazioni che venivano motivate con ascolti che la Consulta ha dichiarato illegittimi.

Cosa rimane da questa storia?
Nella disgrazia posso dire di essere fortunato. Sono vivo. Continuo però a combattere. Il Tribunale di Torino ha ordinato circa due mesi fa di trasmettere il resto degli atti a Roma per competenza territoriale. E questo non è ancora accaduto. Quando di trattò della Juve il trasferimento avvenne quasi in tempo reale. E poi c’è un’altra cosa che non torna.

Quale?
Nel fascicolo a carico dell’ex maresciallo del Ros Riccardo Ravera (uno dei componenti del gruppo dell’allora capitano Ultimo che catturò Totò Riina, accusato da Colace di intercettazioni abusive, ndr) ho trovato un faldone, il numero 13 per la precisione, in cui sono contenute tutte le conversazioni fra me e Muttoni, mai indagati nell’ambito di quell’inchiesta. Per quale motivo? È possibile avere una risposta?

Crede il ministro Nordio farà qualcosa?
Io sono a disposizione. Se è curioso sono pronto a raggiungerlo anche il primo gennaio.

Vuole ringraziare qualcuno in particolare?
Il mio avvocato Riccardo Peagno che mi è stato molto vicino in questi anni.

Che lavoro svolge adesso?
Faccio, con grande fatica, il consulente di alcune imprese che hanno voluto dare un lavoro ad un ex politico indagato per reati gravissimi.

Tornerà alla politica?
No.

Dai suoi ex colleghi di partito ha ricevuto in questi anni vicinanza e solidarietà?
Si contano sulle dita di una mano. Il Pd non è più da tempo un partito che tutela i diritti. È sufficiente un avviso di garanzia per essere cancellati e messi da parte. Dovrebbe recuperare la sua storica tradizione garantista che era il marchio di riconoscimento della sinistra italiana.