Almeno 18 morti
Pioggia di bombe sull’Ucraina: missili e droni sulle città, almeno 24 morti in uno dei più grandi attacchi della Russia
Le autorità ucraine avevano avvertito che con l’inverno la Russia avrebbe bombardato le città com’era successo lo scorso anno per colpire le principali infrastrutture energetiche. Colpite Kiev, Dnipro, Kharkiv, Odessa, Zaporizhzhia e Leopoli
Esteri - di Redazione Web
La Russia ha lanciato tra la scorsa notte e questa mattina uno degli attacchi più forti sull’Ucraina dall’inizio della guerra dopo l’invasione scattata nel febbraio del 2022 delle Forze di Mosca. Colpite nello stesso momento le città di Kiev, Dnipro, Kharkiv, Odessa, Zaporizhzhia e Leopoli. Anche molto lontane tra loro. Almeno 24 vittime e 132 feriti nell’attacco. Secondo l’esercito di Kiev, le forze di Mosca hanno lanciato 158 tra droni e missili. Non c’erano mai state “così tante località colpite nello stesso momento”. Alle 5:00 locali, le 6:00 italiane, è stato attivato un allarme aereo generalizzato in tutto il Paese.
“Un totale di circa 110 missili sono stati lanciati contro l’Ucraina, causando morti e feriti”, ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su X. “La Russia ha usato quasi ogni tipo di arma del suo arsenale: Kindzhal, S-300s, missili da crociera e droni. Bombardieri strategici hanno lanciato missili X-101/X-505. Risponderemo agli attacchi terroristici. E continueremo a combattere per la sicurezza del nostro intero Paese, di ogni città e di ogni cittadino. Il terrore russo deve perdere e perderà”. Colpiti edifici residenziali e infrastrutture civili. “Non abbiamo mai visto così tanti missili contemporaneamente sui nostro monitor”, ha detto il portavoce dell’Aeronautica militare ucraina Yuriy Ihnat, “sono stati lanciati Daggers, missili balistici, S-300, missili da crociera, UAV, X-22 o X-32. Circa 18 bombardieri strategici hanno tirato X-101-X-505”. A Kiev un missile ha colpito un magazzino. A Dnipro colpito un ospedale e un centro commerciale.
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Gli obiettivi della Russia
“Tutti gli obiettivi sono stati colpiti” negli attacchi russi in Ucraina questa settimana, ha dichiarato il ministero della Difesa russo in un comunicato. Lo stesso dicastero ha dichiarato che le forze di Mosca hanno effettuato oltre 50 attacchi, tra cui uno “più ampio” in Ucraina tra il 23 e il 29 dicembre contro siti di infrastrutture militari, depositi di munizioni e luoghi in cui erano schierati soldati ucraini e mercenari stranieri. “I razzi volano di nuovo sulle nostre città e i civili vengono presi di mira. L’Ucraina ha bisogno di sostegno. Saremo ancora più forti, stiamo facendo di tutto per rafforzare il nostro scudo aereo. Ma il mondo deve capire che abbiamo bisogno di più sostegno e forza per fermare questo terrore”, ha scritto su Telegram il consigliere presidenziale ucraino Andry Yermak.
Gli attacchi alle infrastrutture energetiche
Le autorità ucraine avevano avvertito nelle ultime settimane che con l’inverno la Russia avrebbe ripreso a bombardare le città com’era successo lo scorso anno con l’obiettivo di colpire le principali infrastrutture energetiche. Quando questo tipo di attacchi vanno a segno la popolazione è privata di servizi di base come il riscaldamento, l’acqua e l’energia elettrica. Kiev non ha fornito informazioni specifiche in merito. Rispetto all’anno scorso l’Ucraina può contare su sistemi di difesa più strutturati grazie alle forniture degli alleati occidentali. L’esercito ucraino ha detto di essere riuscito ad abbattere 114 dei 158 missili e droni lanciati dalla Russia.
L’ambasciatrice statunitense a Kiev ha dichiarato, dopo il pesante e mortale attacco russo di questa mattina, che l’Ucraina “ha bisogno di fondi ora” per far fronte ai bombardamenti. “L’Ucraina ha bisogno di fondi ora per continuare a lottare per liberarsi da questo orrore nel 2024”, ha scritto Bridget Brink su X. Da quando Hamas ha attaccato nel sud di Israele, provocando la reazione dello Stato Ebraico ancora in corso, la guerra in Ucraina è passata in secondo piano. L’attenzione mediatica sul conflitto nell’Est Europa è scesa a un livello più basso rispetto a quella sul Medio Oriente.