Il decreto
Superbonus: salta la proroga c’è il nuovo accordo, il fondo previsto dalla maggioranza divisa
Sanatoria sui lavori entro 2023, salvi i redditi bassi. Le opposizioni: “Teatrino indecoroso”
Economia - di Redazione Web
Il Consiglio dei ministri si è riunito per l’ultima volta nel 2023 giovedì 28 dicembre, la maggioranza ha trovato in extremis un accordo sul Superbonus. Quella sull’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione edilizia era la decisione più attesa: la maggioranza si era mostrata divisa nelle ultime settimane con Fratelli d’Italia e Lega decisi ad abolire la misura e Forza Italia favorevole a prorogarla. È in vigore da maggio del 2020, introdotto dal governo Conte bis, prevedeva agevolazioni fiscali per ristrutturazioni con efficientamento delle prestazioni energetiche con una detrazione del 110 per cento sulle spese sostenute. Andava in scadenza a fine anno. Gli interventi finanziati sono volti a migliorare l’efficienza energetica di case e condomini.
Il Consiglio dei ministri ha approvato quattro decreti relativi alla legislazione fiscale e al cosiddetto milleproroghe. Sul Superbonus è stato raggiunto un compromesso, non è entrato nel Milleproroghe ma è estato approvato un decreto-legge specifico dopo un vertice con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il governo ha spiegato che la decisione di prorogare in maniera parziale la misura è finalizzata a “tutelare i cittadini con i redditi più bassi e consentire la conclusione dei lavori”.
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Come cambia il Superbonus
Il decreto ha previsto l’istituzione di un fondo specifico per le spese dei cantieri già partiti che hanno raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori superiore al 60 per cento. Lo Stato finanzierà la conclusione dei lavori entro il 31 ottobre 2024. Il limite alla possibilità di accedere al fondo è circoscritta ai redditi sotto i 15mila euro, di mantenere nei fatti l’agevolazione per intero attraverso un fondo per la povertà. Le modalità e i criteri di erogazione dei contributi saranno definiti da un decreto del ministro dell’Economia, che dovrà essere approvato entro 60 giorni.
Per tutti gli altri a partire dal 2024 il contributo dello Stato ai lavori di ristrutturazione è stata fissata al 70 per cento per effetto delle limitazioni imposte dal governo. In mancanza del doppio salto energetico si entra nel regime ordinario al 50%. Altra novità del decreto è la possibilità per i contribuenti che non hanno completato i lavori entro fine anno di non restituire i benefici maturati a tale data. Secondo i dati di ENEA (l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) al 30 novembre 2023 sono stati aperti oltre 446mila cantieri con il Superbonus, per un investimento totale da 98,1 miliardi di euro, di cui 89,1 a carico dello Stato.
Esulta Forza Italia che ha fatto di questo tema una propria bandiera. “L’intesa è frutto della nostra determinazione”, il commento riportato dall’ANSA di molti deputati e senatori di Forza Italia dopo il via libera al decreto che tra l’altro mette al riparo da penali chi non completerà tutti i lavori entro il 2023. Critiche invece dalle opposizioni con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che parlano di un “teatrino indecoroso” e di “maggioranza in stato confusionale”.
Sismabonus e barriere architettoniche
Il decreto ha previsto una stretta anche sul Sismabonus e una sulle barriere architettoniche. La prima ha inserito “verifiche più puntuali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici”. Sul bonus barriere dal primo gennaio 2024 la cessione del credito sarà consentita per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Un limite che non si applica alle persone con disabilità.