Parla la premier
Giorgia Meloni, la conferenza: “Non ho deciso se candidarmi alle Europee, chiesto sospensione di Pozzolo. Niente bavaglio alla stampa, premierato non tocca capo dello Stato”
Politica - di Redazione
Dopo il doppio rinvio per motivi di salute dei giorni scorsi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni tiene oggi, 4 gennaio, la tradizionale conferenza stampa di fine anno trasformatasi così in conferenza di inizio anno.
Tanti i temi in ballo: dalla Manovra economica all’attuazione del Pnrr, dalle riforme del premierato (cara a FdI) a quella dell’autonomia (baluardo della Lega), dalla politica estera con i conflitti in Ucraina e Gaza ai rapporti con l’Europa, fino alle recenti polemiche scatenate su Emanuele Pozzolo, la cui pistola ha sparato durante una festa di Capodanno ferendo un 31enne.
La protesta dei giornalisti sul “bavaglio”
La conferenza si è aperta con l’introduzione del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, che ha sottolineato l’assenza della Fnsi, la Federazione nazionale stampa italiana, che ha disertato l’appuntamento in polemica con la cosiddetta “legge Bavaglio”.
“Chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato – ha detto Bartoli rivolto alla premier – una proposta che non disincentiva in maniera seria le liti temerarie e comprime invece il diritto dei cittadini a un’informazione libera”.
L’introduzione della Meloni
“Auguri di buon anno, un anno importante anche per la presidenza italiana del G7, non mi aspetto altro che rispetto ma nemmeno sconti“. Così Meloni apre la conferenza stampa di inizio anno.
“Mi scuso di aver rinviato questa conferenza per due volte, mi spiace che abbia generato polemiche ma non c’era alcun intendimento di scappare dalle domande dei giornalisti, raramente sono scappata da qualcosa. La legge bavaglio è frutto di un emendamento parlamentare, che tra l’altro arriva dall’opposizione. La legge prevede che non possa essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sapete che nel 2017 fu fatta dall’allora riforma Orlando fu fatta un’eccezione a questa previsione del nostro codice penale, consentendo la pubblicazione, ma questo non toglie al diritto del giornalista di informare, rimane il diritto del giornalista a conoscere quell’atto e riportare le notizie. Quindi francamente non ci vedo un bavaglio, sempre che non si dica che fino al 2017 la stampa non sia stata imbavagliata. Mi pare una iniziativa di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto di un cittadino prima di essere condannato e di esercitare il diritto alla difesa a far pubblicare elementi che possono ledere la sua onorabilità. Sul tema dell’ordine e il sistema di voto dell’Ordine dei giornalisti, sono pienamente disponibile, so che in questa legislatura si è formato un intergruppo parlamentare che sta formulando una proposta, preferirei che ci fosse una iniziativa del Parlamento, ma non ho problemi a ragionare di un intervento, sappiamo che le norme risalgono al 1967, è giusto che cambino anche le regole di funzionamento. E infine, sono molto d’accordo sulle regole sulla Intelligenza artificiale, perché sono preoccupata del suo impatto su vari livelli e in particolare sul mercato del lavoro. In passato abbiamo sempre conosciuto una sostituzione di lavoro fisica, che quindi consentiva alle persone di concentrarsi su lavori più profilati, oggi ci troviamo di fronte a una rivoluzione dove l’intelletto rischia di essere sostituito“.
Spesa pubblica e tasse
Da dove verranno i fondi per la legge di bilancio del 2025? La premier Meloni di fronte alla scelta tra l’innalzamento di tasse e taglio della spesa pubblica sceglierebbe la seconda.
“Bisogna sapere di cosa parliamo perché non sappiamo quale sarà la crescita dell’economia italiana, è stimata superiore alla media Ue, io non sono per aumentare le tasse, lavoro prevalentemente sul taglio della spesa, che è quello che abbiamo fatto con questa legge di bilancio, sostenendo ad esempio il rinnovo del taglio del cuneo contributivo. Io confido che magari lungo questo anno si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse che libererebbe diverse risorse, il mio obiettivo è confermare le misure che abbiamo portato avanti, se riesco addirittura migliorarle, ma lo valuteremo. Tra i due -aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica- ovviamente scelgo la seconda”.
La candidatura alle Europee
Meloni dice di “non ha ancora deciso” se candidarsi in prima persona alle prossime elezione Europee. “Non ho ancora deciso se mi candido, valuterò il consenso dei cittadini“, ha detto Meloni. La premier ha ribadito di “lavorare per una maggioranza alternativa alla maggioranza Ursula” e che non sarebbe disposta ad accettare un’alleanza con la sinistra. “La mia eventuale candidatura – ha poi aggiunto – potrebbe forse portare altri leader a fare la stessa scelta, penso ai leader dell’opposizione: sarebbe anche un test“.
Patto di stabilità e Mes
In conferenza Meloni si dice “soddisfatta” sull’approvazione del nuovo Patto stabilità “anche se non è quello che volevo”. Tornando poi sul tema della riforma del Mes, la cui ratifica è stata bocciato dal Parlamento, la premier ha definito “un errore sottoscrivere una modifica del trattato sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento all’epoca per sottoscriverla. Non credo che il tema della mancata ratifica del Mes vada letto in relazione ai risultati del patto di Stabilità. Penso che il Mes sia uno strumento obsoleto, la reazione dei mercati dimostra che è vero, quindi se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace, ed è questa la strada su cui lavorare”.
Il confronto tv con Schlein
Meloni si è impegnata “volentieri” in un confronto tv con Elly Schlein, la segreteria del Partito Democratico e leader dell’opposizione. “Credo sia normale e giusto confrontarsi con un altro leader politico, soprattutto alla vigilia di un appuntamento elettorale. Non mi sono mai sottratta, non lo farò stavolta”, ha aggiunto la premier in conferenza stampa.
Il caso Degni
Domanda anche sul caso di Marcello Degni, magistrato della Corte dei Conti che su X aveva pubblicato nei giorni scorsi un post cui si rammaricava per l’atteggiamento troppo accomodante tenuto dai partiti di opposizione in parlamento nel processo di approvazione del disegno di legge di bilancio: “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”, scriveva Degni.
“Ritengo che non spetti a me dire cosa dovrebbe accadere, ma spetta a me fare una valutazione sulla gravità dell’accaduto, dal punto di vista politico. Quello che considero più grave non è il fatto in sé, che lo sarebbe, perché avere un magistrato della Corte dei Conti che spera che l’Italia vada in esercizio provvisorio un po’ di preoccupazione la mette“, la risposta di Meloni. La cosa “più grave” secondo la premier è però “la sfrontatezza con cui questo giudice ritiene che sia normale farlo, l’altra cosa che mi ha colpito molto è che non ci sia stato nessuno a sinistra che abbia detto qualcosa. Paolo Gentiloni, che lo ha nominato, Elly Schlein, nessuno ha detto una parola. Perché se chi ha nominato questo giudice dicesse qualcosa ammetterebbe che è normale che chi ha cariche che dovrebbero essere super partes possa fare militanza politica. Questo è il tema che racconta questa vicenda, al di là di quello che sarà deciso. Chiedo alla sinistra se sia normale che persone nominate per incarichi super partes si comportino da militanti politici. A questo chiedo una risposta a Schlein e Gentiloni“.
Il piano Mattei e l’accoglienza dei migranti
Per Meloni il Patto di immigrazione e asilo approvato recentemente in Europa è migliore delle regole precedenti, “motivo per cui l’ho sostenuto pur non essendo una mia priorità. Abbiamo bloccato la possibilità di riprendere persone che avevano passato il confine, altri Paesi hanno bloccato la possibilità di ridistribuire: c’è un meccanismo che per noi è più di garanzia”. “C’è un meccanismo serio che impegna gli altri Paesi, un meccanismo che per noi è più di garanzia. Ma non è una soluzione. Non risolveremo mai il problema se pensiamo solo a come gestire i migranti quando arrivano in Europa. C’è solo un modo per risolvere il problema, lavorare a monte, cosa che riguarda anche il piano Mattei. Ma è un lavoro che non può fare solo l’Italia. Un tema fondamentale del G7 sarà l’Africa“, ha aggiunto Meloni.
Per la premier però non c’è soluzione finché si ragiona solo sugli immigranti già arrivati in Europa. Quanto al cosiddetto Piano Mattei, “è più avanti di quanto sembri. Ci sarà la conferenza Italia-Africa e quella sarà l’occasione per presentare il piano. C’è il tema dello sviluppo energetico. Si può lavorare con investimenti sulla produzione di energia politica in Africa. Ma lavoriamo anche sulla formazione”.
I richiami di Mattarella sulla concorrenza
Dopo i richiami di Mattarella, che pur firmando la legge annuale per il mercato e la concorrenza ha richiamato il governo su balneari e ambulanti, la premier Meloni ha assicurato che “l’appello del Presidente Mattarella non resterà inascoltato e dovremo valutare nei prossimi giorni, con i partiti di maggioranza e con i ministri competenti, l’opportunità di interventi chiarificatori”.
Per quanto riguarda il “rinnovo delle concessioni degli ambulanti” per Meloni si è trattato di un intervento che si è reso “necessario per uniformare il trattamento che alcuni beneficiari avevano avuto col rinnovo di 12 anni che era stato disposto nel 2020 con altri che invece non ne avevano potuto beneficiare, creando quindi delle disparità“.
Giustizia e burocrazia priorità
La premier Meloni ha sottolineato che giustizia e burocrazia sono due riforme che servono per facilitare gli investimenti stranieri e non solo in Italia. “Vorrei riformarle quest’anno in maniera seria”, ha detto in conferenza. “Spesso abbiamo dato l’immagine di uno Stato forte con i deboli, debole coi forti. Non è la mia mentalità, credo che questo segnale sia arrivato, e che alcuni segnali dall’economia lo dimostrino. Ma sono due cose su cui bisogna avere il coraggio di riformare in maniera seria, e dare il segnale che l’Italia non vuole essere più fanalino di coda“, ha aggiunto Meloni.
L’antisemitismo di ritorno
Una domanda arriva anche sull’ondata di antisemitismo seguito all’attacco di Hamas in Israele dello scorso 7 ottobre e della reazione dello Stato ebraico su Gaza. Secondo Meloni “le immagini atroci degli attacchi di Hamas hanno prodotto una recrudescenza dell’antisemitismo, vuol dire che qualcosa covava sotto la cenere, che sono state sottovalutate forme mascherate di antisemitismo“.
“Quando fu votata la Commissione Segre abbiamo presentato degli emendamenti, per citare il diritto di Israele a esistere, ma per motivi politici non è stato fatto, ci siamo astenuti e poi siamo stati accusati noi di antisemitismo“, ha poi aggiunto Meloni. La premier ha quindi annunciato che il prefetto Pecoraro si è dimesso per ragioni personali dal suo incarico di coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo ma “siamo in procinto di nominare il generale Angelosanto, già capo del Ros“, una figura “molto autorevole per occuparsi di questa materia“.
Il piano di privatizzazioni
Meloni prevede venti miliardi di privatizzazioni in tre anni. “La mia idea è ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermarla dove è necessaria”. Un discorso che riguarda per esempio il caso di Poste, dove il controllo pubblico però non viene messo in discussione, mentre per Ferrovie invece la premier sta valutando l’ingresso di soci minoritari. “Abbiamo dato un bel segnale con Mps”, ha aggiunto Meloni.
Premierato e autonomia differenziata
Si passa poi alla “madre di tutte le riforme”, il premierato. Sulla riforma costituzionale “la prima cosa che ho detto è che abbiamo scelto di non toccare i poteri del capo dello Stato e lo facciamo. Sappiamo che il capo dello Stato è una figura di garanzia, non vedo in cosa l’elezione del premier significhi togliere poteri al capo dello Stato, per me si crea un buon equilibrio e si rafforza la stabilità del governo”, dice Meloni in conferenza. “Oggettivamente in Italia abbiano avuto un problema di stabilita dei Governo e di governi che non rispondevano a nessuno“, aggiunge la premier, che sottolinea come “i governi devono ragionevolmente durare 5 anni“.
L’eventuale referendum sul premierato, visto che la premier ammette di non essere ottimista sulla possibilità di ottenere i voti necessari in Parlamento per evitare il ricorso al voto, “non è su di me, ma sul futuro. Gli italiani devono decidere che futuro vogliono“.
Quanto all’autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega, Meloni tenta fugare i dubbi sulle divisioni all’interno del governo su questo tema: “L’autonomia si tiene perfettamente con il premierato, credo che a uno stato forte debbono corrispondere autonomie forti e non credo a una sperequazione tra nord e sud: credo che un meccanismo di responsabilizzazione da nord a sud faccia andare avanti chi è più bravo“.
I numeri sull’immigrazione
Giorgia Meloni è costretta ad ammettere i problemi dell’esecutivo sull’immigrazione, con i dati del Viminale che parlano di raddoppio degli arrivi e con gli accordi con l’Albania e la Tunisia di fatto congelati. “Non ritengo i risultati ottenuti soddisfacenti” dice la premier, che sostiene di avervi dedicato una gran mole di lavoro. “La materia con la quale ci confrontiamo è una sfida epocale”.
La premier cerca una soluzione strutturale di lungo periodo attraverso internalizzazione e Piano Mattei. “Il mio obiettivo è fermare le partenze in Africa, valutare di aprire hotspot in Africa per valutare chi abbia diritto e chi no di arrivare in Europa e parallelamente lavorare sull’immigrazione legale”.
Il caso Pozzolo
Arriva la fatidica domanda sul caso del deputato di FdI Pozzolo, la cui pistola ha sparato durante una festa di Capodanno ferendo un 31enne.
Parlamentare che viene di fatto scaricato dalla premier. “Ha un porto d’armi per difesa personale, non so perché ma questo non va chiesto a me ma all’autorità competente. Girava con un’arma a Capodanno, presumo che chi ha un porto d’armi per difesa personale porti con sé un’arma, ma la questione non è questa. Il punto è che chiunque abbia un’arma deve disporne con serietà e responsabilità, per questo c’è un problema con quello che è accaduto, non conosco la dinamica della vicenda, vedremo. Ma in ogni caso qualcuno non è stato responsabile, e chi non è stato responsabile è chi detiene quell’arma, non va bene per chiunque ma in particolare, ho chiesto che venga deferito alla commissione garanzia di probiviri di FdI e sospeso dal partito, che è quello che posso fare sul piano statutario”.
L’inchiesta sugli appalti Anas
Altro punto caldissimo, ovvero l’inchiesta sugli appalti Anas che vede indagati Denis e Tommaso Verdini, padre e fratello della fidanzata di Matteo Salvini.
Meloni chiarisce in conferenza che per lei Matteo Salvini “non deve riferire in Aula”, come richiesto dalle opposizioni. “Penso che sulla questione bisogna attendere il lavoro della magistratura, gli sviluppi, se necessario commentare quelli e non i teoremi. Da quello che ho letto le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non è chiamato in causa e ritengo che non debba intervenire in Aula su questa materia”, ha detto la premier di fronte ai giornalisti.
Meloni si è poi detta “stupita” e “un po’ preoccupata” per aver visto “su uno, due o tre quotidiani virgolettate mie dichiarazioni che non ho mai fatto. Sul caso di Tommaso Verdini ho trovato dichiarazioni mai fatte, nemmeno in privato”.
“Penso che si faccia sempre un errore quando si trasforma una cosa come questo in un caso politico contro il governo. L’unica tessera che ha avuto Tommaso Verdini era quella del Pd ma nessuno di noi ha detto che il Pd era coinvolto“, ha quindi aggiunto.
La polemica con Giuliano Amato
Altro recente bubbone scoppiato sull’esecutivo, ovvero le parole durissime pronunciate da Giuliano Amato sulla natura illiberale della destra di governo, anche per la sua opposizione alla Corte Costituzionale. “Non ho nulla da dire nello specifico al professor Amato, sono rimasta francamente basita dalle dichiarazioni che riguardano la Corte Costituzionale”, ha risposto la premier.
“Questa idea della democrazia per la quale quando vince la sinistra deve avere le preprogative della maggioranza e quando vince la destra no non mi piace”. “Vogliamo modificare la Costituzione e scrivere che i giudici della Consulta vanno nominati dal Pd sentito il parere di alcuni intellettuali? Non credo che se una maggioranza di centrodestra esercita le stesse prerogative della sinistra è una deriva autoritaria. Il mondo in cui la sinistra ha più diritti degli altri è finito. Non è il mio mondo e farò di tutto per combatterlo. Tutti hanno gli stessi diritti e gli italiani decidono chi deve governare con le elezioni”, la replica.
Le periferie
“Ci sta dando qualche soddisfazione il lavoro su Caivano. Stiamo procedendo in linea con i tempi, nel fare cose semplici abbiamo restituito diritti banali che prima non c’erano“, dice la premier rispondendo ad una domanda sul lavoro svolto dall’esecutivo in favore delle periferie “difficili”. La premier spera di trasformare territori famosi per la cronaca in modelli “ma se non si comincia da qualche parte probabilmente non si riesce“.
La Rai come TeleMeloni
Nessuna occupazione della Rai, ma una semplice operazione di “riequilibrio del servizio pubblico”. Così Meloni risponde alle critiche di parla di una tv pubblica trasformata in TeleMeloni.
“Ho letto accuse di regime. Ma quando FdI unica opposizione ai tempi di Draghi ed era l’unico partito non rappresentato in Rai. È il Pd con il 18% aveva occupato l’80% dei posti in Rai. Io sto solo cercando di riequilibrare il servizio pubblico”, ha aggiunto la premier.
Quanto agli ascolti in calo e allo storico sorpasso di Mediaset, Meloni ha risposto così: “La Rai è la principale azienda culturale italiana, con pregi e difetti, non mi pare venissimo da una età dell’oro, molto si può fare per migliorare il servizio pubblico e garantire maggiore pluralismo. Sono soddisfatta del percorso per ridurre il pesante indebitamento. Ho letto poi le critiche per gli ascolti, ma la Rai fa servizio pubblico, e non va misurata solo sugli ascolti. Per valutare l’attuale governance bisogna aspettare un po’ di tempo”.
Musk e la gestazione per altri
In conferenza stampa si è tornati anche sulla manifestazione di Atreju, la festa nazionale di Fratelli d’Italia. Sul palco era salito Elon Musk, il miliardario a capo di X e Tesla e padre di 11 figli: a Roma era presento col bambino avuto tramite gestazione per altri, un “reato universale” secondo la maggioranza.
Meloni ha sottolineato di aver invitato Musk “perché invitiamo chi ha qualcosa da dire”. Ha però ribadito che “non cambierò opinione sulla maternità surrogata, non penso che pagare una donna povera per mettere al mondo un figlio che poi vende sia progresso, l’ho sempre vista così e sono contenta se il Parlamento riesce ad approvare la legge sulla maternità surrogata reato universale”.
La questione morale
“Non ritengo che abbiamo allentato i poteri di controllo, è una lettura distorta, non condivisibile e non la posso seguire su questo”. Così Meloni risponde a chi citava gli interventi ad esempio sulla Corte dei Conti e sul codice degli appalti.
Meloni quindi nega che esista una “questione morale” all’interno della maggioranza, ribandendo che “ogni caso va valutato singolarmente”. “A sinistra – attacca – si è garantisti coi propri, cuccia di cane compresa (il riferimento è alla vicenda dell’ex parlamentare Pd Monica Cirinnà, ndr), e giustizialista con gli altri. Non è la mia idea di Stato di diritto, prego la sinistra di non farmi lezioni di morale“. Quindi attacca il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: “Sul tema della questione morale basta che stabiliamo le regole di ingaggio. Il Movimento 5 Stelle ha sempre chiesto le dimissioni di tutti quelli che venivano raggiunti da un avviso di garanzia, con un’eccezione: gli esponenti del Movimento 5 Stelle“.
I rapporti con gli alleati e la “ricattabilità”
Meloni torna quindi sul rapporto con gli alleati di governo Matteo Salvini e Antonio Tajani, che non poche grane hanno provocato in questo anno a Palazzo Chigi della premier.
“Quando abbiamo un problema ci mettiamo seduti e ne discutiamo fino a quando non lo abbiamo risolto” spiega Meloni, che si dice “non preoccupata delle elezioni europee con sistema proporzionale. Credo che le differenze siano un valore aggiunto e penso che possiamo valorizzarle senza che diventi una competizione interna. Non mi pare ci sia da parte nessuno la volontà di sottomettere la durata del governo alle priorità di partito”.
Quindi un messaggio legato alla sua “non ricattabilità”, espressione usata dalla Meloni mentre erano in corso le trattative per l’elezioni del Capo dello Stato. “Io penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l’ho visto accadere e non dico di più. Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco 100 volte andare a casa, hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier e le faccio io, me ne assumo la responsabilità“.
Draghi candidato per la Commissione Ue
Alla domanda su un possibile sostegno del governo italiano ad una candidatura di Mario Draghi per il ruolo di presidente della Commissione Europea, col voto previsto dal 6 al 9 giugno prossimo, Meloni procede col freno a mano tirato.
“È impossibile decidere adesso chi farà il presidente. Parlare del toto nomi non è il tema, ma invece parlare di cosa deve fare la Commissione”, la risposta della premier. Ad ogni modo Meloni ha ricordato che lo stesso Draghi si è già detto “non disponile“.
Gli obiettivi del 2024
“Abolire la povertà, pace nel mondo… se non riuscissi mi rifugerei in obiettivi meno ambiziosi“. Con una battuta Giorgia Meloni ha risposto alla domanda sui tre provvedimenti che ha nel cassetto per il 2024.
Passando al registro serio, la presidente del Consiglio ha spiegato che i tre obiettivi dei prossimi mesi sono “la riforma del Pnrr, la riforma della giustizia. E, tra le cose che non ho citato, sto lavorando da tempo a un piano di borse di studio per studenti più meritevoli che non hanno condizioni economiche adeguate. È una delle piccole cose nel cassetto che spero di poter realizzare in tempi adeguati“.
Il terzo mandato
Meloni si dice “abbastanza laica” sulla possibilità di un terzo mandato per i presidenti di Regione, tema delicato in particolare nel Veneto guidato dal leghista Zaia e nella Campania De Luca. “Per quello che riguarda il metodo penso che dovrebbe essere un’iniziativa del Parlamento“, ha detto la premier. “Non mi creerebbe un grande problema“.
La strage di Cutro
Il momento più duro del 2023? Secondo Meloni è stato Cutro, la strage di migranti sulle coste della Calabria.
“Novantaquattro persone che muoiono e l’accusa che sia colpa tua pesa, anche se ovviamente non ritengo sia colpa mia”. “Ce ne sono stati diversi di momenti complessi, così come ci sono stati momenti belli, entusiasmanti, come quando riesco davvero a stare tra la gente, perché lì si percepisce qualcosa di diverso da quello che si percepisce nei palazzi. E vedere la gente che ti supporta per me è l’unica benzina possibile, è quello che mi rende contenta“.
La Via della Seta
Meloni si dice “convinta” della scelta di uscire dalla cosiddetta Via della Seta, l’iniziativa commerciale siglata con la Cina dal governo Conte.
“Al tempo ci si disse che l’ingresso dell’Italia assicurava un riequilibrio della bilancia commerciale fra Italia e Cina. Cosa dicono dati? Che il saldo dal 2019 a oggi è diventato sempre più sfavorevole per l’Italia. L’adesione non è servita a riequilibrare l’import-export ma a far entrare in Italia molti più prodotti cinesi. Si garantiva massima reciprocità, che però non c’è. Quindi secondo me non era una scelta politica giusta ma è stata anche economicamente inefficace”, le parole della premier.
La candidatura di Vannacci e l’ipotesi rimpasto
Meloni spiega in conferenza di non aver letto il libro di Roberto Vannacci, anche se “a volte penso di vivere in un mondo al contrario”.
Quanto all’ipotesi di un rimpasto di governo in in vista delle elezioni europee, la risposta è secca: “Non mi occupo delle candidature di Fdi, ma non ho intenzione di fare un rimpasto del governo. Non auspico, non voglio e non lavoro ad un rimpasto del governo. Sono contenta della mia squadra”, ha aggiunto la premier.
Beniamino Zuncheddu e lo stato delle carceri
“Sul caso Zuncheddu sono rimasta molto colpita cosi’ come dal numero di questi casi, che purtroppo anche ci sono. Parliamo di mille cittadini vittime di ingiusta detenzione. Nel 2022 sono diminuiti della metà ma sono numeri ancora molto alti”.
Così Meloni parla del caso di malagiustizia del pastore sardo, rimasto ingiustamente in carcere per 32 anni. Quindi un passaggio sul sovraffollamento delle carceri, problema che secondo la premier “non si risolve con amnistie e indulti ma stiamo cercando di risolverlo con l’assunzione di nuovo personale della polizia penitenziaria e con l’allargamento della capienza delle carceri. Il problema delle carceri non si risolve diminuendo i reati ma aumentando la capienza delle carceri”.
Le alleanze con Le Pen e AfD
Si torna a parlare di elezioni europee e possibili alleanze, in particolare con l’estrema destra francese di Marine Le Pen e i post-nazisti di Alternative für Deutschland, entrambi in realtà nel gruppo europeo di Salvini.
“Io non sono una persona che ama dare patenti anche per ragioni di storia. Con Afd ritengo ci siano delle distanze insormontabili, a partire dal tema del rapporto con la Russia su cui, invece, Marine Le Pen sta facendo un ragionamento interessante. Ma ritengo di non dover distribuire patenti. Quando ci sono partiti che prendono il 25 per cento dei consensi, bisogna porsi il tema di come rispondere a quei cittadini. Per ora lavoro soprattutto al partito dei conservatori europei”, la risposta della presidente del Consiglio.
Maternità, Mennunni e l’aspirazione a diventare madri
Arriva una domanda sull’uscita della parlamentare di FdI Lavinia Mennuni, che in tv aveva osservato che “diventare mamma deve essere la massima aspirazione” delle giovani donne.
“Non so dirle se la parola aspirazione sia giusta, ma posso dire che da Presidente del consiglio, sono la donna considerata fra le più affermate in Italia, se mi si chiedesse cosa scegliere fra il ruolo di premier e mia figlia Ginevra non avrei dubbi, come qualsiasi altra madre, perché la maternità dà qualcosa che nient’altro può regalare. Se questo è il concetto lo condivido. Non condivido che il traguardo della maternità posso toglierti opportunità”, ha spiegato Meloni in conferenza.
La riforma delle pensioni
Si torna a parlare di economia e in particolare di pensioni. “Penso che il tema delle pensioni vada affrontato in maniera più organica di quanto fatto da noi, confrontandoci con le parti sociali, se le parti sociali hanno voglia di fare questo lavoro con noi“.
“Sono fiera del lavoro fatto nell’ultima manovra sulle pensioni dei giovani. Noi stiamo mantenendo il nostro sistema pensionistico scaricandolo su chi non si può difendere. La sostenibilità del sistema pensionistico va costruita con equilibrio: deve essere il sistema migliore possibile, ma uguale per tutti. Il ministro Calderone ci sta lavorando“, ha aggiunto Meloni.
La “fiamma” nel simbolo di FdI e il “familismo”
Arriva quindi una domanda sulla gestione del partito da parte della premier. A partire da un possibile addio al simbolo della “fiamma” eredità dell’Msi nel simbolo di Fratelli d’Italia: tema su cui Meloni dice di “non aver messo la testa”.
Poi la risposta chiaramente stizzita sui riferimenti alla classe dirigenti di FdI e al “familismo”. “Questa accusa continua di familismo continua a stufarmi”, dice Meloni chiamando in causa due coppie di parlamentari di sinistra sposati, i Dem Franceschini e De Biase e in Sinistra Italiana Fratoianni e Piccolotti.
Meloni spiega che “mai” sono arrivate da FdI accuse di questo tipo contro gli avversari e poi difende la sorella Arianna, dirigente del partito “da 30 anni (ma FdI esiste dal 2012, ndr), forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito mio“.
L’ipotesi di una manovra economica correttiva
Di fronte all’ipotesi di una manovra correttiva, Meloni dice che è “ancora presto” per parlarne.
“Atteso che tutti i Paesi europei hanno previsioni aggiornate, l’Italia per la prima volta ha una crescita superiore a quella degli altri Paesi. Inoltre il Patto di stabilità parte dal 2025 e non dal 2024. Mi pare presto parlare di manovra correttiva. Noi manterremo aperto l’osservatorio e in corsa si valuterà cosa fare”, le parole della presidente del Consiglio.
Le guerre in Ucraina e a Gaza
Il focus passa dunque ai due conflitti che coinvolgono più da vicino l’Europa e l’Italia, quello in Ucraina e quello tra Israele e Hamas.
Secondo Meloni “l’unica possibilità di arrivare ad una qualsiasi soluzione diplomatica o trattava in Ucraina è mantenere l’equilibrio delle forze in campo”.
Quanto alla situazione in Medioriente, Meloni difende il diritto di Israele a difendersi ma raccomanda di tutelare la vita dei civili palestinesi. “La posizione italiana forse è stata tra quelle riconosciute come maggiormente equilibrata: abbiamo condannato gli attacchi terroristici di Hamas, sostenendo il diritto di Israele a esistere e difendersi. E ne approfitto per un nuovo appello a Israele di preservare l’incolumità della popolazione civile di Gaza“, ha spiegato la premier.
Le candidature per le amministrative
Nella conferenza c’è spazio anche per una domanda sui candidati per le prossime amministrative, banco di prova importante per maggioranza e opposizione.
“Siamo famosi per le discussioni accese, ma anche per risolverle. Tra persone che si parlano chiaro è normale che quando non si è d’accordo lo si dica. Il tavolo per le candidature delle amministrative sta cominciando a lavorare, vorremmo non arrivare troppo a ridosso per selezionare i candidati per le cariche monocratiche, anche per consentire di fare al meglio la campagna elettorale. In alcuni casi ci sono punti di vista diversi ma non è una cosa che mi preoccupa, ma spero che si possano identificare i candidati unitari il prima possibile”, è l’appello di Meloni ai suoi alleati.