La protesta e le indagini
Rivolta dei detenuti ad Agrigento, il governo Meloni brinda al pacchetto sicurezza ma si scorda i termosifoni
La rivolta viene sedata e scattano nove arresti per danneggiamento aggravato. Alla protesta hanno partecipato una cinquantina di reclusi e siccome le indagini “sono ancora in corso” è molto probabile che altri detenuti subiscano a breve la stessa sorte.
Giustizia - di Frank Cimini
La galera si aggiunge alla galera. I detenuti del carcere di Agrigento si rivoltano utilizzando, secondo la ricostruzione della polizia penitenziaria, bastoni, acqua e olio bollente per protestare contro il freddo (gli impianti di riscaldamento non funzionano).
La rivolta viene sedata e scattano nove arresti per danneggiamento aggravato. Alla protesta hanno partecipato una cinquantina di reclusi e siccome le indagini “sono ancora in corso” è molto probabile che altri detenuti subiscano a breve la stessa sorte.
Il Consiglio dei ministri nel pacchetto sicurezza aveva inserito una nuova fattispecie di reato contro le rivolte in carcere e nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) con pene che vanno dai due agli otto anni di reclusione.
“Basta impunità a chi mette a ferro e fuoco gli istituti penitenziari – tuonava il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ora alla ribalta del cronaca per la vicenda dello sparo alla cena di Capodanno – Mai più rivolte eterodirette dalla criminalità organizzata senza reazioni da parte dello Stato”.
Delmastro si riferiva alle rivolte del marzo 2020 in piena era Covid costate la vita a 13 detenuti nel carcere di Modena in circostanze mai del tutto chiarite e in un primo momento associate a una regia mafiosa in realtà mai provata. Tanto che tale versione veniva smentita dalla commissione ispettiva del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria creata per indagare su quei fatti.
Poi erano state addirittura ipotizzate alleanze tra mafiosi e anarchici durante lo sciopero della fame di Alfredo Cospito. Tutte chiacchiere a vuoto, propaganda. Il pacchetto sicurezza affinché entri in vigore aspetta l’approvazione del Parlamento ma in pratica è già operativo. Ci sarà anche formalmente il reato di “rivolta in carcere”. Era già accaduto con il reato anti rave party.
Una legge ad hoc per punire un reato che esisteva già: l’occupazione illegittima di proprietà pubbliche. Si tratta di mosse dettate più dalla propaganda che da necessità. E che ora si ripete. Il sindacato di polizia Sappe parla di “avvenimenti annunciati” e ribadisce “basta con l’ipergarantismo nelle carceri dove ai detenuti viene permesso di tutto di autogestirsi con provvedimenti come la vigilanza dinamica e il regime aperto”.
Ai detenuti è garantito intanto il diritto di morire di freddo perché nessun pacchetto sicurezza consente ai termosifoni di funzionare come dovrebbero. E chi protesta ha la certezza di avere altri processi e la carcerazione allungata. Per la gioia del Sappe e del sottosegretario Del Mastro.