Il caso dell'influencer
Chiara Ferragni elevata a icona della sinistra, l’autogol di Elly Schlein che fa un favore a Meloni
Ingenuità? Inconsapevolezza? Di sicuro un gran favore a Meloni
Editoriali - di Fulvio Abbate
Non vorrei sembrare ingeneroso. Eppure, agli occhi di molti, decisamente segnati dallo smarrimento, Elly Schlein di recente è riuscita nell’obiettivo, se non addirittura nell’involontario capolavoro politico di far identificare nella sua interezza l’attuale Sinistra addirittura con l’imprenditrice Chiara Ferragni; dunque perfino gli stessi pasticceri trotskisti evocati dal regista Nanni Moretti anni addietro come portatori di una voglia di necessaria palingenesi perfino rionale.
Esattamente con Chiara Ferragni, ergo con le sue stesse merci. Poco importa se leccornie per i pomeriggi festivi o bigiotteria destinata ai ragazzi per il giorno di San Valentino.
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Le stesse gioie che al momento, insieme ai pandori firmati Balocco, appaiono, se non proprio decisamente invendute, ma che dico, obliterate, di più, contemplate quasi con etico raccapriccio da chi un tempo non avrebbe esitato ad acquistarle, indossarle, indicarle come plusvalore glamour affettivo.
Una voglia di tenerezza d’improvviso interrotta da una vicenda di oscura beneficenza ancora da accertare in tutti i suoi risvolti. Cui è seguito un video di scuse penitenziali virate d’antracite che ha avuto l’effetto di far volatilizzare migliaia di followers inizialmente assai fidenti.
Tornando a Schlein e al suo acume, si è trattato di un capolavoro di possibile ingenuo candore, o piuttosto di semplice assenza, appunto, di consapevolezza politica? La completa risposta è in corso d’opera.
Di sicuro il tutto è stato servito su un vassoio d’argentone a Giorgia Meloni e ai suoi amici populisti, gli stessi che non hanno mai dismesso, restando in tema di bigiotteria subculturale, i ninnoli e perfino l’arsenale simbolico del fascismo, da questi ultimi ritenuto un bene rifugio, una sorta di termocoperta del consenso diffuso per trasmissione della memoria familiare.
Addirittura, durante la conferenza stampa di fine anno il “presidente” Meloni è tornato a ribadire con insistenza puntuta, non senza un sottotesto da compiacimento social, sempre a proposito di Chiara Ferragni e del cosiddetto caso Balocco: “La sinistra se l’è presa come se avessi attaccato Che Guevara”.
Un concetto che giunge a fare compagnia al resto del già noto armamentario verbale della destra populista nel suo bagaglino pre-dialettico disseminato appunto tra post e meme, quasi che a suggerirglielo sia stato un Osho o chi per lui: “Comunisti con il rolex”, va da sé (categoria già ampiamente attribuita a Fedez, non a caso compagno di vita di Ferragni), e chi più ne ha più ne metta, anzi, ne spenda.
E’ di pochi giorni fa, in un dibattito televisivo, mi si perdoni se non ho memoria né del suo volto né del suo nome, una esponente del Pd incapace di rispondere all’obiezione che vede Chiara Ferragni nuovamente, pervicacemente, identificata iconicamente come parte viva di una presunta sinistra.
E altrettanto potrebbe dirsi davanti al tweet dell’amico Sandro Ruotolo, responsabile culturale dello stesso partito, che riporto integralmente: “Può la Premier Giorgia Meloni attaccare con la clava pubblicamente lo scrittore Roberto Saviano e la imprenditrice e blogger Chiara Ferragni? No. Non può e non deve, per il ruolo istituzionale che ha. La mia solidarietà a Roberto e a Chiara. Viva l’Italia antifascista!”.
Nulla da obiettare nel caso di Saviano, altrettanto opportuno ricordare che una figura apicale delle istituzioni dovrebbe avere consapevolezza del proprio senso del limite, ben altra cosa il resto: era davvero necessario manifestare solidarietà a Chiara Ferragni?
Non sarebbe bastato riflettere su un dato semplice, e solo in apparenza proprio del cinismo capitalistico, ossia che la “Coca-Cola”, dopo la vicenda del pandoro Balocco, ha ritenuto opportuno interrompere la collaborazione con l’influencer?
Viene in mente la battuta di Checco Zalone che, rivolto alla commessa, dopo avere indossato insieme al figlio una t-shirt con il volto del “guerrillero heroico”, chiede se “… della Che Guevara ci sono anche i borselli?”.