Non solo Milano, anche Potenza. Il mondo dei Cpr, i Centri di permanenza rimpatri per migranti, ancora nel mirino delle indagini della magistratura. Una inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza sul Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza) evidenzia l’ennesimo caso di malagestione, ovviamente ai danni degli stessi migranti.
Quattro persone sono state sottoposte a misure cautelari (un arresto e tre interdittive) nella giornata di lunedì 8 gennaio da Squadra mobile di Potenza e gli agenti della Polizia locale in forza alla Procura lucana: le accuse sono a vario titolo di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, inadempimento maltrattamenti e, in un secondo filone d’indagine, anche induzione indebita e concussione.
Chi sono gli indagati
Tra i coinvolti ci sono poliziotti, medici e avvocati dei migranti trattenuti nel Cpr: ai domiciliari in particolare è finito un ispettore della Polizia di Stato, Renato Olivieri. Il gip di Potenza ha disposto il divieto per 12 mesi di esercitare attività d’impresa o uffici direttivi di aziende in rapporti con la pubblica amministrazione nei confronti dell’imprenditore Alessandro Forlenza (indagato anche dalla Procura di Milano a inizio dicembre per turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture nella gestione del Cpr di via Corelli), e la moglie Paola Cianciulli, entrambi amministratori della società Engel italia srl che gestiva il Centro prima di cambiare nome in Martinina srl.
Al medico di base Donato Nozza è stato notificato invece il divieto di esercitare la professione per un anno nel Cpr con accuse di maltrattamenti, falso ideologico e violenza privata pluriaggravata.
In totale nell’inchiesta sono indagate una decina di persone: i gestori del centro, che si aggiudicarono l’appalto per circa tre milioni di euro, alcuni medici e alcuni agenti delle forze dell’ordine.
Gli psicofarmaci al migrante
Tra gli atti dell’inchiesta vi è anche la vicenda di un migrante, costretto ad assumere uno psicofarmaco sulla base del fatto, che potrebbe rivelarsi falso, che l’uomo avesse aggredito una infermiera e cercato di ferire un agente di Polizia.
Un episodio di cui si occupò un anno fa fa “Striscia la notizia“: la trasmissione mostrò un video – non si sa realizzato da chi ed uscito dal Cpr in modo non chiaro – in cui un agente, che non era solo nella stanza, faceva pressioni sul migrante affinché assumesse il farmaco. L’agente, scrive oggi il Corriere della Sera, si giustificò raccontando che l’uomo aveva aggredito un’infermiera e cercato di ferire un agente con un coltello. La Procura, però, starebbe valutando la veridicità della relazione di servizio e la posizione dell’agente, perché vi è il sospetto che abbia cercato di influire sulla deposizione dell’infermiera.
Ospiti trattati come scimmie
Nella conferenza stampa in cui questa mattina sono stati illustrati i dettagli dell’operazione, il procuratore di Potenza Francesco Curcio ha sottolineato che “sulla gestione dei Cpr è in gioco la credibilità dello Stato”.
Ma soprattutto ha sottolineato che nel Cpr di Palazzo San Gervasio “chi dava problemi è stato trattato come delle scimmie“. In particolare, gli investigatori hanno accertato la “somministrazione massiva di un farmaco, il Rivotril, comunemente conosciuto come la droga dei poveri senza che ce ne fosse bisogno“.
I casi di maltrattamenti accertati nell’ambito dell’inchiesta sono stati 35, ha aggiunto ancora il procuratore capo di Potenza. Nella conferenza stampa Curcio, ha ringraziato la Polizia di Stato “per la capacità di svolgere indagini su persone al suo interno”. In un altro filone dell’inchiesta, gli investigatori hanno riscontrato “un vero e proprio monopolio dell’assistenza legale” all’interno del Cpr, con parcelle “in un caso anche di 700 mila euro” liquidate dallo Stato a un solo studio legale