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Pallini bianchi di plastica invadono le spiagge, è disastro ambientale in Galizia

Pallini bianchi di plastica invadono le spiagge, è disastro ambientale in Galizia

L’esecutivo spagnolo invierà un contingente di uomini e mezzi via terra per monitorare l’arrivo della marea di microplastiche sulle coste della Galizia, ma esclude per ora l’impiego di mezzi marini per intercettare il carico di milioni di granuli di plastica perduto l’8 dicembre dalla nave ‘Taconao‘. È la risposta inviata alla giunta di Galizia, anticipata oggi da radio Cadena Ser, alla richiesta di aiuti inviata dall’amministrazione regionale per far fronte all’emergenza ambientale provocata dalla marea di pellet sulle coste delle regioni a nord-ovest della Spagna. Mentre centinaia di volontari continuano a drenare con rastrelli e secchi le spiagge, per contenere la catastrofe ecologica.

Le coste della Galizia invase dalla plastica: cosa è successo

Per il recupero di parte del carico di 1.000 sacchi dei granuli di plastica che erano in uno dei sei containers finiti in mare dalla ‘Taconao‘, la Giunta di Galizia ha sollecitato l’ausilio di 11 imbarcazioni di salvataggio, un aereo di ricognizione, due elicotteri e un robot sottomarino. Oltre al supporto dell’azienda pubblica Tragsa per la raccolta del materiale plastico e un presidio in terra per la formazione dei volontari, secondo quanto ha segnalato ieri il vicedirettore del Servizio di Guardiacoste della regione. In previsione del cambio di venti e maree, previsto nelle prossime 48 ore, che aggraverà l’emergenza portando verso terra i residui, l’esecutivo invierà gli aiuti richiesti.

Cosa sono i microgranuli di plastica che hanno invaso le coste spagnole

Ma per ora esclude l’impiego delle motovedette, navi o robot sottomarini per la ricerca dei sacchi di materiale, che non sono stati rilevati dai 13 voli di ricognizione effettuati nelle ultime ore da un aereo del Salvataggio marittimo, né dalle 57 immagini satellitari analizzate, segnala nella risposta data alla Giunta di Galizia. Quanto al robot sottomarino si spiega che sarebbe inutile, perché fuori della portata di 2-300 metri di profondità alla quale sarebbero affondati i containers di proprietà della  società Bedeko Europe.

Allarme ambientale in Galizia

Ha comunicato Greenpeace: “I primi sacchi hanno cominciato a invadere le rive del complesso delle Dune di Corrubedo, a Ribeira, e in altri punti dell’estuario di Muros-Noia. Nei giorni successivi, sempre più consigli comunali e organizzazioni ecologiste e ambientaliste hanno iniziato a richiamare l’attenzione sull’accaduto. Solo il 4 gennaio è arrivata la conferma dell’entità di questo disastro ecologico, quando l’avvocato della Bedeko Europe ha dato una stima del contenuto del container: un migliaio di sacchi di pellet. Con 25 kg in ogni sacco, ci troviamo di fronte a una fuoriuscita totale di 25.000 kg di granuli di plastica, una quantità in grado di inquinare tutta la costa, dall’estuario di Vigo fino ad alcuni punti delle Asturie, con un impatto particolarmente rilevante sulle Rías Baixas e sulla Costa da Mortez“.

Cosa sono i pallet e perché sono un pericolo per l’ambiente

Ha denunciato il WWF: “È necessaria un’azione immediata e coordinata tra le amministrazioni, un’indagine e un’assunzione di responsabilità. Ora la marea di piccoli granuli di plastica bianca, miliardi di minuscole palline che vengono prodotte e spedite da una parte all’altra del Pianeta per essere utilizzate come materia prima per costruire oggetti di uso quotidiano, si sta diffondendo sulle spiagge di La Coruña e Mariña lucense, in Galizia, regione del nord-ovest della Spagna, e molti volontari si stanno muovendo per liberare le coste. Il problema principale è che, per le loro dimensioni, i pellet sono molto difficili da rimuovere dall’ambiente una volta che vengono dispersi. Inoltre, rappresentano un pericolo per la fauna marina che li ingeriscono volontariamente o accidentalmente con gravi conseguenze per la sopravvivenza degli animali, anche perché rilasciano pericolose sostanze chimiche.

Il problema della plastica, poi, non si limita alla fauna marina ma riguarda anche tutti noi. Un nostro studio stima, infatti, che ogni persona ogni settimana ingerisca in media 5 grammi di plastica, equivalente a mangiare una carta di credito ogni 7 giorni. Il disastro ambientale in Galizia è anche un altro esempio di come due sciagure del nostro tempo si possano combinare fra loro: in questo caso la materia prima utilizzata per produrre plastica versata direttamente in mare e gli impatti sempre più violenti del cambiamento climatico, che accentuano i fenomeni meteorologici e di conseguenza gli incidenti marittimi“.