La polveriera serba
Serbia, arrestato Nikola Sandulovic: l’oppositore di Vucic detenuto dai servizi segreti è tornato semiparalizzato
Esteri - di Carmine Di Niro
La polveriera Serbia rischia di scoppiare del tutto dopo le notizie che arrivano dai familiari di Nikola Sandulovic. Leader di un piccolo partito di opposizione, rivale del presidente Alexandar Vucic riconfermato lo scorso dicembre alla guida del Paese in elezioni in cui le opposizioni hanno denunciato brogli, sarebbe stato brutalmente picchiato da agenti dei servizi segreti di Belgrado mentre si trovava in detenzione e sarebbe rimasto parzialmente paralizzato a causa dell’aggressione.
L’arresto e il pestaggio di Sandulovic
A denunciarlo è stata la figlia dello stesso Sandulovic. Il presidente del Partito repubblicano serbo, 61 anni, è stato prelevato dalla sua abitazione lo scorso 3 gennaio: il leader dell’opposizione era stato arrestato dopo che su X (l’ex Twitter, ndr) aveva annunciato il giorno precedente di aver visitato la tomba di Adem Jashari, uno dei fondatori dell’Esercito di liberazione del Kosovo ucciso dalla polizia serba nel 1998 insieme a 57 membri della sua famiglia, tra cui donne e bambini, e di essersi scusato per i crimini commessi dalla Serbia contro gli albanesi durante la guerra d’indipendenza del Kosovo nel 1998-99.
Di lui la famiglia non ha saputo più nulla fino al suo ritorno drammatico a casa, in ambulanza, due giorni dopo l’arresto. “Comunica ma è completamente paralizzato sul lato destro; su una sedia a rotelle e in pessime condizioni di salute“, ha detto la figlia Karla in una dichiarazione rilasciata tramite Michael Polak, avvocato nel Regno Unito e direttore di Justice Abroad, secondo quanto riporta il Guardian.
Il giorno dopo essere stato liberato Sandulović è stato nuovamente arrestato e accusato di istigazione all’odio nazionale, razziale e religioso, un reato che in Serbia può portare a cinque anni di reclusione. Al momento si trova in una struttura militare di Belgrado.
Polak ha presentato al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura una richiesta urgente per trattare il caso del “rapimento” e delle torture inflitte al leader dell’opposizione serba. Polak ha denunciato una chiara violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla libertà di espressione politica. L’avvocato britannico ha esortato la comunità internazionale a condannare l’attacco al suo cliente. La Commissione europea ha intanto affermato di essere “in contatto con le autorità competenti e le parti interessate“. Qualsiasi detenzione deve essere legalmente giustificata e “qualsiasi accusa credibile di violenza dovrebbe essere efficacemente seguita dalle autorità competenti“, ha aggiunto.
La “rivendicazione” dell’arresto
La responsabilità dell’arresto di Sandulovic è stata rivendicata dall’ex capo dell’intelligence serba Aleksandar Vulin, dimessosi dall’incarico due mesi fa: parlando con Vecernje Novosti, Vulin ha detto di aver emesso un ordine di arresto per Sandulovic rimasto in vigore anche dopo che si è dimesso dalla guida della BIA (l’Agenzia serba per le informazioni sulla sicurezza) a novembre. Vulin ha accusato il politico dell’opposizione di aver lavorato per rovesciare l’ordine costituzionale in Serbia.
“Se Sandulovic avesse deposto una corona di fiori sulla tomba di Himmler, il Mossad lo avrebbe ucciso, se avesse deposto una corona di fiori sulla tomba di Osama bin Laden, la Cia lo avrebbe ucciso. Deponendo una corona di fiori sulla tomba dell’assassino dei serbi Adem Jashari, Sandulovic è stato arrestato solo per mio ordine e detenuto per ordine del pubblico ministero“, ha detto Vulin a Vecernje Novosti.
I dubbi sulla versione
Dichiarazioni, quelle di Vulin, che non convincono: com’è possibile che, senza alcuna carica formale visto le dimissioni dalla BIA, possa aver ordinato l’arresto di Sandulovic?
A dirlo è anche il politico e avvocato serbo Cedomir Stojkovic: “Vulin non ha ordinato l’arresto perché non poteva nemmeno ordinarlo, perché Aleksandar Vucic gli aveva detto di dimettersi due mesi prima che Sandulovic pubblicasse su X notizia della sua visita sulle tombe degli albanesi”.