L'esame autoptico
Autopsia Stefano Dal Corso, i primi rilievi smentiscono la diagnosi del decesso: “Nessuna rottura dell’osso del collo”
Oggi si sono svolti i primi accertamenti. Attesi gli esiti definitivi e quelli della tac e del microscopico. Era il 12 ottobre del 2022 quando il giovane è stato trovato senza vita nel carcere di Oristano. Diversi gli elementi emersi che hanno convinto l'autorità giudiziaria a riaprire l'indagine. Lo scorso ottobre il parlamentare Roberto Giachetti aveva anche presentato un'interrogazione al ministro Nordio
Giustizia - di Andrea Aversa
Bisognerà attendere i risultati degli esami istologici per capire come è morto Stefano Dal Corso, il detenuto romano di 42 anni trovato privo di vita il 12 ottobre del 2022 in una cella del carcere di Massama, alle porte di Oristano. Una morte archiviata come suicidio. Ma alla versione che Stefano si fosse impiccato la sorella Marisa, assistita dall’avvocata Armida Decina, non ha mai creduto. I magistrati sardi hanno così riaperto l’inchiesta, l’ipotesi di reato è ora quella di omicidio a carico di ignoti. Oggi all’ospedale Gemelli di Roma il medico legale Roberto Demontis ha eseguito l’autopsia richiesta dalla Procura di Oristano e negata per sette volte
Stefano Dal Corso: chi è il detenuto morto a Oristano
“Da questi primi accertamenti è emerso che non c’è stata nessuna rottura dell’osso del collo, causa originaria del decesso“, ha detto a l’Unità Marisa Dal Corso. La salma non era in condizioni ottimali, per questo l’autopsia non può ancora sciogliere i dubbi sul decesso. Sono stati eseguiti i prelievi sulla cute per effettuare l’esame istologico. I risultati si avranno nei prossimi 60 – 90 giorni e solo allora si conosceranno le cause della morte. Tra due mesi, invece, arriveranno le relazioni dei consulenti nominati dalla famiglia: il medico legale Claudio Buccelli, l’anatomopatologo forense Gelsomina Mansueto e l’esperto tossicologico e genetista Ciro Di Nuzio che oggi hanno partecipato agli accertamenti necroscopici.
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Stefano Dal Corso: dal suicidio all’indagine per omicidio
Prima dell’autopsia, è stata eseguita anche una tac della quale, “è atteso l’esito, insieme ad altri esami – ha spiegato a l’Unità l’avvocato Decina – Non sono stati rilevati segni di percossa ma questo perché il cadavere di Stefano è in stato di decomposizione“. Il caso era stato riaperto a settembre dell’anno scorso grazie alle rivelazioni della moglie di un detenuto raccolte dalla sorella della vittima. La vera svolta però è arrivata nelle ultime settimane con una nuova rivelazione di un supertestimone, raccolte anche queste da Marisa Dal Corso e depositate in procura.
Stefano Dal Corso: l’autopsia
Si tratta di un agente penitenziario secondo il quale Stefano è stato ucciso perché aveva sorpreso accidentalmente due agenti durante un rapporto sessuale. Il detenuto sarebbe poi stato portato in una cella e ucciso a manganellate, quindi colpito con una spranga per provocare la rottura dell’osso del collo e simulare il suicidio per impiccagione.