Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato nella notte decine di attacchi aerei contro postazioni dei ribelli sciiti filo-iraniani Houthi nel nord-ovest dello Yemen, che da novembre 2023 hanno attaccato navi mercantili e petroliere in transito nel Mar Rosso. Gli attacchi degli Houthi si inseriscono nel contesto più ampio del conflitto in Medio Oriente tra Israele e il movimento islamista palestinese sunnita Hamas, anch’esso legato all’Iran. Il minimo comun denominatore tra l’Iran, Hamas, gli Houthi, il libanese Hezbollah e gli iracheni di Kata’ib Hezbollah – noto come l’asse della resistenza – è il blocco Israele–Stati Uniti–Occidente. Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una variante dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi.
Houthi: cos’è il gruppo sciita militare dello Yemen
Formalmente noto come Ansar Allah (I partigiani di Dio), il gruppo è stato formato negli anni ’90 per combattere quella che vedevano come corruzione dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais Saleh, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita – patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina – aveva cercato di eliminare nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita con sede ad Aden. Per loro stessa ammissione, gli Houthi hanno ammesso di far parte dell’asse della resistenza e di ispirarsi a Hezbollah libanese, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari.
Perché gli Houthi hanno ‘preso in ostaggio’ il Mar Rosso
Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è a Sana’a e controllano l’affaccio sul Mar Rosso, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito nel Mar Rosso, da dove transita circa il 15% del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.
Gli Houthi, l’Iran e l’asse della resistenza contro l’Occidente, Usa e Israele
Vale la pena ricordare che in Yemen è ancora in corso una guerra civile dal 2015. A seguito dell’occupazione del nord del paese, compresa la capitale Sana’a da parte degli Houthi, il governo yemenita riconosciuto dall’Onu con sede provvisoria ad Aden ha chiesto l’intervento dei paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati, che nell’aprile del 2015 hanno formato una coalizione militare per sostenere le forze governative nel conflitto. Peraltro, Houthi era in origine il nome di un clan dello Yemen, e non di una setta o un gruppo religioso. In seguito, un movimento di combattenti ribelli chiamato Ansar Allah ha adottato questo come nome ufficiale, dopo che il loro fondatore e principale capo, Hussein al Houthi, venne ucciso nel 2004, portando alla cosiddetta insurrezione Houthi. Il conflitto ha generato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, diventando negli ultimi anni una guerra per procura regionale. Più di 150 mila persone sono state uccise, inclusi oltre 14.500 civili.