L'attacco nello Yemen

Guerra in Yemen, perché Usa e Gb hanno attaccato i ribelli Houthi

Dal 2002 secondo un report del Council on Foreign Relations, gli Usa hanno condotto quasi 400 raid nello Yemen. In una nota la Casa Bianca ha riferito che «gli attacchi sono la risposta ai raid contro le navi nel Mar Rosso» e che «l’America non esiterà a colpire di nuovo».

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 13 Gennaio 2024

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Guerra in Yemen, perché Usa e Gb hanno attaccato i ribelli Houthi

Non è più solo la guerra di Gaza. È la guerra in Medioriente. Washington e Londra hanno lanciato l’altra notte un attacco contro gli Houthi nello Yemen, due giorni dopo che i ribelli hanno rigettato un ultimatum per fermare i raid contro le imbarcazioni nel Mar Rosso.

Secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni gli attacchi da parte delle forze angloamericane hanno colpito la capitale Sanaa e altre città. Nel mirino obiettivi e postazioni dei miliziani filo iraniani.

L’attacco era nell’aria, gli stessi Houthi si attendevano una risposta statunitense dopo la miriade di blitz compiuti nel Mar Rosso da novembre e che hanno portato alla riduzione del traffico marittimo lungo il Canale di Suez. Sinora secondo le autorità americane, i ribelli hanno compiuto dal 19 novembre ben 27 raid.

Fonti del Pentagono hanno detto che l’obiettivo dei raid è quello di ridurre la capacità degli Houthi di continuare le loro operazioni nella zona dello Stretto di Bab el-Mandeb. Gli attacchi, ha riferito un dirigente americano alla Cnn, sono stati condotti in particolare con aerei da combattimento e missili Tomahawk.

Oltre una dozzina di obiettivi Houthi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare (con il sottomarino Uss Florida). Tra questi sistemi radar, depositi e siti di lancio di droni, missili balistici e missili da crociera.

Il premier britannico Rishi Sunak aveva autorizzato attacchi aerei britannici contro le posizioni militari Houthi nello Yemen dopo una riunione d’emergenza del suo gabinetto.

A far pendere definitivamente la bilancia verso una risposta militare – ha spiegato in un briefing ai giornalisti accreditati alla Casa Bianca un funzionario dell’Amministrazione – è quanto accaduto martedì 9 gennaio.

Nel Mar Rosso sono state oggetto di attacco navi americane. I piani di attacco sono stati approvati da Austin e quindi è arrivato il via libera di Biden ai raid dell’altro ieri sera. Il segretario della Difesa, Lloyd Austin, in convalescenza dopo l’operazione per complicazioni dopo l’intervento alla prostata, ha dato luce verde al raid dall’ospedale.

Alle operazioni hanno partecipato forze navali e aeree statunitensi e britanniche, altri Paesi come Canada, Australia, Bahrein e Paesi Bassi hanno fornito appoggio. Canberra ha fornito personale. Altri Paesi ancora (tra i quali l’Italia) sono stati avvertiti dell’azione di forza e dato il loro assenso. L’azione di ieri sera è la prima diretta contro gli Houthi dal 2016.

Ma dal 2002 secondo un report del Council on Foreign Relations, gli Usa hanno condotto quasi 400 raid nello Yemen. In una nota la Casa Bianca ha riferito che «gli attacchi sono la risposta ai raid contro le navi nel Mar Rosso» e che «l’America non esiterà a colpire di nuovo».

Alti funzionari dell’Amministrazione e del Pentagono hanno spiegato che il raid ha avuto come obiettivi installazioni e postazioni degli Houthi, è stato condotto in diverse località dello Yemen e anche a Sanaa. Se finora gli Usa erano stati prudenti nell’imputare a Teheran un diretto coinvolgimento nelle vicende del Mar Rosso, giovedì il funzionario della Casa Bianca è stato diretto: «Crediamo che l’Iran sia coinvolto in ogni fase degli attacchi degli Houthi».

Ha citato non solo l’appoggio politico e logistico, ma anche quello di intelligence. Secondo gli Usa infatti i bersagli e le mosse dei ribelli sono legati alle informazioni che gli 007 iraniani passano al gruppo.

Per questo le pressioni su Teheran continueranno a ogni livello. Anche se da Washington c’è chi prova a fare da pompiere: “Gli Stati Uniti non cercano un conflitto con l’Iran”, ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby in un’intervista a Msnbc.

“Non cerchiamo un conflitto con l’Iran, non cerchiamo un’escalation e non c’è ragione per un’escalation al di là di quanto accaduto negli ultimi giorni”, ha spiegato Kirby. Ma in Yemen in decine di migliaia sono scesi nelle strade bruciando bandiere a stelle e strisce e quelle del Regno Unito, ritmando: “Morte all’America, morte a Israele”.

«Tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione contro la Repubblica dello Yemen». Lo ha dichiarato in una nota ufficiale il Consiglio politico supremo degli Houthi, dopo i raid di Stati Uniti e Gran Bretagna. La guerra mediorientale è iniziata.

13 Gennaio 2024

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